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Induismo

India. In un rapporto le violenze contro i cristiani

L’Evangelical Fellowship of India riporta per i primi sei mesi del 2021 145 casi di violenza, concentrati in quattro stati, e un aumento allarmante delle denunce di conversioni forzate

La Commissione per la libertà religiosa dell’EFI (Evangelical Fellowship of India) ha pubblicato il 23 luglio un rapporto sulle violenze ai cristiani in India nel primo semestre del 2021. I casi di violenza registrati sono 145: tre omicidi, 22 attacchi a chiese, 20 episodi, tutti in aree rurali, di ostracismo sociale nei confronti di famiglie che hanno rifiutato di abiurare la fede cristiana. Per il resto si tratta di minacce, false accuse di conversioni forzate, episodi di esclusione e discriminazione. Con 30 casi, il Madhya Pradesh è lo stato in cui i cristiani hanno subito più violenze. Seguono il vicino Uttar Pradesh, con 20 casi, il Karnataka e il Chhattisgarh con 14 e 13 casi rispettivamente. Secondo gli autori del Rapporto – che hanno fatto pervenire all’agenzia di stampa Fides una nota in merito – lo sviluppo più allarmante è stato la diffusione dei Freedom of Religion Acts, meglio noti come Leggi anti-conversione. L’Uttar Pradesh ha approvato una legge anti conversione nel 2020 portando a otto gli stati in cui è in vigore. Oltre all’Uttar Pradesh, Odisha, Madhya Pradesh, Chhattisgarh, Gujarat, Himachal Pradesh, Jharkhand e Uttarakhand. In altri due stati, l’Arunachal Pradesh e il Rajastan, la legge è stata approvata, ma non è in vigore e nel Tamil Nadu la legge era stata approvata, ma poi è stata abrogata. Gli integralisti indù stanno esercitando pressioni affinché venga adottata una legge anti conversione a livello federale. “La violenza contro i cristiani in India – commenta il segretario generale dell’EFI Rev. Vijayesh Lal – deriva da un clima di odio mirato. La traduzione dell’odio in violenza è innescata da un senso di impunità generato nell’apparato amministrativo indiano”.