In San Domenico sfilano modelle. #Salviamolechiese
Con la sfilata di moda nella chiesa di San Domenico ad Alba, il catalogo delle profanazioni tocca uno dei punti più bassi. I fedeli hanno il diritto di non vedere calpestato il tempio di Dio. La Nuova BQ lancia la campagna #SALVIAMOLECHIESE. Segnalateci i casi che conoscete per mettere fine a un lassismo clericale che danneggia la fede dei semplici e umilia il Padrone di casa.
No. Alla sfilata di moda non ci aveva pensato nessuno. Tacco 12 e pellicciotti secondo la tendenza della moda autunno-inverno. Una bella dozzina di modelle da urlo in passerella e un pubblico interessato a guardare e ad ascoltare improbabili imitatrici di Laura Pausini che canta “Simili”. E’ l’iniziativa di Confartigianato Cuneo “Moda Confartigianato 2017” andata in scena ad Alba venerdì sera. Una bella serata di musica e fashion che ha allietato l’inizio del week end nella capitale dei tartufi.
Ma c’è un piccolo particolare: la location. Le modelle hanno sfilato, dice l’organizzatore, nella splendida cornice della chiesa di San Domenico. Proprio così. Siamo ad Alba a pochi passi dalla cattedrale cittadina e nella chiesa di San Domenico venerdì è andata in scena la sfilata di moda ampiamente pubblicizzata sui giornali e su Facebook da una diretta molto partecipata con tanto di “wow!” e ringraziamenti a fine collegamento. In effetti non capita spesso di vedere modelle da urlo tra le volte gotiche di un tempio.
Insomma: una bella serata di moda in una location affascinante, se vista dall’ottica laicista che vede le chiese come semplici teatri per iniziative mondane. Una profanazione, anzi un sacrilegio, se invece lo guardiamo da un’altra ottica: quella del Padrone di casa. Il quale, ipocrisia delle ipocrisie, non è presente sacramentalmente perché il tabernacolo in quella chiesa era già stato “svuotato”. Ma è presente di diritto dato che la chiesa, intesa come edificio, ha un solo scopo: quello di ospitare l’adorazione, la preghiera e la messa. Però fa lo stesso: lontano dagli occhi, lontano dal cuore, sembra dirci questa nuova furia iconoclasta che fa strame dei templi cittadini costruiti col sudore e le offerte di un popolo che ora si starà rivoltando nella tomba nel vedere come vengono trattati quei muri.
La chiesa di San Domenico non è una chiesa parrocchiale. Ma non è stata interessata da un decreto di perdita della dedicazione, tanto che vi si celebra spesso anche la santa messa, come l'associazione che ne ha cura dice con orgoglio mostrando come l'edificio non sia affatto sconsacrato ma consacrato! tanto che di tanto in tanto vi si celebra pure, pensate un po', la messa. Una messa di tanto in tanto a far capolino tra sfilate e mostre, come un happening qualsiasi, da cartellone stagionale.
Il tempio grava sulla parrocchia della Cattedrale retta da don Bernardino Negro. E’ a lui che la Nuova BQ si rivolge al telefono per cecare di capire il perché di questa iniziativa scriteriata. “Impossibile”, ci dice il sacerdote subito dopo pranzo. “Ma su internet ci sono le foto e gli articoli”, ribattiamo.
“Le ripeto che è impossibile perché se fosse così dovrei intervenire. L’accordo siglato con i gestori della chiesa parla chiaro: si possono fare iniziative di carattere culturale e non queste cose. Ma fatemi verificare, vi prego, devo sentire dai custodi”.
Tempo due ore e lo richiamiamo: “Mi sono informato, ho telefonato al presidente di Familialbejsa (l’associazione che gestire la chiesa per eventi culturali ndr.), sono andato di persona a vedere oggi stesso: la chiesa è proprietà del capitolo dei canonici quindi noi abbiamo espresso da tempo l’intenzione di comminare sanzioni molto precise per salvaguardare l’ambiente sacro e quindi esigiamo che prima di fare qualunque manifestazione ci venga fornito il programma per vedere se è confacente oppure no. In passato abbiamo anche detto dei no quando si è profilata l’ipotesi di girare un film all’interno dell’edificio”.
