La Cop28 ospitata dagli Emirati. Gli inquinatori del Golfo
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Gli Emirati Arabi Uniti ospitano la conferenza internazionale sul clima Cop28. Ma sono fra i paesi più inquinanti, perché ancora bruciano i gas dell'estrazione petrolifera (gas flaring). E approfittano dell'occasione per vendere gas e petrolio.
Papa Francesco non sarà presente alla prossima conferenza internazionale sul clima, la Cop28, che si terrà a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti dal 30 novembre (domani, per chi legge). Saranno presenti altri 166 capi di Stato e di governo, per la prima volta anche re Carlo III. Ma anche le polemiche, sin da prima della prima sessione. La prima di queste polemiche è scontata: perché proprio gli Emirati Arabi Uniti? Fra tutti i paesi impegnati nel dialogo sul cambiamento climatico, è sicuramente uno dei meno degni. E non si smentisce neppure in questa occasione. La BBC ha infatti scoperto che gli Emirati usano ancora la tecnica del “gas flaring”: brucia i gas in eccesso estratti insieme al petrolio. Il vertice sul clima, inoltre, potrebbe essere usato, sempre dagli Emirati, per vendere gas e petrolio ai loro clienti, anche europei. E questa costituirebbe una grave violazione delle regole delle Cop.
L’emittente di Stato britannica, usando immagini satellitari ed elaborando un modello per studiare la diffusione degli inquinanti, ha rilevato attività di gas flaring recenti. Non solo negli Emirati, ma anche in altri paesi del Golfo, quali il Kuwait, l’Iraq e l’Iran. L’inquinamento dei gas bruciati si diffonderebbe per centinaia di chilometri, peggiorando la qualità dell’aria in tutta la regione. Secondo i modelli elaborati per la BBC, ad esempio, tre campi petroliferi marittimi, al largo delle coste degli Emirati, contribuirebbero all’inquinamento dell’aria a Dubai e Abu Dhabi, a centinaia di chilometri di distanza. I particolati, come la PM2,5 sono causa di asma e altri disturbi respiratori cronici. E le malattie respiratorie sono fra le prime cause di morte nei paesi del Golfo.
Proteste e perplessità dall’Onu. David Boyd, Relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani e l’ambiente, ha commentato il servizio dell’emittente britannica affermando che sia una situazione «Molto preoccupante. Le grandi compagnie petrolifere e gli Stati del Medio Oriente stanno violando i diritti umani di milioni di persone non riuscendo a contrastare l'inquinamento atmosferico da combustibili fossili».
Sultan al Jaber, che presiede questa Cop28, due decenni fa aveva promesso di porre termine alla pratica “routinaria” del gas flaring negli Emirati. Promessa disattesa, a quanto risulta da questa indagine.
Per aggiungere la ciliegina sulla torta, in un summit mondiale che combatte l’uso dei combustibili fossili, gli Emirati parrebbero intenzionati a sfruttare l’occasione per… vendere combustibili fossili. Secondo documenti riservati, ma trapelati alla stampa, infatti, i funzionari emiratini si starebbero preparando a discutere i prossimi accordi su gas e petrolio con 15 paesi.
L’Adnoc, compagnia petrolifera nazionale, ad esempio, si prepara a concludere un accordo di partnership con la Cina, per «valutare assieme le opportunità del gas liquefatto» in Mozambico, Canada e Australia. Gli emiratini si starebbero preparando a discutere altri progetti sui combustibili fossili con Brasile, Venezuela, Arabia Saudita e anche la Germania.
Tutto lecito, in linea di massima. Ma non in quella occasione, perché fare incontri riservati di affari durante una Conferenza internazionale del clima è una violazione delle regole del formato preparato dall’Unfccc, l’organo dell’Onu che è responsabile per l’organizzazione delle Cop. Tanto più se gli affari riguardano il petrolio o il gas, ciò che la Cop in teoria dovrebbe abolire o superare.