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In Liguria vince Bucci, niente triplete per la sinistra

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Nel voto post-Toti si conferma il centrodestra e fallisce il piano dell'opposizione, che puntava ad affermarsi in tre regioni. Le prossime a votare saranno infatti Umbria ed Emilia Romagna ma con minori ricadute a livello nazionale.

Politica 29_10_2024
IMAGOECONOMICA - SERGIO OLIVERIO

Il centrosinistra era convinto di fare il triplete, cioè di strappare Liguria e Umbria al centrodestra e di confermarsi trionfalmente in Emilia Romagna. La prima sfida l’ha già steccata perché in Liguria ha vinto il centrodestra e il nuovo governatore eletto democraticamente dal popolo è Marco Bucci, sindaco di Genova. Ora restano le altre due elezioni regionali, previste per il 17 e 18 novembre. Intanto, però, la Liguria era la regione più importante delle tre, per una serie di ragioni.

Anzitutto perché si trattava di elezioni anticipate, indette dopo l’arresto dell’ex governatore Giovanni Toti, accusato di corruzione. La sinistra giustizialista aveva cavalcato l’indagine e la tenaglia mediatico-giudiziaria era entrata in azione per sovvertire la volontà popolare. Sembrava poterci riuscire perché Andrea Orlando, il candidato del centrosinistra, era riuscito a riunire tutti i partiti di quell’area politica, ad eccezione di Italia Viva di Matteo Renzi, che ora se la ride perché a causa dei veti dei Cinque Stelle nei suoi confronti si è dovuto sganciare dalla coalizione, alla quale sono mancati proprio quei voti. Orlando ha infatti perso per un punto percentuale o poco più, che è più o meno la dote elettorale che avrebbe potuto portare Renzi alla coalizione di centrosinistra.
In ogni caso, tra disaffezione radicata e alluvione degli ultimi giorni, ha vinto decisamente l’astensionismo, perché a recarsi alle urne in Liguria sono stati appena il 46% degli aventi diritto. Una percentuale che fa riflettere sulla crisi della nostra democrazia, che non riesce a motivare gli elettori neppure in elezioni che riguardano il rinnovo del governo di un territorio regionale.

Venendo al significato più strettamente politico del risultato ligure si può dire che il campo largo non decolla. Tiene botta, ma in una regione storicamente rossa come la Liguria è anche comprensibile che ciò avvenga. Tuttavia non riesce a prevalere sul centrodestra neppure dopo la crisi di immagine seguita al caso Toti, che ha certamente danneggiato il centrodestra senza però riuscire ad annientarlo come certe procure speravano.
Evidentemente il golpe mediatico-giudiziario non è andato a buon fine e la defenestrazione di Toti, che nelle intenzioni di chi l’ha propiziata avrebbe dovuto portare a una restaurazione del vecchio potere rosso che per decenni ha gestito la Liguria, non è bastata.

Il centrodestra, anche grazie alla scelta azzeccata di un candidato molto apprezzato dalla gente ligure, cioè il sindaco di Genova, Marco Bucci, riesce a conservare la guida della regione. Fratelli d’Italia, però, non sfonda e si ferma a poco più del 14%, circa la metà dei voti raccolti dal Pd, che si conferma di gran lunga il primo partito della regione ma senza riuscire a trainare verso la vittoria il suo schieramento.
Ad andare molto male sono i Cinque Stelle, con poco più del 4%, e quindi ai dem sono mancati soprattutto i voti degli alleati, che avrebbero dovuto contribuire alla vittoria di Orlando. Fare gli snob nei confronti di Renzi evidentemente è stata una cattiva idea perché ha portato il centrosinistra a perdere.

La sinistra era scesa in campo mesi fa per chiedere le dimissioni di Toti e aveva deciso di puntare tutto sulla questione morale, ma l’elettorato ha dimostrato di non credere ai teoremi delle procure, nonostante il patteggiamento di Toti. L’ex governatore è stato abilmente emarginato nella campagna elettorale, perché era diventato un personaggio scomodo che avrebbe potuto nuocere alla campagna elettorale di Bucci. In questo modo quella del giustizialismo si è rivelata un’arma spuntata nelle mani della sinistra, che non ha potuto tuonare contro il sistema di potere dell’ex governatore, visto che Bucci si è presentato con un programma nuovo e una squadra nuova, in profonda discontinuità con il presidente della regione uscente. Di qui la decisione di una parte della sinistra, in particolare dell’ex grillino Morra, anch’egli candidato governatore (ha raccolto meno dell’1%), che ha attaccato senza pietà Bucci per la sua malattia grave, insinuando che non potesse svolgere appieno il suo mandato in caso di elezione. Una squallida storia che ha certamente nuociuto allo stesso Morra e all’intero centrosinistra.

Rimane un ultimo aspetto da sottolineare e cioè le ricadute nazionali di un voto regionale che ha riguardato un milione e trecentoquarantamila elettori. Di certo la coalizione di governo tira una boccata di ossigeno. Perdere la Liguria sarebbe stato un duro colpo e avrebbe potuto aprire la strada a processi interni al centrodestra, con sterili rivendicazioni degli uni contro gli altri. Ora la strada è in discesa perché l’Emilia Romagna è sempre stata di sinistra e perdere lì non provocherebbe alcun contraccolpo. L’Umbria è amministrata dal centrodestra ma una eventuale sconfitta lì non produrrebbe gli scossoni che avrebbe prodotto la vittoria di Orlando in Liguria. Per ora, quindi, i grattacapi sono tutti nel centrosinistra.