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La Chiesa con parti della Croce e uno dei denari di Giuda

Nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, costruita ai tempi dell’imperatore Costantino e di sua madre Elena. Già allora la chiesa custodiva le reliquie della Passione di Cristo. Parti della Croce, spine della corona, il Titulus Crucis in latino, greco, ebraico, la spugna imbevuta d'aceto e uno dei 30 denari di Giuda.

Cultura 27_09_2014
La Basilica di Santa Croce in Gerusalemme

Risalire alle origini della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme significa tornare indietro di molti secoli e ricordare i tempi dell’imperatore Costantino e di sua madre Elena per il cui volere un primo nucleo della chiesa sorse in un’ala del Palazzo Sessoriano. Da qui il nome di Basilica Sessoriana o Eleniana. Siamo a Roma, sull’Esquilino, dove sorgeva un complesso imperiale che includeva anche le Terme,  il Circo Variano e l’Anfiteatro Castrense. Correva più o meno l’anno 320. Già allora la chiesa custodiva le reliquie della Passione di Cristo. Parti della Croce, spine della corona, il Titulus Crucis in latino, greco, ebraico, frammenti della colonna della fustigazione, la spugna imbevuta d'aceto e uno dei 30 denari di Giuda, erano stati ritrovati in circostanze miracolose a Gerusalemme, sul monte Calvario. Così, ben presto la chiesa divenne meta di pellegrinaggi. 

Nel XII secolo sotto il pontefice Lucio II, seguendo i dettami dello stile romanico, l’aula unica basilicale venne suddivisa in tre navate con transetto, tuttora presenti, e dotata di un campanile e di un portico non più esistente. L’attuale aspetto barocco, o meglio, barocchetto, si deve agli architetti Pietro Passalacqua e Domenico Gregorini che su incarico di Papa Benedetto XIV avanzarono la facciata utilizzando il travertino e conferendole una forma concava scandita da lesene. Per accedere occorre attraversare un atrio ellittico che introduce allo spazio interno suddiviso in navate da imponenti colonne di granito, di epoca romana. Il Giaquinto , intorno alla metà del Settecento, realizzò lo splendido soffitto ligneo con l’apoteosi di Sant’Elena mentre precedente, quattrocentesco, è l’affresco che domina l’abside con il Cristo benedicente sotto cui corrono le Storie della Vera Croce. L’impresa pittorica, già attribuita al Pinturicchio, è oggi riconosciuta come uno dei capolavori del maestro Antoniazzo Romano.

Nell’ipogeo, sotto la zona presbiteriale, si apre la Cappella di Sant’Elena dove, sotto il pavimento, fu sparsa la terra del monte Calvario, portata a Roma dall’imperatrice stessa. La volta, impreziosita da un mosaico antico fu restaurata nel Cinquecento da Melozzo da Forlì. La cripta accoglie un antico simulacro di Giunone, trasformato nell’immagine di Sant’Elena con l’aggiunta della Croce. Qui vennero custodite le preziose reliquie poi traslate nell’apposita cappella realizzata nella navata sinistra. La Basilica di Santa Croce in Gerusalemme è tappa del pellegrinaggio delle Sette Chiese. San Filippo Neri e i suoi amici vi si recavano per adorare le tracce della Passione di Gesù, nell’ultimo tratto del loro cammino.