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La centesima chiesa del santo muratore Giulio

Nel Medioevo il lago d’Orta era chiamato lago di San Giulio. Nella sua incessante opera di evangelizzazione, il Santo greco costruì anche un gran numero di chiese. La tradizione vuole che la basilica a lui intitolata sull’omonima isola nel bel mezzo del lago d'Orta fosse l’ultima sua fatica, per l’esattezza la centesima.

Cultura 04_07_2015
La chiesa di san Giulio sull'isola del lago d'Orta

Nel Medioevo il lago d’Orta (provincia di Novara, in Piemonte) era chiamato lago di San Giulio. Il Santo greco, con il fratello Giuliano, era giunto sulle coste del Cusio sul finire del IV secolo, intraprendendo  un’intensa opera di evangelizzazione di tutta la zona che gli fece meritare il titolo di patrono dei muratori per l’elevato numero di chiese da lui erette. La tradizione vuole che la basilica a lui intitolata sull’omonima isola fosse l’ultima sua fatica, per l’esattezza la centesima. Scavi archeologici hanno evidenziato tracce di un antico edificio, una piccola cappella con un’unica abside. Il tempio subì, nei secoli successivi, notevoli trasformazioni così come l’attuale chiesa costruita nel XII secolo e successivamente modificata. 

Elementi romanici sono riconoscibili all’esterno. Il campanile svetta in posizione distaccata rispetto alla chiesa, in prossimità delle tre absidi semicircolari, di cui quella centrale è impreziosita da una galleria di archetti in cotto. La facciata a capanna, delimitata ai lati da due torri scalari traforate da bifore, è scandita da due alte paraste che dividono la superficie in tre parti, lasciando intuire la suddivisione interna in altrettante navate. Seicenteschi sono, invece, il pronao e la serliana soprastante. 

L’impronta romanica all’interno è riconoscibile nelle volte a crociera delle navate e nei due matronei percorribili fino al transetto. In serpentino grigio verde, estratto dalle locali cave di Oira, fu costruito il pregevole ambone risalente al XII secolo. A pianta quadrata, presenta quattro colonne tra loro diverse su cui poggia il parapetto. Le lastre, come di consueto, rappresentano le simbologie degli evangelisti e, quindi, il bue, l’angelo, il leone e l’aquila. Un centauro che scocca una freccia contro un cervo e un grifone che affronta un coccodrillo, ispirati ai bestiari medievali, stanno a significare l’eterna lotta tra bene e male.

Dalla fine del XIV secolo all’inizio del XVI secolo sono da ascrivere gli affreschi delle pareti laterali e dei pilastri. Sono per lo più immagini di Santi ritratti in posizione frontale, espressione di una radicata e sincera devozione popolare, commissionati in segno di ringraziamento per grazie ottenute. Il catino absidale e le volte della navata maggiore furono ridipinti nel corso del Settecento conferendo alla basilica un aspetto barocco, cui contribuiscono le tele delle cappelle absidali. Tra queste è da annoverare l’Assunzione della Vergine, nella medesima cappella, opera di Francesco del Cairo. 

Il presbiterio è sopraelevato per la presenza della cripta sottostante, a tre navatelle con volte a vela, realizzata nel 1697 per ospitare l’urna con le spoglie del Santo. In sacrestia si conservano sculture lignee policrome e un anello vertebrale fossile  che la leggenda dice appartenesse al drago scacciato da Giulio al suo arrivo sull’isola, simbolo del paganesimo da lui sconfitto.