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In Vaticano mai dire "Ortega" anche se perseguita la Chiesa

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Nuovi arresti in Nicaragua, dove il regime soffoca la libertà religiosa e la libertà in generale. Il Papa esprime vicinanza ai nicaraguensi, invitandoli a pregare e badando bene di non menzionare persecutori e persecuzioni. Il modello cinese ha fatto scuola.

Editoriali 04_12_2024

Solo in questi giorni il regime di Daniel Ortega ha arrestato almeno 30 persone che considera oppositori, in una nuova ondata di repressione che include anche la scomparsa del sacerdote  Floriano Ceferino Vargas, della diocesi di Bluefields, nei Caraibi meridionali del Nicaragua, che è stato arrestato domenica 1° dicembre. L'arresto di Vargas, che guida la parrocchia di San Martín de Porres nel municipio di Nueva Guinea, è avvenuto poco dopo che aveva officiato una Messa domenicale e da allora è scomparso. Agli arresti, sempre più frequenti, si accompagna un pacchetto di leggi che radicalizzano il regime autoritario nel Paese e formalizzano il passaggio di potere alla moglie, Rosario Murillo, una volta che Ortega morirà. Siamo di fronte ad una accelerazione per la successione dei poteri presidenziali impressionante, un forte rigurgito della repressione, nei confronti del quale, la lettera del 2 dicembre di Papa Francesco al popolo nicaraguense, i suoi richiami alla recita del Santo Rosario, alla Provvidenza e al fiducioso abbandono alla volontà divina, senza alcun richiamo alla incredibile persecuzione della Chiesa e dei fedeli, sono apparsi a molti come assolutamente inadeguati e insufficienti.

L'offensiva del regime è iniziata il 19 novembre, quando Ortega ha ordinato una profonda riforma della Costituzione del Paese che, tra le altre disposizioni, crea le figure di "co-presidente" (una dittatura a due teste), aumenta i mandati presidenziali da cinque a sei anni, elimina la divisione dei poteri, subordina l'intero Stato alle figure co-presidenziali, legalizza i paramilitari come "Polizia Volontaria" e istituisce la bandiera rossonera del FLN, simbolo del partito di Ortega, come emblema nazionale. Sebbene sia stata presentata come una "riforma parziale", la proposta di Ortega demolisce l'attuale Costituzione perché abroga 38 dei suoi articoli e sostituisce altri 143 articoli dei 198 del testo fondamentale. Le riforme costituzionali sono state approvate nella prima legislatura senza discussione, all'unanimità, saranno approvate in via definitiva il prossimo mese ed entreranno a gennaio 2025.
I poteri dello Stato diventano organismi, sotto il coordinamento di una dittatura binaria, una serie di diritti costituzionali vengono eliminati e, chiunque la pensi diversamente, viene dichiarato traditore della patria a livello costituzionale.

Per quanto riguarda la religione, un certo numero di disposizioni indebolisce la libertà delle chiese che operano in Nicaragua. Ad esempio, l’art. 14, che stabilisce che «sotto la protezione della religione, nessuna persona o organizzazione può svolgere attività che minacciano l'ordine pubblico» e che «le organizzazioni religiose devono mantenersi libere da ogni controllo straniero». Una chiara decisione che vuole dominare le comunità cristiane del Nicaragua, compresa la Chiesa cattolica. Inoltre, l'articolo 69 afferma che la manifestazione pubblica o privata di fedi religiose deve essere effettuata in conformità con i principi fondamentali stabiliti dalla Costituzione e l'articolo 120 stabilisce che le scuole private possono educare i bambini in materia di fede, ma anche secondo i principi della Costituzione. E quali sono questi principi? Questi principi sono quelli stabiliti dalla nuova Costituzione, sono i principi rivoluzionari comunisti e sandinisti.

Si applica, cioè, lo stesso modello cinese nei confronti della Chiesa cattolica e dei suoi fedeli, per ora non siamo ancora alla scelta/nomina dei vescovi ma ci arriveremo nel prossimo anno, dopo che il Vaticano ha accettato, per lo più in silenzio, le espulsioni selettive di molti pastori.

Il 22 novembre, la polizia nicaraguense ha avviato una retata di "oppositori". L'organizzazione nicaraguense in esilio “Monitoreo Azul y Blanco” sostiene di avere una lista di 21 detenuti, che non si sa dove si trovino, catturati in raid effettuati in 10 dei 17 dipartimenti del Paese e che hanno raggiunto «intere famiglie, tra cui minori e 10 anziani in stato di vulnerabilità». Il 29 novembre erano già 30 i detenuti illegalmente, senza accesso ad avvocati o visite familiari, in contrasto con le garanzie minime stabilite dal diritto internazionale e dai diritti costituzionali fondamentali.
Un'altra legge è stata approvata il 28 novembre: si tratta della riforma della legge sull'immigrazione che autorizza le autorità competenti a negare l'ingresso nel Paese a persone, compresi i cittadini nicaraguensi, che si ritiene «possano minare la sovranità nazionale o rappresentare un rischio sociale». La nuova legge punisce anche con il carcere da due a sei anni quanti entrano nel Paese, escono o intendono lasciare il Nicaragua, in modo irregolare, «con lo scopo di minare l'integrità, l'indipendenza, la sovranità e l'autodeterminazione della nazione, compromettere la pace, alterare l'ordine costituzionale, promuovere o provocare, cospirare e proporre, per indurre atti terroristici di destabilizzazione economica e sociale del paese».

A fronte di tutto ciò, mentre i vescovi di  Panama, Costa Rica, Honduras, El Salvador e Guatemala hanno invitato i fedeli a partecipare ad una grande giornata di preghiera per la Chiesa cattolica in Nicaragua la prossima domenica 8 dicembre, solennità dell'Immacolata Concezione, Papa Francesco ha inviato una lettera ai fedeli del Paese che la stampa dell’opposizione definisce insufficiente, mentre i cattolici in esilio hanno apprezzato, secondo quanto riportato dalla agenzia di stampa Aciprensa.
Un testo che avrebbe potuto essere indirizzato a qualunque popolo della terra, nel quale si evitano accenni di critiche e condanne al regime per la sua repressione continua e la crescente stretta nei confronti di sacerdoti, laici, celebrazioni religiose e programmi educativi. Certamente si riscaldano i cuori e si sprona alla fede e alla speranza nella Provvidenza e nella Vergin Maria. Tuttavia, proprio la mancanza di una complessiva e costante critica e denuncia del regime di Ortega e di una richiesta del rispetto della libertà religiosa per i cattolici, conferma i sospetti che il Vaticano voglia assecondare una cinesizzazione di fatto dei rapporti con il regime di Ortega e Murillo, ennesimo grave errore pastorale e diplomatico.



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