La bambina con il cuore di Gesù che si offre per il mondo
Ha vissuto la sua breve e compiuta esistenza con un solo desiderio: il Paradiso. Sara Matteucci, nata al Cielo a soli 7 anni, ci insegna che ancora oggi è possibile vivere e morire per Amore. E ci mostra che Gesù Cristo continua a sprecare il suo seme di santità per la Salvezza della Sua Chiesa e del mondo intero. Ma non è un caso se i nuovi martiri dei giorni nostri siano proprio i bambini: è in loro che il trionfo del Cuore Immacolato di Maria ha inizio.
È praticamente impossibile tradurre in parole la vita di Sara Matteucci (1978-1986). E se ciò è vero per ogni figlio di Dio, la cui esistenza è un miracolo unico ed irripetibile, lo è ancor più per questa piccola bambina che Dio stesso ha voluto scrivere tra i santi del nostro tempo. In ogni caso, se di parola ne dovessimo scegliere una sola, certamente quella di Sara sarebbe: Paradiso.
È vero, Sara è una bambina tanto bella da sembrare una bambola di porcellana, con quel visino delicato e i suoi occhioni color del Cielo. È una bambina tanto buona da amare tutti, persino chi le fa male. È tanto gioiosa da affrontare un tumore mortale con il sorriso sul volto e la battuta sempre pronta. È tanto innamorata della Madonna da preferirla alla sua stessa mamma ed è così profonda nello spirito da unirsi tutta a Gesù Eucaristia, come una sposina, a soli sei anni.
Eppure ciò che, se è possibile, lascia ancor più senza parole, è sentire parlare questa piccola martire di Padiglione di Tavullia (Pesaro) del suo incontenibile desiderio del Paradiso. Un desiderio che certamente viene acceso come un fuoco sulla croce della malattia, ma che, per un mistero che solo Dio conosce, già arde in lei da piccolissima.
«VOGLIO ANDARE BELLA DA GESÙ»
Un giorno Sara e mamma Anìce sono al cimitero, sulla tomba del piccolo Graziano, il cuginetto di Sara che, solo pochi mesi prima, se ne era andato lasciando nel suo cuore un dolore profondissimo. Ebbene, la bambina domanda alla madre se Graziano dal Cielo fosse a conoscenza del fatto che in terra gli fosse nato un fratellino. La mamma risponde che certamente dal Cielo si può vedere tutto, ma che, in ogni caso, il primo della famiglia che fosse passato a miglior vita gli avrebbe portato la notizia, ipotizzando in esso un parente già gravemente malato. «Nooo!», grida d'impeto Sara, con un tono di voce insolito che spiazza mamma Anìce: «Voglio essere io ad andare da Gesù per prima e dire a Graziano che aspetta un fratellino!». Sara ha solo tre anni e si fatica a comprendere da dove le venga questo desiderio così forte. Fatto sta che la bambina non sbaglia, per lei il Cielo vorrà proprio così: sarà la prima della famiglia a raggiungere Graziano in Paradiso.
Quando poi inizierà la malattia, un tumore di Wilms diagnosticato ad appena 5 anni, le dichiarazioni d’Amore rivolte al Cielo si sprecheranno sulle labbra della piccola Sara. «Devi nutrirti!», le dice un giorno la zia pur di farla mangiare «altrimenti lo sai che si muore?». Sara prontamente risponderà: «Beh! Tanto io voglio morire, perché voglio andare da Gesù ora che sono bella e non quando sarò vecchia e brutta!». Con questa frase, che ripeterà a maestre, amici e persino alla bidella della sua scuola, Sara, senza nemmeno saperlo, sta parlando dell’infanzia spirituale necessaria per giungere alla perfezione dell'anima, e per vecchiaia intende la bruttezza del peccato da cui fuggire.
Ma è nelle parole di mamma Anìce che si può intuire fino a che punto questa piccola martire amasse, bramasse e cercasse in terra il Regno dei Cieli. «Sara non aveva paura della morte. Non le interessava la vita terrena, ma la vita del Cielo in Paradiso. Aveva sempre in mente il suo viaggio in Cielo, il suo posto accanto a Maria e spesso io non riuscivo più a sentirla completamente come figlia mia, nel senso di possesso, come la maggior parte delle mamme fanno. Io che stravedevo per questa bimba, che era tutta la mia gioia di vivere, eppure a volte avevo la sensazione di dividerla con Colei che è la Mamma di tutti e spesso non osavo chiedere la grazia della sua guarigione, perché non ero sicura che questa deliziosa creatura ci appartenesse. Mi sembrava quasi di fare violenza a lei che desiderava così tanto il Cielo. Mi sembra di chiedere troppo alla Madonna, perché Sara è una Sua creatura e a noi l’ha solo prestata».
