In alto e in basso
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. (Gv 3,13-17)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». (Gv 3,13-17)
Non so quanto tempo i cristiani hanno impiegato per farsi identificare attraverso il Crocifisso e il segno di croce. La croce: una sconfitta, una ignominia. Anche se l’evangelista Giovanni fin da subito parla della croce come innalzamento e glorificazione del Figlio dell’Uomo Gesù. I cristiani seguono piuttosto la linea di Paolo, che vede nella croce l’annientamento del Signore. Eppure proprio Paolo è il primo a ‘gloriarsi’ della Croce. Che cosa prevale dunque? Prevale l’amore a Cristo, Crocifisso e Risorto, abbassato o innalzato.