Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Caterina d’Alessandria a cura di Ermes Dovico
Svipop
a cura di Riccardo Cascioli
Africa

In Angola le mine antiuomo continuano a fare paura

Nonostante l’impegno internazionale restano da bonificare 1.435 campi minati. Ogni anno decine di persone muoiono e vengono ferite dalle esplosioni

 

Svipop 24_10_2020

In Africa le guerre di liberazione sono state anche guerre tribali. L’Angola non fa eccezione. Nel 1975 il paese ha ottenuto l’indipendenza dopo una guerra iniziata nel 1961 solo per piombare in una feroce guerra civile combattuta da 3 gruppi armati espressione di tre etnie: Mpla e Unita, i due più forti, e Fnla. La guerra è finita nel 2002 in seguito alla morte del leader dell’Unita, Jonas Savimbi, ucciso durante una operazione militare. Si stima che il conflitto abbia causato almeno mezzo milione di morti e quattro milioni di profughi. Tutte le forze in guerra hanno usato mine antiuomo per difendere le rispettive basi. Ne hanno piazzate

dentro e intorno alle città e in prossimità di infrastrutture come aeroporti, stazioni di approvvigionamento idrico, tralicci elettrici e ponti. Si calcola che ne siano state sotterrate da 10 a 15 milioni. Subito dopo la fine della guerra è iniziata una complessa e costosa opera di sminamento non ancora ultimata. Lo scorso anno il governo angolano ha annunciato che grazie al generoso contributo internazionale 100 mila chilometri di strade e 1.858 campi infestati dagli esplosivi (il 54 per cento del totale) sono stati bonificati rendendovi possibile la ripresa delle attività economiche. Tuttavia restano ancora da liberare 1.435 campi. Si ritiene quindi che l’obiettivo di dichiarare l’Angola “paese libero dalle mine” entro il 2025 difficilmente potrà essere raggiunto. Le mine nel frattempo continuano a fare vittime. Quelle sopravvissute, ma con menomazioni, sono almeno 80.000 e ogni anno se ne aggiungono decine. Con oltre 145 milioni di dollari, gli Stati Uniti sono tra i paesi che maggiormente hanno contribuito all’opera di bonifica. Il loro programma di sminamento iniziato nel 1995 si propone di rendere sicuri più di 4,2 milioni di chilometri quadrati di terre.