La Cina inasprisce i controlli sulle attività religiose
Riprende la rimozione dalle facciate delle chiese di croci e altri simboli religiosi e a settembre entrerà in vigore una nuova legge repressiva
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In Cina si prepara un ulteriore inasprimento dei controlli sulle attività religiose, dalla pastorale alle funzioni, nell’ambito del processo di sinicizzazione delle religioni e delle pratiche di culto avviato dal regime comunista. Wenzhou, città-prefettura nella parte sud-orientale della provincia dello Zhejiang, ha annunciato la ripresa della rimozione forzata delle croci sulle facciate dei luoghi di culto. Il 3 agosto una chiesa di Dongqiao ha già ricevuto l’avviso di rimozione e i leader cristiani hanno emanato una nota in cui invitano i fedeli a pregare. Le amministrazioni della città di Shanxi, della contea di Yongjia e del distretto di Lucheng hanno disposto che saranno tolte anche le targhe appese su porte e muri recanti le scritte “Gesù”, “Cristo”, “Geova” ed “Emmanuel”. Lo Zhejiang – spiega l’agenzia di stampa AsiaNews nel dare la notizia – “è una provincia con un’elevata popolazione cristiana ed è fra gli obiettivi primari della politica di controllo e silicizzazione”. Tra il 2014 e il 2016 sono già stati demoliti 1.500 di luoghi di culto e rimossi croci e altri simboli religiosi dalle facciate. A settembre inoltre, con il pretesto di tutelare la sicurezza nazionale, l’ordine sociale e gli interessi nazionali, entrerà in vigore una nuova legge repressiva della libertà religiosa che intensificherà i controlli su monasteri, templi, moschee, chiese e altri luoghi di pratica della fede. Prevede tra l’altro che i responsabili dei luoghi di culto tengano un fascicolo completo relativo al personale e a quanti risiedono nella struttura e descrivano nel dettaglio le attività religiose e sociali e tutti i contatti con organizzazioni o individui d’oltremare. Inoltre sarà vietato affidare incarichi di insegnamento a gruppi o istituzioni religiose estere senza autorizzazione e di accettare donazioni straniere.