«DATEMI IL PANINO DI GESÙ»
Negli insondabili desideri e progetti di Dio, c’è dunque spazio per una bambina di soli sei anni, che vive d’amore per Gesù Eucaristia a tal punto da arrivare negli ultimi tempi a nutrirsi ogni giorno del solo Corpo di Cristo, rifiutando, il suo corpo, ogni cibo terreno.
Il sogno più grande di Sara è quello di poter mangiare Gesù per la prima volta nella Santa Casa di Loreto, tutta vestita di bianco come una dolce sposina, ma non vuole una grande festa, perché desidera vivere quel momento in massima intimità.
La malattia però le ruberà persino questo santissimo sogno, sicché la piccola riceverà il suo Gesù sul letto del reparto di pediatria presso l’ospedale di Urbino, lasciando nella completa commozione non solo i parenti presenti, ma anche i membri dello staff medico e gli stessi sacerdoti che di fronte a quel piccolo angelo hanno confessato di non aver mai visto nessun adulto ricevere la Comunione con tanta grazia e fede.
Uno di loro, don Roberto Sarti, racconta così questa piccola bambina eucaristica: «Sara è stata questo per me e, credo, per tutti quelli che hanno avuto la fortuna e la gioia di conoscerla e di capirla: un semplice e potente segno della Gloria di Dio e del Suo Amore senza limiti. (…) Sara aveva un cuore che traboccava d’amore soprattutto per il grande amico Gesù e per la sua mamma Maria. Un amore semplice, ma tanto intenso da aver desiderato ardentemente l’Eucaristia quotidiana, dal giorno in cui vi partecipò per la prima volta, fino all’ultimo della sua vita terrena. Così senza rendersene, forse, pienamente conto, Sara si trasformava, ogni giorno di più, in quella stessa Eucaristia che riceveva: anche lei come Gesù, totalmente offerta per il bene e la salvezza di tutti; anche lei sulla Croce, sacrificio soave e gradito a Dio».
SEMPRE CON LA MAMMA CELESTE
L’amore tra Sara e la Madonna è totale: un dialogo del tutto insolito per una bambina di pochi anni lo racconta. Come testimonia mamma Anìce: «Un giorno siamo sole in casa e parliamo di Gesù; ad un tratto Sara mi chiede: “Mamma, lo sai che io ti voglio tanto bene; ma se ti dico che ne voglio un po’ di più alla Madonnina che a te, ti offendi?”. No amore» rispondo, «no di certo, perché tutti dobbiamo volere più bene alla Madonna che è la Mamma di tutti noi! A queste parole negli occhi di Sara si accende una luce bellissima di gioia: era la risposta che voleva sentire!».
Inoltre, c'è un episodio molto particolare che appartiene agli ultimi istanti di Sara su questa terra, che fa intendere il particolare legame che corre tra la bimba e la sua «Mamma Celeste».
Quando Sara esala il suo ultimo respiro, la neve smette di scendere dal Cielo e casa Matteucci, immediatamente, si riempie di gente che vuole pregare per l’ultima volta con la piccola martire. La folla è così grande che la casa non riesce a contenerla, c’è gente che prega persino in bagno e la fila riempie il cortile e giunge fino in strada.
Ebbene, durante la recita del Santo Rosario, papà Angelo fa cenno a mamma Anìce di chiudere gli occhi di Sara che si stanno riaprendo: la mamma rimane perciò con la mano premuta sopra per alcuni minuti, ma gli occhietti non si vogliono proprio chiudere. A quel punto il parroco dice di lascare che accada come sta avvenendo: insomma, alla fine del Santo Rosario gli occhi di Sara sono completamente aperti, nello stupore generale. Sembra quasi che la Mamma Celeste abbia voluto mostrare al mondo, tutto il suo amore per quella dilettissima figlia. E allo stesso tempo, sembra che Maria abbia voluto donare a tutti i presenti un po’ di quel Paradiso che già viveva negli occhietti dell’angelica bambina. Certamente si può dire che il Cuore Immacolato di Maria aveva già trionfato dentro a questa piccola anima.
Possiamo così dire che di questi tempi si sente di tutto sulla Chiesa, ma una cosa si tace o comunque non si ripete abbastanza. La Chiesa di oggi, come quella di ieri, continua ad essere gravida di santi e vivificata dal sangue dei martiri: sono i santi bambini che Dio ci offre oggi per la nostra Salvezza, Lui che è Amore e Misericordia senza fine.
[Per saperne di più: "Sara Matteucci. Il mistero della fede bambina", di Roberto Mazzoli. Ed. San Paolo]