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IL PAPA

In difesa della pietà popolare

Papa Francesco ha incontrato ieri i membri delle confraternite provenienti da tutto il mondo, a Roma per celebrare la loro Giornata Mondiale. Ed è stata l'occasione per valorizzare la religiosità popolare come strumento di missione.

Ecclesia 06_05_2013
Papa Francesco

Domenica 5 maggio – in cui è ricorsa anche la Giornata dei bambini vittima della violenza, ricordata durante il Regina Coeli dal Pontefice con un pensiero «a quanti hanno sofferto e soffrono a causa di abusi» e un impegno a proseguire nella difesa e tutela dei più piccoli, un’allusione anche alla lotta che prosegue contro i casi di pedofilia nella Chiesa – Papa Francesco ha celebrato la Messa per i membri delle confraternite di tutto il mondo convenuti a Roma per la Giornata delle confraternite e della pietà popolare, organizzata nell’ambito dell’Anno della fede.

Si trattava di un appuntamento molto atteso dal Papa che viene da un’esperienza, quella latino-americana, dove la Chiesa Cattolica patì molti danni per l’incauto abbandono della religiosità popolare dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II. Secondo studi divenuti classici della sociologia delle religioni, fu proprio la frettolosa rinuncia alla religiosità popolare a determinare il passaggio di milioni di cattolici latino-americani al pentecostalismo protestante, che offriva loro i canti, i colori e i gesti che i critici della pietà popolare andavano espungendo dalle chiese cattoliche. Questi errori venivano da due diversi pregiudizi ideologici. Una certa teologia della liberazione chiamava la pietà popolare, nel suo linguaggio mutuato dal comunismo, una forma di alienazione che distraeva il popolo dall’impegno sociale e politico. Al contrario, un liberalismo che proponeva all’America Latina una modernizzazione che consisteva nell’imitare pedissequamente gli Stati Uniti criticava la pietà popolare come antiquata e anche come contraria alle buone regole dell’economia di mercato, perché portava a «sprecare» in feste e processioni denaro che avrebbe dovuto essere immesso nel normale circuito economico.

Successivamente però – spiegava in un’intervista del 2002 l’allora cardinale Bergoglio –, passata la doppia ubriacatura della teologia della liberazione d’impronta marxista e dell’illusione di una facile modernizzazione ultra-capitalista,  «si riuscì a guardare all’America Latina attraverso il dialogo con la sua propria tradizione culturale. E anche rispetto ai sistemi politici ed economici il bene che si aveva a cuore era l’insieme delle risorse religiose e spirituali dei nostri popoli, che si esprimono ad esempio nella religiosità popolare che già Paolo VI [1897-1978] aveva esaltato nella lettera apostolica “Evangelii nuntiandi” al n. 48.

L’esperienza cristiana non è ideologica. È segnata da una originalità non negoziabile. Che nasce dallo stupore dell’incontro con Gesù Cristo, dal meravigliarsi della persona di Gesù Cristo. E questo il nostro popolo lo mantiene, e lo manifesta nella pietà popolare. Tanto le ideologie di sinistra quanto questo imperialismo economico del denaro ora trionfante cancellano l’originalità cristiana dell’incontro con Gesù Cristo che tanti nel nostro popolo vivono ancora nella loro semplicità di fede».

«Nel cammino dell’Anno della fede – ha detto il Papa – sono contento di celebrare questa Eucaristia dedicata in modo speciale alle Confraternite: una realtà tradizionale nella Chiesa, che ha conosciuto in tempi recenti un rinnovamento e una riscoperta». Il Pontefice parte da un’affermazione forte che viene, appunto, dalla sua esperienza in America Latina: «la pietà popolare, di cui voi siete un’importante manifestazione è un tesoro che ha la Chiesa e che i Vescovi latinoamericani hanno definito, in modo significativo, come una spiritualità, una mistica, che è uno “spazio di incontro con Gesù Cristo”». E celebra l’esperienza dei confratelli: «nei secoli le Confraternite sono state fucine di santità di tanta gente che ha vissuto con semplicità un rapporto intenso con il Signore».

Papa Francesco, spesso attento in questi primi mesi di pontificato a sottolineare la sua continuità con il predecessore, ricorda alla confraternite che Benedetto XVI ha chiesto che la pietà popolare – che non va mai disprezzata né trascurata – sia verificata con riferimento a tre parole chiave: evangelicità, ecclesialità e missionarietà. Anzitutto, dunque, evaneglicità. Nel Vangelo del giorno Gesù nel contesto dell’Ultima Cena «confida agli Apostoli i suoi ultimi pensieri, come un testamento spirituale, prima di lasciarli». Insiste dunque sull’essenziale: «chi ama il Signore Gesù accoglie in sé Lui e il Padre e grazie allo Spirito Santo accoglie nel proprio cuore e nella propria vita il Vangelo. Qui ci è indicato il centro da cui tutto deve partire e a cui tutto deve condurre: amare Dio, essere discepoli di Cristo vivendo il Vangelo».

