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MAGISTERO

«La Chiesa non è semplice filantropia»

La Chiesa cattolica è popolo di Dio
e corpo di Cristo. Perché l'umanità sofferente ha bisogno di un luogo dove incontrare davvero il Signore.

Attualità 05_07_2011
Papa Benedetto XVI

Il 2 luglio Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i partecipanti a un pellegrinaggio della Diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, cui ha dedicato un discorso sulla natura della Chiesa e sulla corretta interpretazione dell’espressione «popolo di Dio» privilegiata dal Concilio Ecumenico Vaticano II.

Non bisogna mai perdere di vista, ha detto il Papa, che la «Chiesa [è] comunità pellegrina nella storia verso il suo compimento escatologico in Dio». Questo significa «riconoscere che la Chiesa non possiede in se stessa il principio vitale, ma dipende da Cristo, di cui è segno e strumento efficace». La Chiesa opera nella storia perché anche chi non è vissuto in Palestina duemila anni fa possa incontrare il Signore. «Nella relazione con il Signore Gesù essa trova la propria identità più profonda: essere dono di Dio all’umanità, prolungando la presenza e l’opera di salvezza del Figlio di Dio per mezzo dello Spirito Santo». La Chiesa è dunque un mistero: «è essenzialmente un mistero d’amore a servizio dell’umanità in vista della sua santificazione».

Ma perché, allora, il Concilio privilegia l’espressione «popolo di Dio»? «Il Concilio Vaticano II - ha spiegato il Papa - ha affermato su questo punto: “Piacque a Dio di santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse nella verità e santamente lo servisse” (Lumen gentium n. 9)». Lungi dal volere contraddire le nozioni di corpo mistico di Cristo e di mistero, il Concilio ha voluto sottolineare che «realmente la Parola di Dio ha creato un popolo, una comunità, ha creato una comune gioia, un pellegrinaggio comune verso il Signore». Essere popolo non significa però essere una mera realtà sociologica: l’essere Chiesa «non viene solo da una forza organizzativa nostra, umana, ma trova la sua sorgente e il suo vero significato nella comunione d’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: questo amore eterno è la fonte dalla quale viene la Chiesa e la Trinità Santissima è il modello di unità nella diversità e genera e plasma la Chiesa come mistero di comunione».

Dunque la Chiesa è insieme e nello stesso tempo popolo di Dio e corpo di Cristo. Chi invece contrappone le nozioni di popolo di Dio e di corpo mistico, secondo quella che il Papa ha chiamato in altre occasioni «ermeneutica della discontinuità e della rottura» del Vaticano II, riduce la Chiesa a una semplice dimensione orizzontale, che ne falsifica la vera identità. «È necessario – ha detto il Papa – ripartire sempre e in modo nuovo da questa verità per comprendere e vivere più intensamente l’essere Chiesa, “Popolo di Dio”, “Corpo di Cristo”, “Comunione”. Altrimenti si corre il rischio di ridurre il tutto ad una dimensione orizzontale, che snatura l’identità della Chiesa e l’annuncio della fede e farebbe più povera la nostra vita e la vita della Chiesa». Contro un certo progressismo, il Papa ribadisce che «è importante sottolineare che la Chiesa non è un’organizzazione sociale, filantropica, come ve ne sono molte: essa è la Comunità di Dio, è la Comunità che crede, che ama, che adora il Signore Gesù e apre le “vele” al soffio dello Spirito Santo, e per questo è una Comunità capace di evangelizzare e di umanizzare. La relazione profonda con Cristo, vissuta e alimentata dalla Parola e dall’Eucaristia, rende efficace l’annuncio, motiva l’impegno per la catechesi e anima la testimonianza della carità».

