Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
IL LIBRO

Immortale odium, alle origini della cristianofobia

La lettura del romanzo di Rino Cammilleri rivelerà quando, dove e come è cominciata l’autentica guerra contro il cattolicesimo. Una guerra intensificatasi molto tempo fa, e che vide uno dei suoi principali campi di battaglia proprio in Italia, proprio a Roma - il cuore della cristianità - nel corso dell’Ottocento.

Cultura 11_01_2019

Ogni giorno assistiamo a episodi di quella che viene giustamente definita cristianofobia. L’odio e la discriminazione nei confronti del cristianesimo e dei cristiani. Per chi ingenuamente pensasse che questo fenomeno sia recente, che sia conseguenza dell’estremismo islamista o di ideologie anticristiane dell’ultimo secolo, la lettura di un romanzo rivelerà quando, dove e come è cominciata questa autentica guerra contro la Chiesa, contro il cattolicesimo. Una guerra intensificatasi molto tempo fa, e che vide uno dei suoi principali campi di battaglia proprio in Italia, proprio a Roma - il cuore della cristianità - nel corso dell’Ottocento.

Il cosiddetto Risorgimento italiano fu visto da determinati ambienti politici e culturali come la grande occasione per sbarazzarsi del retaggio cristiano, sostituendolo con una sorta di paganesimo, di culto idolatrico civile. “Fare gli italiani” significò il tentativo di riforgiare un popolo come ferro sull’incudine, scrollandogli di dosso l’indole pacifica del contadino devoto e baciapile e trasformarlo in un guerriero spietato, degno erede dei legionari di Cesare.

Il libro in questione è firmato da Rino Cammilleri, che alle soglie dei settant’anni non finisce ancora di stupirci e di regalarci nuovi frutti del suo ingegno. Da oltre trent’anni fa saggistica, soprattutto apologetica, e almeno un paio di generazioni hanno avuto la fortuna, grazie ai suoi libri, di vedersi aprire gli occhi sulle realtà storiche nascoste. Ma oltre a testi agiografici, storici, apologetici, Cammilleri ha una ragguardevole produzione narrativa. Qui egli ha fatto in modo di colmare -almeno in parte - una lacuna della cultura cattolica contemporanea: la narrativa, appunto. Tutti ammiriamo e decantiamo i grandi romanzieri cattolici, da Chesterton a Tolkien, da Bruce Marshall a Bernanos e tanti altri, ma poi si scrivono e si pubblicano quasi solo saggi.

Lo scrittore siciliano non ha avuto timore di cimentarsi nel romanzo, e i risultati sono sempre stati eccellenti. L’Inquisitore è uno straordinario giallo medievale che non ha niente da invidiare a qualche celebratissimo polpettone poi diventato film; Sherlock Holmes e il misterioso caso di Ippolito Nievo è un esempio di “fantastoria” dove il celebre detective di Baker Street veniva coinvolto nelle torbide vicende risorgimentali. Ora Cammilleri ci regala questo libro appassionante e inquietante, scritto col gusto di raccontare la storia attraverso un plot narrativo “giallo: Immortale Odium, pubblicato per i tipi della casa editrice Gondolin.

La vicenda è ambientata nella Roma del 1881: la Rivoluzione risorgimentale ha trionfato, Roma è sabauda e italiana, e il papa chiuso in Vaticano. Non basta: un gruppo di fanatici anticlericali attaccano di notte il corteo funebre di papa Pio IX cercando di buttare la salma nel Tevere (un fatto vero). Assolti dalla magistratura, vengono addirittura premiati dalla massoneria con una medaglia la cui incisione evoca l’«immortale odium» per il papato. Poi, tutti ben sistemati nella società liberale, cominciano a venire uccisi uno dopo l'altro da un misterioso gruppo, «I sette Maccabei», e partono due inchieste: una da parte del ministero degli Interni (il ministro è direttamente interessato in quanto è stato uno dei partecipanti all’assalto) e una dalla Santa Sede, che vede indagare un ex poliziotto ora prete, don Gaetano Alicante. Verrà alla luce un mistero scandaloso, legato alle vicende della Repubblica Romana di Mazzini, tra inseguimenti e società segrete, cunicoli sotterranei e ville esoteriche, esorcismi e antiche sette.

Qualcuno ha scritto che la Storia è una questione di punti di vista e il fatto che, a soli 150 anni dalla proclamazione del Regno d’Italia, il mito risorgimentale abbia perso mordente e debba essere rilanciato.

Rino Cammilleri invece ci racconta che le cose andarono anche peggio di quello che ci è stato detto nelle pagine “ufficiali”. E non lo fa non con un saggio come tanti altri che sono stati meritoriamente scritti a proposito del Risorgimento, e che purtroppo hanno avuto circolazione in ambiti ristretti, anche per colpa della censura della cultura dominante. Lo fa con un romanzo appassionante e avvincente. E come diceva Giovannino Guareschi: «Il che è bello e istruttivo».