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COMUNISMO LATINO

In Perù, fallito il golpe rosso si rischia la rivoluzione

In Perù, dopo il maldestro tentativo del presidente Pedro Castillo di assumere pieni poteri, i suoi sostenitori stanno scendendo in piazza e ne chiedono la liberazione. Fra di loro ci sono anche gli ex terroristi di Sendero Luminoso. Già 7 i morti. Si rischia la rivoluzione, con gli applausi dei governi di sinistra latini (e di Sanchez in Spagna).

Esteri 15_12_2022
Perù, proteste per la liberazione di Castillo

In Perù la situazione è esplosiva, dopo il  fallito tentativo di golpe dell’ex Presidente socialcomunista Castillo, ma sono molti i Paesi sud americani che vivono nel terrore rosso. A poco più di un anno dalle elezioni e dalla vittoria del "Presidente del Popolo" Pedro Castillo, dello scorso 28 luglio 2021,  il Perù sta vivendo in un incubo. È delle ultime ore di ieri, la decisione del giudice della Corte Suprema  di negare gli arresti domiciliari all’ex Presidente Castillo,  in carcere dopo esser stato arrestato per il tentativo di golpe della scorsa settimana. Domani ci sarà la decisione del giudice sulla carcerazione preventiva, e ciò potrebbe infiammare ulteriormente le violente proteste in tutto il Paese, dove gli elettori di sinistra ed gli ex guerriglieri di Sendero Luminoso, entrambi alleati a sostegno di Castillo, ne chiedono liberazione, le dimissioni del suo successore e l'immediata convocazione di elezioni generali.

Il pericolo di una fuga all’estero di Castillo è reale: il presidente messicano Obrador da una settimana assicura di esser pronto ad accoglierlo. L'ex presidente Pedro Castillo ha cercato di emulare l'autocrate Alberto Fujimori, ma non ha avuto alcun sostegno. Assediato dai suoi presunti atti di corruzione, Pedro Castillo ha deciso nelle ore mattutine di mercoledì 7 di instaurare una dittatura senza l'appoggio della Polizia Nazionale e delle Forze Armate. Il suo gesto è svanito poche ore dopo, quando il Congresso della Repubblica lo ha rimosso dall'incarico con 102 voti a favore. Durante l'udienza di martedì 13 dicembre, Castillo aveva affermato di essere "detenuto ingiustamente e arbitrariamente" e ringraziato i suoi sostenitori per il loro "sforzo e la loro lotta" da quando è stato preso in custodia. Tale lotta e tali sforzi e proteste, esplicitamente sostenuti dall’ex Capo di Stato, hanno portato sinora a 7 morti accertati negli scontri in molte località del paese. Ministero della Difesa e Forze Armate sono impegnate a garantire il libero transito di tutti i peruviani, della sicurezza degli aeroporti, delle centrali idroelettriche e di altre infrastrutture critiche e ieri il Governo ha decretato lo stato di emergenza nazionale per 30 giorni.

Le convulse vicende di mercoledì scorso, sono state l’apice dell’incapacità congenita di Castillo di governare il paese. Solo per darne un esempio, un calcolo di Bloomberg fermo a fine settembre, dimostrava che Castillo ha cambiato ogni 6 giorni un ministro o primo ministro del proprio governo nel periodo in cui è rimasto in carica. La nuova  Presidente della Repubblica Dina Boluarte, era stata la Vice presidente eletta nel ticket con Castillo, prestando rapidamente giuramento mercoledì dopo che il Congresso aveva destituito Castillo per "incapacità morale permanente". Ieri la Presidente Boluarte ha assicurato il proprio impegno per portare il paese al voto entro dicembre del 2023. L’ex presidente Castillo da una settimana sta aizzando le proteste come fosse lui la vittima delle ingiustizie e non il colpevole del tentativo di distruggere la democrazia, con i leaders dei Paesi social comunisti latino americani scesi in campo in sua difesa.

Lunedì 12 dicembre i governi di Colombia, Argentina, Messico e Bolivia, con una dichiarazione congiunta,  hanno espresso "profonda preoccupazione" per l'estromissione di Castillo e la sua detenzione, hanno detto di considerarlo ancora il leader legittimo del Perù. Ovviamente Castillo, dal carcere e armato di telefonino abilitato all’uso dei social, ringrazia con un suo scritto appassionato i Capi di Stato latino americani. In appoggio a Castillo sono scesi in campo anche il presidente del Venezuela Maduro e, sorprendentemente anche il primo ministro spagnolo, il socialista Sanchez. Quest'ultimo ha espresso anche la sua profonda solidarietà nei confronti di Cristina Kirchner, attuale vice presidente dell’Argentina, leader peronista, amica di Papa Francesco e promotrice di aborto e matrimoni gay, condannata la scorsa settimana all’interdizione permanente dai pubblici uffici e a 6 anni di carcere  per corruzione, nel primo dei tanti processi che sta affrontando.

Il potere rosso brama il potere assoluto e corrompe tutto, se al posto di Pedro Castillo o di Cristina Kirchner ci fossero stati Jair Bolsonaro, Mauricio Macri cosa avrebbero scritto o cosa avrebbero detto i mass media mondiali, i telegiornali dei Paesi occidentali? Nel silenzio più assoluto, ancor peggio sta capitando in Brasile dove, dopo la certificazione del risultato elettorale dei giorni scorsi, l'ambientalista Lula e il suo giudice partigiano hanno già compiuto il primo arresto: il leader indigeno Jose Acacio Serere Xavante (proteste sui brogli elettorali). Macron e gli ambientalisti dove sono finiti? Democrazia, trasparenza, lotta alla corruzione, "stato di diritto"...tutte falsità quando sono in bocca dei comunisti o social populisti. Per loro ed i loro amici, per la "cricca" vale sempre tutto pur di mantenere, accresce il potere e distruggere l’avversario.  Questa è la regola d’oro che vige nei paesi Latinoamericani, negli Usa dei Dems, nei Paesi e nelle istituzioni europee.