La buona scuola deve essere autonoma e di qualità
Il Rapporto La buona scuola redatto dal Governo contiene numerose sollecitazioni che è bene raccogliere. La buona scuola deve essere autonoma: libera e responsabile. E di qualità: capace di raggiungere i suoi scopi. La "buona scuola" già esiste: nelle paritarie e in molti centri di formazione professionale.
Il Rapporto La buona scuola recentemente redatto dal Governo e attualmente oggetto di un’ampia consultazione pubblica, contiene numerose sollecitazioni che è importante raccogliere per contribuire ad un effettivo rilancio del sistema scolastico italiano.
Nell’attuale contesto di crisi, che ancora non lascia intravvedere significativi spiragli di soluzione, inizia a farsi strada nella coscienza comune che non è più sufficiente applicare “semplici” correttivi ai modelli che hanno guidato i processi economici e sociali negli ultimi decenni, ma occorre il coraggio di proporre e attuare forme nuove che rimettano al centro l’uomo, il suo lavoro, il bene comune.
Ciò vale anche per la scuola; anzi, per la scuola in primis, perché senza educazione – come ormai si ripete da più parti - non ci può essere né ripresa economica né futuro per la nostra società.
Cosa significa pensare e attuare “nuove forme” nel campo dell’istruzione/educazione? Per rispondere a questa domanda, è indispensabile rimettere a fuoco l’origine e lo scopo della scuola in quanto tale.
La dinamica educativa, di cui l’istruzione è un importante aspetto, necessita per sua stessa natura di adulti che liberamente decidono di accompagnare i più giovani nel cammino della vita, perché essi stessi impegnati nel cammino di conoscenza della realtà e aperti a trasformare in motivo positivo di ricerca ogni stimolo, ogni incontro, ogni fatto da cui si sentono toccati e interpellati. Non è possibile comunicare, infatti, se non ciò che si vive. Premessa imprescindibile per l’educazione/istruzione è dunque, la presenza di figure adulte autorevoli, con un pensiero ancora “aperto” – come ha ricordato il Papa il 10 maggio 2014 nell’incontro con il modo della scuola - e appassionate alle nuove generazioni.
Scopo della scuola è, invece, la crescita integrale – umana e culturale - dei giovani, possibile solo se vengono offerti loro le occasioni e gli strumenti per sviluppare la naturale curiosità che ogni uomo ha verso il reale e per utilizzare i propri personali talenti nel conoscerlo e interagire con esso, in modo creativo e utile al bene di tutti.
Ma perché tutto questo accada, si rende necessario un contesto in cui ogni scelta e ogni strumento siano originati dalla consapevolezza delle condizioni “prime” e fortemente orientati allo scopo. Oggi, più che mai, c’è bisogno di una scuola caratterizzata da autonomia e qualità , i termini giusti per indicarne natura e scopo.
Autonomia è il termine con cui si intende esprimere quel livello imprescindibile di libertà e responsabilità che deve caratterizzare ogni scuola e ogni persona che in essa, a vario titolo, è impegnata.
Qualità è il termine con cui si intende identificare il raggiungimento dello scopo, all’interno di un sistema in grado di valutare l’efficienza e l’efficacia delle azioni messe in atto nella scuola, siano esse di natura educativo-didattica, organizzativa, di relazione con le famiglie o con il territorio.
Autonomia e qualità sono anche i termini con cui si identifica la necessità di avviare nuove e più efficaci forme di rapporto fra sapere e saper fare, valorizzando ogni talento presente nei giovani, dalla capacità di apprendimento teorico a quella di apprendimento attraverso la manualità o l’applicazione laboratoriale.
È davvero urgente il varo di un sistema duale, sull’esempio dei migliori modelli europei, in cui istruzione e formazione professionale non solo abbiano pari dignità, ma possano collaborare e interagire efficacemente per offrire ai giovani migliori opportunità di crescita e al mondo del lavoro persone più preparate e motivate.
Non può e non deve essere ancora dimenticata o relegata a un ruolo marginale, quasi fosse il bacino di raccolta di coloro che “falliscono” nei licei o che hanno minori capacità intellettive, l’esperienza della formazione professionale, che viceversa sta manifestando in tanti centri (come ad esempio la Piazza dei Mestieri di Torino, che ha recentemente festeggiato il decennale) una vitalità operativa, una capacità di valorizzazione dei talenti e di crescita di giovani desiderosi di “mettere le mani in pasta”, che deve spingere ad una riflessione approfondita.
Occorre dirlo con chiarezza: la “buona scuola” in Italia non è solo un proposito, ma già accade in numerose esperienze di scuole (particolarmente nelle paritarie, che godono di un elevato grado di autonomia), di reti di scuole e di centri di formazione professionale dove avvengono percorsi di studio e di apprendimento innovativi che devono essere riconosciuti e valorizzati, affinché si diffondano e diventino praticabili per tutti.
La sfida per una buona scuola deve partire da qui.