In Italia sono nel mirino politici e giornalisti
Nel capitolo sull'Italia, il Rapporto sull'islamofobia mette insieme un'arraffata lista di fatti di cronaca raccolti da Ong e movimenti "anti-fascisti". Lega e Fratelli d'Italia sono nel mirino, così come i quotidiani il Giornale, Libero, Il Tempo e la Verità. E viene citato perfino il sito Bastabugie.it che su islam e Turchia rilancia spesso i nostri articoli.
Ottocentoquarantotto pagine di report per stilare il resoconto, Paese per Paese, del dilagare dell'islamofobia in Europa. È l'European Islamophobia 2018, il rapporto firmato da un think tank turco legato ad Erdoğan e al partito islamista AKP. Un'analisi nel dettaglio, si legge, in cui denunciare il crescente pericolo di islamofobia dovuto alle forze di destra sempre più imponenti nel panorama politico internazionale. Con l'auspicio di riuscire, tramite la suddetta pubblicazione, a contrastare il razzismo contro i musulmani nel Vecchio Continente.
A sfogliarlo, il primo dettaglio che si nota è che i fondi Ue ne hanno finanziato la stesura, anche se poi in calce si sottolinea che “il contenuto non riflette la visione dell'Unione Europea e del Ministero degli Affari Esteri dell'Ue”.
Non è una pubblicazione molto sofisticata, e non solo per i contenuti discutibili. Il formalismo accademico, infatti, lascia presto spazio all'attivismo politico nel quale frullare insieme islam, islamofobia, islamismo e flussi migratori in salsa anti-sovranista. Ma soprattutto perché il rapporto chiarisce dalle prime pagine di non essere in possesso di dati ufficiali circa il razzismo, l'islamofobia e la poca sicurezza di cui dovrebbero soffrire gli immigrati islamici. Pertanto riportano che le tesi che sono pronti ad esplicare dalla seconda pagina sono reperite da Ong o - vedi il caso dell'Italia - “movimenti anti-fascisti” come “Cronache di ordinario razzismo” o da Vox, osservatorio italiano sui diritti che si occupa di parità, diritti LGBT, libertà di scelta, Europa e diritti, diritti sociali.
Il capitolo italiano è curato da Alfredo Alietti e Dario Padovan e dal primo capoverso mette all'indice giornali, libri e politici nostrani. In maniera non assolutamente scientifica, ma pressoché arbitraria - nel silenzio di stampa e politica -, si consuma così l'ennesimo paradosso di una rapporto approssimativo che lancia accuse pesanti di razzismo per partorire una strana generalizzazione, “l'islamofobia in Italia è un problema reale”. In una arraffata lista di episodi di cronaca come “discriminazioni sul posto di lavoro”, “false accuse a un immigrato”, “chiede di non lavorare di notte durante il Ramadan e l'azienda lo trasferisce”, viene dipanata la presunta emergenza italiana. Eppure a destare un certo senso di inquietudine e preoccupazione è che vengano messe all'indice non solo le forze politiche della destra italiana – Lega e Fratelli d’Italia, quelle per intenderci che siedono in Parlamento e il cui ruolo è riconosciuto democraticamente -, ma gli organi di stampa tra i più importanti del nostro Paese. Il primo della lista è il Giornale - evidentemente troppo attento a denunciare la mancanza di libertà in Turchia - e poi Libero, il Tempo, la Verità. E indirettamente persino la Nuova Bussola Quotidiana: il rapporto prende di mira il sito bastabugie.it che ripubblicherebbe “fake news e cattive notizie” di siti “cattolici ultraconservatori”. E siccome gli articoli su islam e Turchia, sia relativi al 2018 che al 2019, che Basta Bugie ha ripubblicato sono quelli curati da queste pagine e a nostra firma, 1+1 fa due. Il tutto “nonostante il lavoro delle ONG e della Chiesa Cattolica e di Papa Francesco in primis” - si legge ancora – “che tanto stanno lavorando all'integrazione e al dialogo interreligioso”. Ma ne hanno anche per il libro di Giulio Meotti, Il suicidio della cultura occidentale: Così l'Islam radicale sta vincendo.
Per il Giornale il rapporto rappresenta una sorta di fatwa (sentenza coranica) scritta da due signori, uno molto vicino ai Fratelli Musulmani - organizzazione estremista islamica dichiarata fuorilegge, in quanto considerata terroristica, da otto Paesi del mondo ma non dalla Turchia, che le elargisce finanziamenti - e l'altro al partito del presidente turco Erdoğan.
La narrazione alla base resta l'islamofobia: un tentativo come un altro di dare forma a qualcosa che nella realtà italiana non esiste. Una parola che non si riferisce a una realtà, ma la crea. Non esistono rapporti italiani, nemmeno dell'UNAR, perché non esistono reali discriminazioni contro le persone di religione islamica in quanto tali. Cosa che succede invece ad ebrei e cattolici nei paesi islamici. Proprio come la Turchia, dove i sacerdoti cattolici non possono neanche indossare l'abito e sono scortati.
Può accadere, piuttosto, che laici o meno, in Italia e altrove, giudichino negativamente la religione islamica, ma questa è una facoltà di giudizio garantita a tutti da qualche secolo.
In più fa sorridere che un simile rapporto nasca in seno alla Turchia. Paese dove non esiste libertà di dissentire dal governo, dove i giornalisti marciscono in galera senza sentenza, dove nelle loro moschee, sia a casa Erdoğan che nel resto d'Europa, si vedono bambini vestiti da militari addestrati a morire da martiri in nome di Allah. O dove in un campo estivo per minorenni quest’estate un gruppo molto nutrito di ragazzine tutte velate – le più grandi in burqa – veniva ripreso mentre, invece delle canzoncine come si fa nei nostri, gridava “a morte gli ebrei”.