«Evangelicità» significa mettere al centro della pietà popolare Gesù Cristo. Tutto il resto è importante, ma solo il Signore è essenziale. «Attingete sempre a Cristo, sorgente inesauribile, rafforzate la vostra fede, curando la formazione spirituale, la preghiera personale e comunitaria, la liturgia. Camminate con decisione verso la santità; non accontentatevi di una vita cristiana mediocre, ma la vostra appartenenza sia di stimolo, anzitutto per voi, ad amare di più Gesù Cristo».

Anche l’altra lettura della domenica, tratta dagli Atti degli Apostoli, attira l’attenzione sull’«essenziale». «Nella Chiesa nascente ci fu subito bisogno di discernere ciò che era essenziale per essere cristiani, per seguire Cristo, e che cosa non lo era». Il primo Concilio, a Gerusalemme, dove si convenne che ai pagani convertiti non era necessario imporre l’osservanza della legge ebraica, «fu un’occasione provvidenziale per capire meglio che cosa è essenziale, cioè credere in Gesù Cristo morto e risorto per i nostri peccati, e amarsi come Lui ci ha amati». Ma, aggiunge il Papa, «notate come le difficoltà furono superate non al di fuori, ma nella Chiesa».

Ecco il secondo elemento della corretta pietà popolare sottolineato già da Benedetto XVI: l’ecclesialità. «La pietà popolare è una strada che porta all’essenziale se è vissuta nella Chiesa in profonda comunione con i vostri Pastori». Papa Francesco cita un testo che gli è caro, il «Documento di Aparecida» del 2007, dove « i Vescovi latinomericani hanno scritto che la pietà popolare di cui siete espressione è “una modalità legittima di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa”». «È bello questo! – commenta il Pontefice – Una modalità legittima di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa. Amate la Chiesa! Lasciatevi guidare da essa! Nelle parrocchie, nelle diocesi, siate un vero polmone di fede e di vita cristiana, un’aria fresca!». La Chiesa ha a cuore la sua unità, che non è però uniformità. Comprende «una grande ricchezza e varietà di espressioni in cui tutto è ricondotto all’unità; la varietà ricondotta all’unità e l’unità è l’incontro con Cristo».

Infine, la terza caratteristica della buona pietà popolare: la missionarietà. «Voi - ha affermato il Papa – avete una missione specifica e importante, che è quella di tenere vivo il rapporto tra la fede e le culture dei popoli a cui appartenete, e lo fate attraverso la pietà popolare». Quando portate in processione il crocefisso, ha detto Papa Francesco ai membri delle confraternite, «non fate un semplice atto esteriore; voi indicate la centralità del Mistero Pasquale del Signore, della sua Passione, Morte e Risurrezione, che ci ha redenti, e indicate a voi stessi per primi e alla comunità che bisogna seguire Cristo nel cammino concreto della vita perché ci trasformi». Quando manifestate con gesti pubblici la devozione alla Vergine Maria, «voi indicate la più alta realizzazione dell’esistenza cristiana, Colei che per la sua fede e la sua obbedienza alla volontà di Dio, come pure per la sua meditazione della Parola e delle azioni di Gesù, è la discepola perfetta del Signore».

La pietà popolare sa che la fede non può essere solo intellettuale. Le sue forme «coinvolgono i sensi, gli affetti, i simboli delle diverse culture». La pietà popolare aiuta a trasmettere la fede «alla gente, e specialmente alle persone semplici, a coloro che nel Vangelo Gesù chiama “i piccoli”». Papa Francesco cita ancora il «Documento di Aparecida» per valorizzare, in particolare, i pellegrinaggi: «il camminare insieme verso i santuari e la partecipazione ad altre manifestazioni della pietà popolare, portando con sé anche i figli e coinvolgendo altre persone, è in se stesso un’azione di evangelizzazione». E commenta: «Quando voi andate ai santuari, quando portare la famiglia, i vostri figli, voi state facendo proprio un’azione di evangelizzazione». Tornando ai temi preferiti del suo Magistero, il Papa vuole che i membri delle confraternite siano «missionari dell’amore e della tenerezza di Dio! Siate missionari della misericordia di Dio, che sempre ci perdona, sempre ci aspetta, ci ama tanto!».

Guidati dalle «tre parole» di Benedetto XVI per loro – evangelicità, ecclesialità, missionarietà – quegli organizzatori della pietà popolare che sono i membri delle confraternite potranno infine sentirsi pellegrini verso «quel santuario tanto bello, la Gerusalemme del Cielo. Là non c’è più alcun tempio: Dio stesso e l’Agnello sono il suo tempio; e la luce del sole e della luna cedono il posto alla gloria dell’Altissimo».