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MISTERO DI SALVEZZA

La Chiesa riparta dall’Eucaristia, la lezione di Wojtyła

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In un momento così grave per la Chiesa, attaccata anche dal suo interno, è di grande aiuto riprendere l’insegnamento di san Giovanni Paolo II nell’Ecclesia de Eucharistia. Perché nell’adorazione di Gesù Eucaristico c’è il rimedio a tutti i mali.

Ecclesia 20_10_2023

Viviamo un tempo di grande confusione e di attacco alla Chiesa da ogni ambito, anche dagli stessi uomini che ne fanno parte. È un dolore grande vedere come la Sposa di Cristo sia sofferente e come Cristo stesso venga continuamente martoriato nel Suo Corpo. Ben sappiamo che il demonio non smette mai di tentare e attaccare cercando di portare più anime possibili alla perdizione, ma il Signore ci ha dato le armi per combattere questa battaglia uniti a Lui.

Nella ormai prossima memoria di san Giovanni Paolo II, è di grande aiuto riprendere la sua lettera enciclica Ecclesia de Eucharistia (2003), per ripercorrere i punti più importanti del rapporto tra la Chiesa e il Sacramento eucaristico, vita della Chiesa e rimedio contro la secolarizzazione e l’apertura a dottrine false e fuorvianti che allontanano dalla Verità.

«La Chiesa vive dell'Eucaristia» (Ecclesia de Eucharistia, 1), è la prima cosa che il papa vuole ricordare, in quanto in tale verità è racchiusa non soltanto un’esperienza quotidiana di fede, ma «il nucleo del mistero della Chiesa». Gesù stesso, nell’Ultima Cena, ha rassicurato di essere con noi fino alla fine del mondo, e ciò rappresenta il mandato missionario che Egli rivolge a ciascuno di noi e in particolar modo a coloro che, chiamati ad essere Suoi ministri, devono conformare pienamente la loro vita alla Sua.

Il Sacrificio eucaristico, ricorda ancora Wojtyła citando la Lumen Gentium, è «fonte e apice di tutta la vita cristiana» in cui è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa; perciò, aggiunge Giovanni Paolo II, «lo sguardo della Chiesa è continuamente rivolto al suo Signore, presente nel Sacramento dell'Altare, nel quale essa scopre la piena manifestazione del suo immenso amore». Se ciò non è fermamente impresso e radicato nel cuore degli uomini di Chiesa, si comprende bene come lo sguardo - che dovrebbe essere incentrato su Cristo e sulla verità - si lasci fuorviare dal mondo e dal principe della menzogna. Si lascia così spazio al modernismo, cancro che avvelena tutto il corpo, per arrivare poi all’apertura a ideologie contro la dignità della persona, contro la famiglia naturale voluta dal Creatore, stravolgendo il mandato del Signore e gettando così “le perle ai porci”.

Come un bambino, una volta cresciuto, si interroga sulla sua nascita, così siamo chiamati a ricordarci da dove sia nata la Chiesa, che per noi è Madre e Maestra. Essa nasce dal mistero pasquale: per tale motivo, l’Eucaristia «si pone al centro della vita ecclesiale», come è evidente già dagli Atti degli Apostoli. I primi cristiani, infatti, «erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere» (At 2,42).

Se il cuore della vita cristiana viene toccato, si comprende come tutte le altre membra ne rimangano rovinate e anchilosate: se la Messa viene attaccata e resa uno spettacolo dagli stessi ministri, minimizzando la grandezza del suo valore per appiattire ogni cosa rendendola meramente umana, tutto il corpo soffre di quella mancanza di ossigeno che rischia di portare alla morte. «L'Eucaristia è un dono troppo grande, per sopportare ambiguità e diminuzioni» (10). Quanto bisognerebbe ripeterlo oggi!

Giovanni Paolo II aveva ben presente come l’allontanarsi dalla fonte della vita, Gesù, sia la causa della rovina dell’uomo e di conseguenza della vita della Chiesa che di essa vive e si nutre. «L’Eucaristia unisce il Cielo e la terra» (8), comprende e pervade tutto il creato. Attraverso di essa si realizza il mysterium fidei, ed è quanto di più prezioso la Chiesa possa avere nel suo cammino nella storia. Per ciò che essa è, deve essere custodita e venerata con premurosa attenzione, preservata da ogni abuso e attacco che va a lacerare il Sacro Cuore di Gesù, che nell’Eucaristia è realmente presente in corpo, sangue, anima e divinità.

Egli ha scelto e inviato i Suoi apostoli, istituendo il sacerdozio, proprio affinché divenissero suoi ministri per perpetuare il Sacrificio eucaristico: essi sono chiamati a essere ministri dell'Eucaristia. Quale sublime chiamata! «In questo dono Gesù Cristo consegnava alla Chiesa l'attualizzazione perenne del mistero pasquale. Con esso istituiva una misteriosa “contemporaneità” tra quel Triduum e lo scorrere di tutti i secoli» (5). Infatti, è il sacerdote che, grazie alla facoltà datagli nel sacramento dell'Ordinazione sacerdotale, compie la consacrazione. «È lui a pronunciare, con la potestà che gli viene dal Cristo del Cenacolo […], queste parole o piuttosto mette la sua bocca e la sua voce a disposizione di Colui che le pronunciò nel Cenacolo» (ibidem).

Il sacerdozio oggi sta subendo un attacco feroce, lo si vuole snaturare, ridicolizzare, ribaltarne il significato aprendo a proposte indecenti suggerite dal demonio in persona. Nemici interni ed esterni alla Chiesa ne stanno lacerando il corpo, scandalizzando le anime e allontanando dalla verità molti che si ritrovano smarriti. Quando si perde la strada, è necessario ritrovare la luce che illumina il cammino per giungere a destinazione; così è necessario ritornare all’essenza della vita ecclesiale: «L’Eucaristia edifica la Chiesa e la Chiesa fa l'Eucaristia» (26) ed è mediante la comunione eucaristica che «la Chiesa è parimenti consolidata nella sua unità di corpo di Cristo» (23), diventando un solo corpo mediante la comunione, la quale «rinsalda l'incorporazione a Cristo, stabilita nel Battesimo mediante il dono dello Spirito» (ibidem). Adorando il Santissimo Sacramento si trova la sorgente inesauribile della santità.

Verso l'Eucaristia vi deve essere pieno rispetto: a Dio infatti spetta tutto l’onore e il decoro, che è ben lontano dall’utilizzo oggi diffuso di cocci per la celebrazione e paramenti indegni. Il pontefice polacco ricorda ancora che «come la donna dell'unzione di Betania, la Chiesa non ha temuto di “sprecare”, investendo il meglio delle sue risorse per esprimere il suo stupore adorante di fronte al dono incommensurabile dell'Eucaristia. Non meno dei primi discepoli incaricati di predisporre la “grande sala”, essa si è sentita spinta lungo i secoli e nell'avvicendarsi delle culture a celebrare l'Eucaristia in un contesto degno di così grande Mistero» (48).

In un momento così grave per la storia della Chiesa, di confusione e apertura a novità contrastanti con l’insegnamento del Signore, è quanto mai necessario riscoprire l’importanza fondamentale dell'Eucaristia, faro e fonte di sostegno da cui ripartire, in cui «la Chiesa si unisce pienamente a Cristo e al suo sacrificio, facendo suo lo spirito di Maria» (58), primo Tabernacolo e binomio inscindibile con Gesù Eucaristico.



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