Italicum passa il primo test, nonostante le polemiche
Niente preferenze, né primarie obbligatorie, né parità di genere, premio di maggioranza per arriva al 37% e quota di sbarramento al 4,5%: questa è la nuova legge elettorale. Ma l'iter è ancora lungo. E il Pd rischia la scissione.
Non senza fatica e con diffusissimi malumori, l'aula di Montecitorio sta approvando in queste ore il testo dell'Italicum, che poi passerà al Senato per l'approvazione definitiva. Ma al Senato dovrà essere la commissione affari costituzionali a discutere il testo dell'Italicum, dopo di che l'esame dell'aula potrà riservare nuove sorprese e a quel punto,in base al sistema della navetta, ci vorrà un nuovo passaggio alla Camera. I tempi potrebbero dunque allungarsi a dismisura. Intanto il "cuore" della nuova legge elettorale, vale a dire le soglie di sbarramento, il premio di maggioranza e gli algoritmi per la ripartizione dei seggi, fatte salve le assenze, giustificate e non, è passato alla Camera con 315 si e 237 no, vale a dire con 101 voti in meno rispetto alla "maggioranza" che sulla carta sostiene la riforma. Così, dopo la bocciatura dell’elezione di Romano Prodi al Quirinale, che fece capitolare l'ex segretario Pier Luigi Bersani, torna lo "spettro" dei 101 franchi tiratori. Il Pd,profondamente lacerato al suo interno, sembra una polveriera pronta ad esplodere. Troppi gli avversari ufficiali e sotterranei di Renzi, pronti a impallinarlo e a crocifiggerlo per una sua presunta sudditanza nei confronti di Berlusconi.
Ma vediamo cosa prevede la nuova legge elettorale. Passa lo schema del patto Renzi-Berlusconi che mira a bipolarizzare la contesa politica e a semplificare il quadro, costringendo le piccole forze a confluire nei grandi partiti. Viene infatti fissata una soglia di sbarramento al 37% necessaria per ottenere il premio di maggioranza. Un'altra soglia, del 4,5%, è quella che i partiti devono superare per entrare in Parlamento, se si presentano all'interno di una coalizione. Altrimenti, se corrono da soli, la soglia sale all'8%. Per le coalizioni la soglia di sbarramento è fissata al 12%.
Un altro aspetto qualificante della legge elettorale è il premio di maggioranza, pari al 15%, che viene assegnato alla coalizione che supera il 37% dei voti. Previsto il ballottaggio per le due coalizioni (o partiti) che ottengano più voti ma non arrivino né superino la soglia del 37%. Sono stabiliti, inoltre, i quozienti da utilizzare, ossia i criteri - attraverso degli algoritmi - per la ripartizione dei seggi e i criteri per i cosiddetti "resti". Contro quest’ultimo punto si sono battute le forze di minoranza e si è concentrata la battaglia dei piccoli partiti, che lamentano l'eccessiva aleatorietà della ripartizione dei voti e, di conseguenza, dei seggi. Bocciato, invece, l'emendamento "pro-stallo" del Movimento 5 Stelle, che vuole eliminare il ballottaggio tra le due principali coalizioni se nessuna raggiunge il 37%.
I partiti minori hanno anche perso la battaglia sulle preferenze: respinto l'emendamento per la reintroduzione delle preferenze obbligatorie, così come erano stati bocciati,due giorni fa, gli emendamenti sulla parità di genere e sull'alternanza uomo-donna nelle liste.
I partiti non saranno obbligati a svolgere le primarie per la scelta dei candidati. Un emendamento che prevedeva primarie obbligatorie non è passato, mentre risulta approvato quello che dà a un candidato la possibilità di presentarsi in otto collegi. Ma se l'Italicum immaginato da Renzi e Berlusconi per ora tiene, il Presidente del Consiglio oggi dovrà dimostrare coraggio in Consiglio dei ministri quando presenterà un piano per il taglio delle tasse e, soprattutto, per il rilancio dell'occupazione. Il Presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi ieri è stato molto esplicito: più importante ridurre l'Irap alle aziende che non aumentare di qualche euro le buste paga. E i sindacati sono già sul piede di guerra e accusano l'inquilino di Palazzo Chigi di offendere la sensibilità dei lavoratori e delle relative rappresentanze. Se l'ex sindaco di Firenze immaginava di riuscire a rassicurare le parti sociali, gli imprenditori e soprattutto l'opinione pubblica sul futuro immediato del Paese, la sua strada sembra assai in salita. Le elezioni europee si avvicinano e i sondaggi per il Pd non sono entusiasmanti. Se i democratici registreranno una flessione in termini di voti, si aprirà inesorabilmente il processo al segretario nonché premier. E la scissione nel Pd potrebbe a quel punto essere inevitabile.