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I DATI DEL 2019

Inghilterra e Galles, triste record: 209.519 aborti

L’ultima relazione del Dipartimento della Salute rende noto che nel 2019 gli aborti legali in Inghilterra e Galles hanno raggiunto la cifra di 209.519, la più alta dall’entrata in vigore dell’Abortion Act (1968). Il tutto in un Paese dove la contraccezione è elevatissima, a conferma che la “soluzione” politicamente corretta al problema dell’uccisione dei nascituri è falsa.

Vita e bioetica 13_06_2020

Ci sono record che sarebbe meglio dimenticare e che invece, purtroppo, non solo restano attuali ma vengono perfino superati. È il caso del numero degli aborti nel Regno Unito - precisamente in Inghilterra e Galles - che proprio nel 2019 ha toccato il suo massimo storico con la bellezza, si fa per dire, di 209.519 interventi. A renderlo noto, l’ultima relazione del Dipartimento della Salute di Sua maestà; una ventina di pagine da cui si evince appunto come lo scorso anno si sia raggiunto il numero di aborti più alto dall’entrata in vigore, nell’aprile 1968, dell’Abortion Act.

Come c’era da aspettarsi, i grandi media minimizzano questa drammatica notizia. I pro vita, invece, sono comprensibilmente sconvolti. Antonia Tully, direttrice delle campagne della Society for the Protection of Unborn Children (Spuc), una delle organizzazioni pro life più antiche non solo del Regno Unito ma del mondo, dato che è stata fondata nel gennaio 1967, parla di «tragedia nazionale».  «Quello che stiamo osservando», spiega l’attivista, «è una cifra spaventosa, che è il riflesso dell’aborto come un fatto normalizzato. La propaganda volta a rassicurare le donne sul fatto che abortire sia “semplice e sicuro”, unita ad un più facile accesso alle pillole abortive, è ciò che sta aumentando il numero di aborti».

In effetti, le statistiche evidenziano come, dopo una stabilizzazione dei dati avvenuta tra il 2011 e il 2016, è ormai da anni che la curva degli aborti inglesi ha preso a risalire, anzi ad impennarsi con ritmi vertiginosi. Tutto questo in un Paese dove le donne che fanno uso della pillola sono oltre 3 milioni e la copertura contraccettiva è elevatissima; a questo proposito, ancora nel 2015, i dati mettevano in luce come, se da un lato la copertura contraccettiva europea sfiorava il 70%, quella inglese era già saldamente oltre l’80. Il che sottolinea come il disastro britannico non possa essere giustificato con una carenza di contraccezione. Anzi, ci sono semmai indizi consistenti che indicano come possa essere proprio l’elevata copertura contraccettiva una delle concause dello scenario odierno.

Non a caso appena tre anni fa uno studio uscito sul Journal of Health Economics, e realizzato da David Paton e Liam Wright degli atenei di Nottingham e di Sheffield, registrava un fenomeno controintuitivo ma supportato da dati inattaccabili. Quella ricerca indicava infatti come le gravidanze tra le adolescenti - che sono le protagoniste di svariate migliaia di aborti multipli ogni anno (altro guaio inglese) - risultassero calare in modo verticale proprio in quelle zone del Paese dove il sistema sanitario era stato portato dalla crisi economica a tagliare i fondi per i servizi che offrono educazione sessuale e contraccettivi.

Un riscontro chiaro, insomma, di come la risposta laica e politicamente corretta al problema degli aborti - la contraccezione, appunto - alla prova dei fatti possa, incoraggiando condotte sessuali disinvolte e irresponsabili, determinare molte più conseguenze che benefici. Ciò nonostante, chi di dovere non ha ritenuto di cambiare politica né si è adoperato per rafforzare il sostegno alla maternità, con il risultato che i dati più recenti, ahinoi, sono quello che sono. E nel 2020?

Che cosa accadrà quest’anno? Secondo Antonia Tully il già drammatico scenario è destinato a peggiorare ancora, con il lockdown che sta rafforzando il pericoloso «mito secondo cui l’aborto domestico, fai da te, è qualcosa di facile e normale. Ma non è affatto così». In effetti, da quando è esplosa l’emergenza pandemica l’associazionismo abortista internazionale ha insistito molto sulla necessità di promuovere l’aborto tramite Ru-486, e c’è da temere che questa campagna non tarderà a produrre i suoi frutti di morte.

Va comunque, per completezza, anche evidenziato un aspetto che certamente ha il suo peso nella catastrofe inglese. Il riferimento, qui, è al fatto che la Gran Bretagna - oltre ad essere stata teatro dell’assassinio di Charlie Gard e di altri bambini rei solo di non essere abbastanza sani - è uno dei Paesi d’Europa, se non del mondo, più laicizzati, nei quali cioè la religione - fatta eccezione forse per il fanatismo islamista - è sempre più irrilevante. E da un Paese così, che rinuncia a Dio, è purtroppo dura che giungano buone notizie.