In Parlamento è caccia all'obiettore
Ambulatorio del Parlamento, il medico rifiuta di prescrivere la "pillola del giorno dopo" (abortiva) a una deputata: è il pretesto che il PD cercava per dare l'assalto all'obiezione di coscienza dei medici che non praticano aborti.
Due settimane fa una parlamentare, il cui nome è coperto da anonimato, si reca presso l’ambulatorio della Camera per chiedere la pillola del giorno dopo. Il medico – almeno stando a quanto riportato dalla deputata stessa - le dice che è obiettore e quindi non è disposto a darle il preparato richiesto. Aggiunge poi che tutti gli altri colleghi lì a Montecitorio sono obiettori come lei.
Ne nasce ovviamente un caso giuridico-politico. Il Pd insorge e fa sapere che pioveranno interrogazioni parlamentari per appurare se veramente tutti i medici della Camera siano obiettori. Prima di questa pioggia di interrogazioni si scatena una bufera di dichiarazioni contro l’obiezione di coscienza, istituto tutelato dall’art. 9 della legge 194. La socialista Pia Locatelli afferma: “Il diritto e il principio dell'obiezione va difeso quando nasce da un vero convincimento morale". E chi lo ha detto? La legge non chiede all'obiettore il motivo per cui obietta e tanto meno indaga sulla sincerità del convincimento morale. All'opposto saremo di fronte allo stato totalitario, signore delle coscienze altrui.
Alla Locatelli fanno eco le parole dell’on. Simona Malpezzi del PD: “I medici obiettori hanno più chances di fare carriera”. Ma da quando rifiutarsi di svolgere una mansione aiuta nella carriera? Non è forse vero il contrario e cioè che chi ha più competenze ed esperienze professionali più è ricercato e favorito nel mondo del lavoro? Per paradosso lo testimonia la stessa Malpezzi la quale racconta che in Lombardia, visto l’alto numero di obiettori, la Regione chiama medici esterni alla struttura, chiamata ovviamente retribuita. Insomma a fare il medico abortista ci si guadagna, altro che inciampo per la carriera. Ma nonostante il richiamo dei quattrini i medici obiettori non diminuiscono, perché questi forse sono consapevoli che essere pagati per uccidere qualcuno è roba da sicari.
E’ evidente che il caso sollevato è pretestuoso: insomma non si aspettava altro per stracciarsi le vesti di fronte a quei bestemmiatori di obiettori che impediscono alla donna di abortire, obiettori che pericolosamente si sono infiltrati sin nel cuore pulsante della democrazia, cioè il Parlamento. L’accaduto è pretestuoso almeno per due motivi.
La pillola del giorno dopo è vero che può avere effetti anche abortivi, ma il Tar del Lazio in una sua sentenza l’ha erroneamente qualificata come “contraccettivo di emergenza” e dunque l’obiezione di coscienza prevista dalla legge 194 non potrebbe valere in questo caso. Allora il medico alla Camera era obbligato a dare il preparato? Per nulla, perché nessun medico è obbligato a dare un farmaco su richiesta, qualsiasi farmaco, anche la pillola del giorno dopo. Quindi l’obiezione di coscienza qui non c’entra nulla, bensì il caso interessa solo la deontologia medica.
In secondo luogo l’obiezione di coscienza, ahinoi, non è un inciampo per quelle donne che vogliono abortire e dunque gridare al fuoco è immotivato. Lo scorso giugno proprio la Camera ha ordinato un’ispezione nelle strutture dove si pratica l’aborto per verificare se l’obiezione di coscienza fosse un bastone tra le ruote alla “piena applicazione della 194” per dirla con i filo-abortisti. Quale è stato il risultato di questa caccia alle streghe? Il 13 settembre scorso il ministro della Salute Lorenzin in occasione della relazione annuale al Parlamento sullo stato di attuazione della 194 ha affermato: "I dati della relazione indicano che relativamente all'obiezione di coscienza e all'accesso ai servizi la legge ha avuto complessivamente una applicazione efficace". Insomma gli obiettori non rallentano la carneficina di Stato. E non potrebbe essere diversa la situazione dato che negli anni il numero di medici non obiettori è rimasto immutato a fronte della diminuzione degli aborti chirurgici. Ciò significa che il carico di lavoro per i medici abortisti è sempre meno gravoso.
Ma poco importa cosa dica la realtà dei fatti, importa dar battaglia all’obiettore perché questi, con il suo rifiuto di macchiarsi il camice bianco del sangue dei bambini e con la forza dei suoi convincimenti scientifici, continua a testimoniare che il feto è già un essere umano.