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LA VISITA IN MADAGASCAR

“Io e Santa Teresa”, il papa parla della sua amica santa

Nel corso della sua visita in Madagascar Papa Bergoglio ha parlato alle suore di Santa Teresa di Lisieux perché lo accompagna "in ogni passo": "A volte sono un po’ nevrotico e la mando via. A volte l’ascolto; a volte i dolori non me la fanno ascoltare bene… Ma è un’amica fedele".

Ecclesia 08_09_2019

Ieri prima giornata di impegni per il papa in Madagascar. Il pontefice si è recato in mattinata nel Ceremony Building di Antananarivo dove ha rivolto il tradizionale discorso alle autorità e al corpo diplomatico. L'ambiente è stato al centro delle parole indirizzate al presidente della Repubblica e agli altri presenti: "non può esserci -ha affermato Bergoglio - un vero approccio ecologico né una concreta azione di tutela dell’ambiente senza una giustizia sociale che garantisca il diritto alla destinazione comune dei beni della terra alle generazioni attuali, ma anche a quelle future".

Un monito, poi, sui pericoli di una "presunta cultura universale che disprezza, seppellisce e sopprime il patrimonio culturale di ogni popolo", frutto di "quella globalizzazione economica, i cui limiti sono sempre più evidenti" e che, secondo il papa, "non dovrebbe portare ad una omogeneizzazione culturale". Subito dopo, Francesco si è spostato nel monastero delle Carmelitane Scalze dove ha pronunciato una riflessione 'a braccio', usando come filo conduttore l'esempio della di Santa Teresa di Gesù Bambino, giovane suora alle prese con una sua suora più anziana. Il pontefice ha ricordato un episodio della vita della religiosa francese che, ascoltando in convento i suoni e le risate lontane di una festa da ballo, si ritrovò a pensare che non avrebbe mai scambiato l'aiuto dato alla sua consorella con quel divertimento. "Quando ti vengono pensieri di mondanità - ha detto Francesco alle Carmelitane - chiudi la porta e pensa ai piccoli atti di amore: questi salvano il mondo. Teresa preferì custodire la vecchietta e andare avanti".

Un richiamo all'obbedienza, poi, sempre citando Santa Teresa di Lisieux che, pur sapendo di non essere amata dalla priora, alla comparsa di un dubbio o di un'incertezza si rivolgeva comunque a lei: "E' vero, bisogna riconoscere - ha continuato - che non tutte le priore sono il premio Nobel della simpatia! Ma sono Gesù. La via obbedienziale è quella che ti assoggetta nell’amore, ci fa soggetti all’amore".

Bergoglio ha spiegato alle religiose di aver voluto portare l'esempio della Santa francese perchè ella lo accompagna "in ogni passo": "a volte - ha rivelato il Santo Padre - sono un po’ nevrotico e la mando via, come la Madre San Pietro. A volte l’ascolto; a volte i dolori non me la fanno ascoltare bene… Ma è un’amica fedele. Per questo non ho voluto parlarvi di teorie, ho voluto parlarvi della mia esperienza con una Santa, e dirvi cosa è capace di fare una santa e qual è la strada per diventare sante".

Nel pomeriggio l'incontro con i vescovi del Madagascar nella Cattedrale di Andohalo ai quali, dopo un momento di preghiera davanti al Tabernacolo, ha rivolto un discorso sulla missione episcopale. Bene la collaborazione tra Chiesa e Stato, ma mai cadere nel "non remoto" pericolo di collusione che fa perdere il "mordente evangelico". Il papa ha ricordato come "la difesa della persona umana costituisce un'altra dimensione dell'impegno pastorale". Inoltre, secondo Bergoglio, la Chiesa ha un "dovere particolare di vicinanza e protezione verso i poveri, gli emarginati e i piccoli".

I più vulnerabili, le vittime di quella "cultura dello scarto" che il pontefice è tornato a criticare per aver favorito l'ingresso nei programmi sociali del"lo scarto come possibilità", una via "non cristiana". Egli, poi, ha raccomandato ai vescovi di ascoltare sempre ciò che hanno da dire i sacerdoti e di non perdere mai la vicinanza con loro. A braccio, Francesco li ha ammoniti di non perdere "il fiuto con il popolo" per non diventare funzionari di corte. Francesco ha utilizzato nuovamente una metafora calcistica dopo la menzione del calciatore Eusebio fatta nei giorni scorso: "il pastore è come il portiere; prende il pallone dove lo buttano", ha detto per affermare che il vescovo deve saper confrontarsi con la realtà per com'è veramente. Sul sacerdozio, Francesco ha sottolineato il "dovere urgente di accompagnamento e discernimento dei candidati", rimarcando l'errore di chi, di fronte alla crisi vocazionale, accetta chiunque, anche i "cacciati di altri seminari per immorali e per altre deficienze".

Un problema, ha precisato il pontefice, che non è comune in Africa ma che "in alcuni Paesi d'Europa è lamentevole". "Non fate entrare il lupo nel gregge", ha sentenziato il papa. Non è mancato un affondo contro quelli che egli ha definito i "sacerdoti rigidi": "vogliono salvare un atteggiamento di rigidità, da museo". In merito a ciò, Bergoglio ha sostenuto che "sotto ogni rigidità ci sono dei gravi problemi". A questo si è aggiunto l'invito a non "clericalizzare i laici". Da evitare, ha aggiunto, anche la tentazione dei diaconi di "diventare presbiteri o vescovi mancati". "Il diacono è il custode del servizio - ha continuato il papa - allontanate i laici dall'altare, che facciano i lavori fuori nel servizio!".

Dopo la foto di gruppo con l'episcopato nazionale, Francesco si è recato a pregare sulla tomba della Beata Victoire Rasoamanarivo, donna che - ha ricordato sempre nel discorso ai vescovi - ha saputo "difendere e diffondere la fede nei tempi difficili". Ultimo appuntamento della giornata è stata la Veglia con i giovani nel campo Diocesano di Soamandrakizay. Il papa li ha invitati a non cedere alla tentazione di affidarsi ad illusioni che li anestetizzano e a non isolarsi: "l’incontro personale con Gesù - ha detto, rispondendo alla testimonianza di una ragazza - è insostituibile non in maniera solitaria ma in comunità".