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L'INTERVISTA/ MARINELLYS TREMAMUNNO

Italiani nelle carceri venezuelane, lo scandalo che non fa notizia

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Non solo il cooperante Alberto Trentini. Ci sono almeno 13 italiani, quasi tutti con doppia cittadinanza, nelle carceri durissime del Venezuela. Il governo deve impegnarsi di più per liberarli. Parla Marinellys Tremamunno presidente dell'associazione Venezuela: la piccola Venezia.

Politica 10_09_2025
La protesta elettorale in Venezuela a cui è seguita un'ondata di arresti (La Presse)

Alta tensione nei Caraibi, esercitazioni dei marines americani, mobilitazione delle milizie bolivariane. Queste sono le vicende del Venezuela che fanno notizia. Quel che invece non fa notizia è la presenza, nelle carceri venezuelane, nel ventre del regime, di decine di ostaggi europei, fra cui anche tredici italiani (quelli confermati dalla Farnesina: potrebbero essere di più). Di questi ne appare soltanto uno, nei media, il cooperante Alberto Trentini. Ma gli altri dodici? A mala pena sappiamo alcuni dei loro nomi. Ad occuparsene e a premere per la loro liberazione è l’associazione Venezuela: la piccola Venezia. La Nuova Bussola Quotidiana ha contattato Marinellys Tremamunno, sua fondatrice e presidente. Proprio il giorno prima, l’8 settembre, uno degli italiani in carcere, il giornalista Biagio Pilieri, ha compiuto gli anni, 66 e necessita di cure mediche frequenti. I suoi parenti non lo possono visitare e nemmeno il suo legale, si trova internato nel carcere di Helicoide, celebre per l’internamento di prigionieri politici e di coscienza.

Perché si parla solo di Trentini?
Gli altri dodici hanno la doppia cittadinanza italiana e venezuelana, allora la situazione è più delicata e il regime accampa più diritti su di loro. Ma, secondo la nostra Costituzione, sono italiani. Hanno gli stessi diritti. Al giorno d’oggi è anche più frequente avere la doppia cittadinanza. Trump, ad esempio, ha liberato cittadini che hanno la doppia cittadinanza venezuelana e statunitense, anche con cognome spagnolo.

Due cittadini italiani, comunque, sono stati liberati…
Americo De Grazia e Margarita Assenza sono stati scarcerati per motivi di politica interna venezuelana, la Farnesina non c’entra nulla.

Per quali motivi la polizia venezuelana ha arrestato tredici italiani?
La Farnesina non ha voluto dare informazioni complete. I nomi si conoscono solo quando, i parenti, disperati, denunciano la scomparsa del loro caro. Come è successo con Trentini: si è saputo del suo arresto solo mesi dopo che era avvenuto. Ed è l’unico nome che la Farnesina ha confermato e divulgato. Quanto agli altri, conosciamo i loro casi perché siamo stati contattati dai parenti, oppure, nel caso di Pilieri, perché è molto conosciuto in Venezuela. Per tutti loro la Farnesina ha deciso di mantenere un rigoroso silenzio.

Biagio Pilieri è stato arrestato perché giornalista?
Perché è un giornalista, perché è molto benvoluto dai colleghi, perché è sempre stato attivo anche in politica: è stato fondatore dell’associazione imprenditoriale nel suo comune, è stato sindaco, due volte deputato, coordinatore generale nazionale del partito democristiano Convergencia e quindi anche parte del Pud, la coalizione che ha sostenuto la candidatura del presidente Edmundo Gonzales Urrutia nelle elezioni del 2024. Ha sempre difeso la Dottrina Sociale della Chiesa. Si tratta dell’unico leader di partito attualmente in carcere.

Si tratta di un prigioniero politico importante. Possibile che nessuno si muova?
Un anno fa il senatore Roberto Menia (FdI), vicepresidente della Commissione Esteri, ha rivolto un appello al Ministero degli Esteri, almeno per conoscere le condizioni del prigioniero.

Perché la Farnesina si occupa del caso di Trentini e non degli altri?
All’inizio pensavamo che il silenzio fosse parte di una strategia. Non è la prima volta che l’Italia ha trattato con delle dittature per il rilascio di suoi cittadini, lo abbiamo visto con la liberazione della giornalista Cecilia Sala dall’Iran. Invece, dopo essere stata ricevuta dai sottosegretari Cirielli e Tripodi, a dicembre, sono rimasta veramente perplessa perché entrambi mi hanno confermato come la Farnesina fosse rimasta “in attesa”. Voleva dire che non c’erano negoziati in corso. Aspettavano che il regime cadesse il 6 gennaio, data in cui avrebbe dovuto insediarsi il legittimo presidente Gonzales Urrutia. Insomma, secondo la Farnesina, il regime sarebbe caduto da solo! Errore, anche perché sapevamo tutti che Maduro non avrebbe ceduto il potere di sua sponte. E poi perché non trattare con il regime del Venezuela, quando si accetta di trattare anche con l’Iran? Non c’è nemmeno bisogno di dirsi “amici” del regime. Ad esempio, Donald Trump, appena insediatosi alla Casa Bianca, si è subito detto nemico del regime di Maduro. Ma ha ottenuto la liberazione di tutti e 18 i suoi cittadini.

Come ha fatto Trump a liberare gli statunitensi?
Con due trattative. In febbraio ha mandato in Venezuela l’inviato Richard Grenell. Il quale non ha avuto problemi a farsi la foto ufficiale con Maduro, che non vuole altro che legittimazione, ed è tornato indietro con sei suoi concittadini liberati. In una seconda trattativa, è stata rinnovata la licenza per importare petrolio venezuelano e sono tornati a casa anche altri prigionieri. Ma Trump ha usato metodi anche molto più duri. Se noi, venezuelani, eravamo molto arrabbiati per gli arresti di venezuelani emigrati negli Usa, abbiamo poi realizzato che molti di loro erano realmente delinquenti e comunque erano entrati clandestinamente. Perché è vero che Maduro ha aperto le carceri per riversare delinquenti negli Stati Uniti. Ben 250 venezuelani sono stati trasportati in carcere in Salvador, con gran clamore mediatico e fra di loro ce n’erano molti che il regime rivoleva in patria. E così il governo statunitense ha potuto aprire la trattativa e scambiare i prigionieri venezuelani con quelli statunitensi. Solo dopo che ha riottenuto la libertà e il rimpatrio di tutti i suoi cittadini, Trump sta prendendo una posizione molto più netta contro la dittatura venezuelana.

Gli italiani in carcere in che condizioni vivono?
Nel carcere di Rodeo, dove è rinchiuso Trentini, devi pagare per avere qualsiasi cosa, anche per dormire su un materasso, anche per un piatto di cibo. Devi pagare il pizzo, per tutto. Trentini non ha nessuno in Venezuela che lo possa aiutare. Nessuno può andare a trovarlo, comunque anche per una visita si devono corrompere i poliziotti. Nello stesso carcere di Rodeo si trova un altro italiano, l’imprenditore Daniel Enrique Echenagucia. Non sappiamo perché è stato arrestato, dopo un’ispezione a un posto di blocco, assieme a tutta la famiglia. Tuttora è rinchiuso in una cella di due metri per due, fra umidità, muffa, cimici, acqua contaminata, scarti di latrine e fumo proveniente dai rifiuti bruciati all’esterno. Dorme su una lastra di cemento, può fare solo tre ore d’aria alla settimana, patisce la fame e la sete e non ha accesso a cure mediche adeguate. Sono queste le condizioni dei nostri prigionieri.