In morte di Daverio, lo storico che rese virale l’arte
È morto ieri, a Milano, Philippe Daverio, gallerista, saggista, editore, fine intellettuale, critico e storico dell’arte, che coltivò la sua passione per il bello direttamente sul campo. Un personaggio, a volte al centro di polemiche ma anche molto apprezzato, che ha saputo trasmettere a un vasto pubblico l’amore per il patrimonio artistico
“Si conosce solo ciò che si ama”, scriveva sant’Agostino. Viene in mente questa celebre citazione pensando alla figura di Philippe Daverio che del patrimonio culturale italiano fu profondo conoscitore in virtù della sua inesauribile passione per l’arte, nata e coltivata direttamente sul campo e non sui banchi di scuola. Un amore contagioso, oltretutto, il suo, che ha fatto di lui un geniale divulgatore, capace di comunicare e raggiungere i più disparati interlocutori: perché quando si scopre qualcosa di bello, o di buono, non si può non condividerlo con chi ti circonda.
Classe 1949, alsaziano di nascita, si trasferì presto a Milano, eletta a città adottiva, dove aprì la sua prima galleria d’arte moderna. Qui presero forma, germogliando, le attività legate a questo mondo, che avrebbe di lì a poco intrapreso, a cominciare dal rilancio a livello internazionale dell’arte italiana del Novecento. Fu gallerista, saggista, editore, fine intellettuale, critico e storico dell’arte: difficile darne un’univoca e rigida definizione. Rivestì anche cariche pubbliche, da consulente o assessore (alla Cultura per il Comune di Milano durante l’amministrazione Formentini tra il 1993 e il 1996), mettendo le proprie competenze a disposizione del bene comune. Esponendosi in prima persona, prendendo posizioni nette per la valorizzazione dell’immensa ricchezza artistica del Bel Paese, inevitabilmente si trovò anche al centro di polemiche e controversie.
Fu, senza dubbio, un curioso viaggiatore che, come nei Grand Tour di romantica memoria, percorse l’Italia in lungo e in largo, con o senza telecamera al seguito, soffermandosi non solo sui più noti capolavori ma, piuttosto, su tutto il bello, anche il più remoto, che richiamasse la sua attenzione. Era solito tradurre, poi, i suoi appunti di viaggio in colorati racconti, davvero alla portata di tutti: un precursore dei tempi, in fondo, che rese virale l’arte prima ancora dell’avvento di Internet.
L’empatica simpatia, l’eccentrica eleganza e la raffinata proprietà di linguaggio che lo contraddistinsero, lo hanno reso un personaggio molto amato dal pubblico, come dimostrano i numerosi tweet e le testimonianze che si susseguono in queste ore sul web.
Philippe Daverio è morto ieri a Milano, all’età di settant’anni, a causa di un male divenuto incurabile. Lo ricordiamo, ironico e talvolta irriverente, così come compariva nel programma televisivo PassepARTout il cui titolo emblematico ci induce ancora oggi a pensare che la cultura può trasformarsi in una chiave universale in grado di spalancare lo sguardo su tutta la realtà.