A questo punto non resta che chiedere se verranno comminate sanzioni: “Da quello che ci hanno spiegato non si è tratta di una sfilata di moda, ma di una presentazione dei prodotti dell’artigianato locale, tra cui appunto anche la lavorazione delle stoffe. I responsabili mi hanno assicurato che non c’è stata nessuna sfilata”.
Mostriamo al parroco le immagini e i video inequivocabili dove si parla espressamente di "eccellenze artigianali dell'abbigliamento, accessori, acconciatura ed estetica in passerella nella splendida Chiesa di San Domenico". A questo punto il parroco allarga le braccia e dichiara: “In ogni caso il capitolo dei canonici non era informato”. Sfilata o no, che però c’è stata, anche se si fosse trattato di una semplice presentazione che cosa sarebbe cambiato? Nulla, dato che la chiesa è stata profanata per un uso non legato al culto.
Quello che succede ad Alba però è figlio di un vizio che si sta imponendo in maniera quasi ossessiva in ogni dove: nelle settimane scorse abbiamo raccontato di chiese violate per concerti di musica techno, partite di tennis (con la scusa che la chiesa è “sconsacrata”), comizi elettorali, set fotografici per trans, film pornografici. E ancora: conferenze, mostre bizzarre e astruse, iniziative tra le più svariate, ognuna della quali esibisce una qualche patente di legittimità per mostrare all’autorità ecclesiastica che in fondo non c’è nulla di male: basta una causa buona, una carità pelosa che giustifichi l’ingresso in chiesa e il gioco è fatto.
Invece il gioco non è fatto per nulla per il semplice motivo che se si iniziano a utilizzare le chiese per scopi che non hanno nulla a che vedere con il culto reso al Signore, il piano inclinato porterà presto, come si è dimostrato, a passare senza accorgersene agli usi più strampalati e dissacranti. Al di là delle intenzioni dei singoli, sarebbe anche bene ad un certo punto dire basta e interrompere questo scivolamento verso l’abisso della dissacrazione con la complicità di un clero spesso distratto o che chiude gli occhi per quieto vivere.
Eppure è diritto di ogni fedele esigere che le chiese vengano utilizzate per pregare e non per urtare la loro sensibilità che è orientata alla crescita della fede e non della bile. Lo dice il codice di diritto canonico, lo dice il buon senso, ma lo dice anche la fede dei semplici.
E’ con questo spirito che La Nuova BQ lancia la campagna #SALVIAMOLECHIESE per dare un segnale di stop a questo lassismo post moderno secondo cui tutto va bene, purché nessuno si lamenti. E’ un diritto dei fedeli esigere che le sfilate vengano fatte in luoghi più appropriati. E così i concerti e le mostre. Invitiamo con questa campagna tutti i lettori a segnalarci abusi, utilizzi impropri, profanazioni evidenti, mancanze di rispetto verso il luogo sacro che si calpesta e altre stramberie che, ne siamo sicuri, stanno accadendo in tutt’Italia nel disinteresse collettivo.
Per ridare al culto di Dio il primo posto e rimettere in fila le priorità. Una sfilata di moda, come un concerto o una mostra, sono iniziative di carattere sempre commerciale o promozionale, non si può mercanteggiare con scuse bislacche il rispetto sacro che si deve al tempio di Dio nella speranza che in fondo non si fa nulla di male. Scrivete a redazione@lanuovabq.it indicando il luogo e l’evento che vi ha turbato sensibilmente svoltosi in una chiesa. Lo sottoporremo al vescovo del luogo perché intervenga e ponga fine ad un uso sconsiderato che è arrivato il momento di fermare.