L’umanità sofferente di oggi non ha bisogno dell’ennesima agenzia filantropica, ma della Chiesa come luogo dove d’incontra veramente il Signore. «Molti uomini e donne del nostro tempo hanno bisogno di incontrare il Dio, di incontrare Cristo o di riscoprire la bellezza del Dio vicino, del Dio che in Gesù Cristo ha mostrato il suo volto di Padre e chiama a riconoscere il senso e il valore dell’esistenza. Far capire che è bene vivere da uomo». E proprio nell’attuale momento di crisi, c’è sempre di più bisogno della Chiesa come mistero e annuncio di Dio, perché la radice della crisi è precisamente la negazione di Dio. «Assistiamo ad atteggiamenti complessi: ripiegamento su se stessi, narcisismo, desiderio di possesso e di consumo, sentimenti e affetti slegati dalla responsabilità. Tante sono le cause di questo disorientamento, che si manifesta in un profondo disagio esistenziale, ma al fondo di tutto si può intravedere la negazione della dimensione trascendente dell’uomo e della relazione fondante con Dio. Per questo è decisivo che le comunità cristiane promuovano percorsi validi e impegnativi di fede».

Il senso della Chiesa va insegnato tramite la formazione e l’educazione, e per comprendere la nozione di Chiesa del Vaticano II occorre dunque rileggere anche la dichiarazione sull’educazione Gravissimum educationis. «Particolare attenzione va posta al modo di considerare l’educazione alla vita cristiana, affinché ogni persona possa compiere un autentico cammino di fede, attraverso le diverse età della vita; un cammino nel quale – come la Vergine Maria – la persona accoglie profondamente la Parola di Dio e la mette in pratica, diventando testimone del Vangelo. Il Concilio Vaticano II, nella Dichiarazione Gravissimum educationis, afferma: “L’educazione cristiana tende soprattutto a far sì che i battezzati, iniziati gradualmente alla conoscenza del mistero della salvezza, prendano sempre maggiore coscienza del dono della fede, che hanno ricevuto… si preparino a vivere la propria vita secondo l’uomo nuovo, nella giustizia e nella santità della verità” (n. 2)».

Chi dice educazione, dice famiglia. «In questo impegno educativo la famiglia resta la prima responsabile. Cari genitori, siate i primi testimoni della fede! Non abbiate paura delle difficoltà in mezzo alle quali siete chiamati a realizzare la vostra missione. Non siete soli! La comunità cristiana vi sta vicino e vi sostiene. La catechesi accompagna i vostri figli nella loro crescita umana e spirituale, ma essa va considerata come una formazione permanente, non limitata alla preparazione per ricevere i Sacramenti; dobbiamo in tutta la nostra vita crescere nella conoscenza di Dio, così nella conoscenza di che cosa significhi essere un uomo». Ancora, ai genitori il Papa raccomanda: «Sappiate attingere sempre forza e luce dalla Liturgia: la partecipazione alla Celebrazione eucaristica nel Giorno del Signore è decisiva per la famiglia, per l’intera Comunità, è la struttura del nostro tempo». Così l’educazione formerà a poco a poco «persone mature nella fede, per vivere in contesti nei quali spesso Dio viene ignorato; persone coerenti con la fede, perché si porti in tutti gli ambienti la luce di Cristo; persone che vivono con gioia la fede, per trasmettere la bellezza di essere cristiani».


Per essere se stessa, la Chiesa ha bisogno di sacerdoti, cui il Papa ha rivolto questa esortazione: «Annunciate con coraggio e fedeltà il Vangelo, siate testimoni della misericordia di Dio e, guidati dallo Spirito Santo, sappiate indicare la verità, non temendo il dialogo con la cultura e con coloro che sono in ricerca di Dio». E ha bisogno, come ancora il Concilio ha ricordato collegando strettamente la sua figura alla nozione della Chiesa, di «Maria Santissima, Madre del Signore e Madre della Chiesa, Madre nostra. In lei contempliamo quello che la Chiesa è ed è chiamata ad essere. Con il suo “sì” ha dato al mondo Gesù ed ora partecipa pienamente della gloria di Dio. Anche noi siamo chiamati a donare il Signore Gesù all’umanità, non dimenticando di essere sempre suoi discepoli».