Italiani depressi, ci vuole un abbraccio che salva
Ci s'intristisce cercando di sfuggire e nascondersi. Ma la vera pace del cuore viene solo dalla fiducia nel perdono.
Il mondo alla rovescia. Ho appena letto su un giornale locale che in una certa zona della spiaggia di Jesolo la nuova presenza dei nudi naturisti «renderà possibile un recupero ambientale di tutta quest’area ma anche etico». Vedi dove va a cacciarsi l’etica. Per questo si fa così tanta fatica a vederla in giro.
Cosa cerca la gente? Un rapporto del Censis nel dicembre dell’anno scorso denunciava negli italiani la crisi del desiderio: il desiderio si è rattrappito e vola basso. Tanto basso - incalza l’ultimo rapporto del Censis reso noto nei giorni scorsi - che si arriva a desiderare tutto. La trasgressione diventa regola. Violenza, compromesso, sessualità "disinibita" sembrano essere le strade maestre per l’affermazione di sé e la conquista della felicità. Così rileva anche il Censis, che descrive inoltre gli italiani come sempre più dipendenti da antidepressivi.
Dove portano queste strade? Nella mia piccola città di provincia, alle tante persone anziane che stazionano nei tavolini dei bar dalla mattina alla sera, si aggiungono per l’ora di pranzo e cena piccole folle di giovani o meno giovani con calici di vin bianco in mano. Lo spritz elimina lo stress? Per qualche minuto le facce appaiono sorridenti, ma è sempre più raro incontrare gente realmente contenta. Quando cammino in strada salutando a destra e a manca, gli occhi vanno a sbattere su persone dall’espressione svagata, rassegnata, abituata; già stanche di vivere e tristi, dalla mattina alla sera. A volte ci si trattiene per una domanda, un’informazione, un complimento. Per favore non chiedetemi: "Tutto bene?", l’espressione che sta ormai alla pari con il famigerato "piuttosto che".
Come è possibile dire che va tutto bene, al di là della salute evidentemente florida? Ho appena fatto un giro di malati in casa: fra gente oppressa dalla pesantezza della vecchiaia ho visto persone serene e affidate. Guardando a destra e a manca case e finestre, rammento chi abita e vedo volti e drammi, sentimenti e domande; a volte mi si scopre un vermicaio di problemi; altre volte mi si svela un piccolo paradiso.
Che cosa fa la differenza? Conosco persone malate di cancro, appesantite dal fardello delle terapie, eppure liete. Quando qualcuno mi consegna i suoi giorni del presente, quelli del passato, e magari anche del futuro, non ho da offrire alcuna soluzione al problema, ma posso indicare una Presenza che accompagna. Un rosario, una preghiera litanica, un atto di fiducia. I problemi della vita o si affidano, o si tenta di schiacciarli sotto i piedi, o forse di cacciarli dalla finestra. I più giovani e addestrati si inventano una seconda vita, una vita parallela dove provano a darsi un’altra identità, più disponibile al sogno della felicità.
Si può fingersi felici perfino davanti a se stessi. Ci si impegna a diventare cinici e fatalisti; si vendono filosofie orientali pronte all’uso. Ci si fa scudo con la pilloletta che toglie l’ansia. Ma non c’è altra via alla pace del cuore se non la fiducia in qualcuno che ci sia padre, fino a mostrarci il Padre che sta nei cieli e il Figlio che cammina con noi sulla terra e lo Spirito che abita il profondo dell’anima. Questo è il contenuto dell’amicizia cristiana, dove non ci si porta l’un l’altro, ma ci si mette insieme per farsi portare. Alla fine sperimentiamo di essere così deboli, da accorgerci che solo la misericordia salva.
Nemmeno l’impossibile rettitudine o una coerenza piena di pretese. Ma un abbraccio che perdona e, perdonando, fa guardare la vita come possibilità nuova, compito nuovamente assegnato, un passo più deciso verso il Padre. Ricordate il dipinto del bambino che si proietta a camminare lanciandosi incontro al padre che lo attende in fondo al giardino? Diciamolo anche alle persone descritte nel rapporto del Censis: solo un abbraccio ci salva.