In Corea del Sud è crisi demografica
Il paese ha il tasso di natalità più basso del mondo e c’è preoccupazione per le conseguenze economiche e sociali se la tendenza in atto fosse destinata a consolidarsi
Nel 2020 la Corea del Sud ha registrato il tasso di fertilità più basso del mondo: lo 0,84 nel terzo trimestre del 2020, inferiore all’1,00 su base annua. È molto meno del 2,1 necessario a compensare il tasso di mortalità. Inaspettatamente, è la prima volta che il numero dei nuovi nati risulta inferiore a quello dei deceduti da quando nel 1953 il paese ha incominciato a raccogliere sistematicamente dati sulla popolazione e sugli andamenti demografici. Complessivamente nel 2020 le nascite sono state 275.815, 10,65 per cento in meno rispetto al 2019, e i morti sono stati 307.764, 3,1 per cento in più rispetto al 2019. Le proiezioni ufficiali avevano indicato in media la nascita di 297.000 bambini all’anno tra il 2020 e il 2025. Il declino è iniziato da diversi anni e i dati più recenti accrescono le preoccupazioni delle autorità coreane che temono gli effetti negativi della denatalità sia sull’economia, in termini di carenze di manodopera, che sul sistema assistenziale e sulla spesa pubblica in generale. Le politiche occupazionali in Corea non incoraggiano le donne a diventare madri, molte aziende non concedono congedi parentali. Il costo della vita e in particolare quello degli immobili fanno sì che molte giovani coppie esitino a formare una famiglia. A dicembre il presidente della repubblica Moon Jae-in ha annunciato diverse iniziative per aiutare le coppie e incentivarle ad avere figli. Dal prossimo anno ogni bambino che nasce riceverà un bonus pari a circa 1.500 euro e un contributo mensile di circa 225 euro nel primo anno d’età. Nel 2025 l’incentivo mensile sarà portato a 375 euro. La Chiesa cattolica si è attivata invece su un altro piano, quello dei valori, convinta che la denatalità sia una delle conseguenze di una concezione della vita basata, spiega monsignor Lazzaro You Heung-sik, vescovo di Daewjeon, su “materialismo, invidia, competizione egoista. È invece necessaria una vita di comunità, l’amore reciproco come comandamento nuovo” e la volontà di vivere una “vita cristiana concreta”. Negli ultimi 20 anni i cattolici sono aumentati del 48,6 per cento. L’incremento di recente è rallentato molto, ma continua. La comunità dei fedeli è passata dai 3,9 milioni del 1999 agli oltre 5,6 milioni del 2018.