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SCENARIO

Inverno al buio e al freddo: non è un'emergenza ma un progetto "verde"

Luci spente sulle strade, temperatura più fredda di due gradi in casa e in ufficio. È il menù che dobbiamo aspettarci per il prossimo autunno e inverno secondo il piano dell’Unione Europea entrato in vigore nei giorni scorsi. Ma l'emergenza del gas causata dalla riduzione del flusso di gas dalla Russia, è il pretesto per imporre quella riduzione del consumo di energia a lungo perseguita dai movimenti ecologisti.

Creato 13_08_2022

Luci spente sulle strade, temperatura più fredda di due gradi in casa e in ufficio. È il menù che dobbiamo aspettarci per il prossimo autunno e inverno secondo il piano dell’Unione Europea entrato in vigore nei giorni scorsi. Ed è solo l’inizio. L’obiettivo è tagliare del 15% i consumi di gas in Europa (per l’Italia “solo” il 7% grazie all’accantonamento delle scorte, ma non facciamoci illusioni) come conseguenza della guerra in Ucraina e della conseguente riduzione del flusso di gas dalla Russia.

L’impegno è su base volontaria ma con il timore che la Russia possa bloccare completamente il flusso di gas verso i Paesi dell’Unione Europea come ritorsione per il sostegno all’Ucraina, alcuni stanno già applicando i piani di riduzione. Ne ha fatto un piccolo inventario il Wall Street Journal nell’edizione dell’11 agosto: in Germania, ad esempio, sono state già spente nelle principali città le luci che illuminano i monumenti, ma ci sono anche tagli netti nell’illuminazione pubblica notturna e nei semafori fuori dalle ore di punta. Il comune di Monaco ha tolto l’acqua calda negli uffici pubblici e le fontane restano asciutte di notte; e per l’Oktoberfest è già annunciato che lo spazio sotto i tendoni che riparano i tavoli dove ci si ritrova a bere non sarà riscaldato. Ma un sacrificio importante sarà richiesto ovviamente ai privati cittadini visto che le abitazioni private assorbono un terzo di tutto il gas consumato in Germania.

In Olanda la campagna di sensibilizzazione per la riduzione del consumo di energia è già iniziata da mesi, con l’invito pressante a stare meno di 5 minuti in doccia. E in Spagna c’è già per uffici e negozi l’obbligo di diminuire l’uso dell’aria condizionata, come del resto in Italia, dove il divieto negli uffici pubblici di tenere l’aria condizionata a una temperatura inferiore a 27 gradi è in vigore già da maggio. E del resto tutti ricordiamo con raccapriccio una delle battute per cui è diventato famoso il presidente del Consiglio Mario Draghi, quella in cui invitava a scegliere tra condizionatore e pace in Ucraina.

Che ci sia oggi un problema di approvvigionamento del gas è un dato di fatto, anche se è figlio di scelte scellerate fatte nei decenni passati, quando le pressioni degli ecologisti hanno spinto i principali paesi europei – Germania in testa – a rinunciare alle proprie fonti di energia, aumentando così la dipendenza dall’estero, soprattutto dalla Russia. L’ostracismo contro il carbone, il nucleare, le estrazioni del gas sono una causa non secondaria della dipendenza energetica. Basti pensare al caso dell’Italia, dove è stato detto “no” due volte al nucleare, si è ridotto enormemente l’uso del carbone, ma nello stesso tempo sono state impedite le trivellazioni nell’Adriatico per petrolio e gas, e senza dimenticare che ci sono opposizioni ogniqualvolta si parli di costruire un rigassificatore.

Ma quello che non si dice è che l’emergenza attuale è il pretesto per rendere permanenti politiche di austerity a lungo perseguite. Quella del risparmio energetico attraverso la “rinuncia” all’uso dell’energia elettrica (che passa sotto il nome di “stili di vita sostenibili”) è un vecchio pallino del movimento ecologista. Basti pensare che da 14 anni il WWF organizza la Earth Hour (l’ora della Terra), un’iniziativa per cui un giorno all'anno cittadini, imprese e istituzioni di tutto il mondo sono invitati a spegnere la luce per un’ora. In particolare l’iniziativa coinvolge monumenti significativi come la Torre Eiffel, il Colosseo, il Cristo Redentore di Rio de Janeiro, il Ponte sul Bosforo e tanti altri luoghi fortemente simbolici. Da alcuni anni anche la basilica di San Pietro è stata coinvolta in questa “festa del buio”, e anche questo dice qualcosa della situazione attuale della Chiesa.

L’Italia fa ancora di più, perché da 18 anni un’iniziativa analoga è stata lanciata anche da un programma di Radio Rai, Caterpillar, e si chiama “M’illumino di meno”, dal titolo che spiega già tutto, con il coinvolgimento anche qui delle amministrazioni pubbliche. Del resto questa è l’iniziativa perfetta per un’epoca buia come quella attuale.

Spegnere la luce non è una necessità data da una emergenza momentanea ma uno stile di vita “sostenibile” da perseguire e poi da imporre permanentemente per poter centrare gli obiettivi di riduzione di emissioni di anidride carbonica stabiliti negli Accordi di Parigi sul clima. Non a caso lo spot della grande campagna di comunicazione e sensibilizzazione che sta per essere lanciata dal governo per invitare al risparmio del gas dice «Salva il pianeta, aiuta il Paese e fa risparmiare…».

Appunto, non si tratta solo di sopportare qualche sacrificio temporaneo, giusto il tempo di sostituire il gas russo con altre fonti; no, lo scopo dichiarato è salvare il pianeta, quindi non solo questo sarà «il nuovo normale», ma dobbiamo aspettarci molto di più una volta che anche questa follia sarà digerita. E se il popolo sarà recalcitrante basta lanciare una nuova emergenza e tutto sarà giustificato.