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Immigrazione illegale, la fermezza del Regno Unito

Il Regno Unito ha iniziato a respingere gli immigrati illegali che arrivano sulla costa della Manica, dalla Francia. Proteste da parte di Parigi e delle Ong come Amnesty International. Ma pochi fra gli emigranti sono richiedenti asilo. E per questi ultimi esistono alternative rispetto alla pericolosa traversata nelle mani di trafficanti.

Editoriali 10_09_2021
Emigranti alle soglie dell'Eurotunnel

La Gran Bretagna è determinata a impedire l’arrivo di altri emigranti illegali dalla Francia, attraverso il canale della Manica. Soltanto nell’ultima settimana più di 1.500 persone hanno tentato la traversata. Secondo il Ministero dell’interno la guardia costiera ha soccorso o intercettato in acque territoriali inglesi 456 persone in 17 interventi il 7 settembre e 301 in nove interventi il giorno successivo. Nel frattempo le autorità francesi hanno effettuato 18 operazioni impedendo a 628 persone di raggiungere il Regno Unito.

Dall’inizio del 2021 più di 12.600 emigranti illegali hanno raggiunto le coste inglesi. Il comandante del programma di contrasto ai viaggi clandestini nel canale, Dan O’Mahoney, sostiene che i suoi uomini sono riusciti a fermare oltre 10mila persone, hanno effettuato quasi 300 arresti e hanno ottenuto 65 condanne. Il governo britannico ha quindi deciso di usare ogni mezzo a sua disposizione contro il traffico di uomini. A questo scopo sono state sperimentate e valutate una serie di opzioni legali e sicure per costringere le imbarcazioni clandestine a invertire la rotta e a tornare in Francia. Adesso gli agenti della guardia di frontiera stanno ultimando l’addestramento durato mesi alle nuove tattiche messe a punto che potranno essere impiegate solo in determinate e specifiche circostanze, approvate caso per caso dal ministro dell’interno Priti Patel. “Dal momento che i rischi legali e per la sicurezza dei passeggeri sono elevati – spiega la Bbc il 9 settembre citando fonti governative – le autorità della guardia di frontiera hanno chiesto al ministro Patel il suo sostegno personale ai comandanti che devono decidere se ricorrere alla nuova tattica e questo vuol dire che il ministro dovrà essere sempre raggiungibile telefonicamente dalle imbarcazioni della guardia di frontiera”.

La Francia, che è stata informata delle decisioni del governo britannico durante un incontro tra il ministro Patel e il suo omologo francese Gérald Darmanin, svoltosi l’8 settembre, non è d’accordo. Sostiene che respingere le imbarcazioni viola le leggi marittime internazionali secondo le quali chi rischia di perdere la vita in mare deve essere soccorso.

Gran parte delle acque del canale della Manica sono acque territoriali dei due Paesi, salvo una stretta striscia centrale. Londra rimprovera a Parigi di non fare abbastanza per fermare le imbarcazioni nelle proprie acque territoriali nonostante che a luglio i due Paesi abbiano raggiunto un accordo per limitare il numero degli emigranti attraverso il canale, in base al quale la Gran Bretagna si era impegnata a corrispondere alla Francia 54,2 milioni di sterline per rafforzare la vigilanza, ad esempio raddoppiando le proprie pattuglie.

Parigi replica ammonendo che le tattiche di respingimento possono avere un impatto negativo sulla cooperazione tra i due Paesi. “Il fatto è che dobbiamo monitorare da 300 a 400 chilometri di coste giorno e notte – si scusa il deputato di Calais, Pierre-Henri Dumont – è assolutamente impossibile mettere degli agenti di polizia ogni cento metri”. Anche Amnesty International disapprova vivamente l’iniziativa. Dice che la gente ha diritto di chiedere asilo in Gran Bretagna e “fa viaggi pericolosi affidandosi a organizzazioni di contrabbandieri di uomini perché non esistono alternative sicure”.

Ma non sarà questo argomento a far cambiare idea alla Gran Bretagna. Non è vero infatti che non esistano alternative sicure: l’Alto commissariato Onu per i rifugiati è operativo in almeno 128 Stati e assiste, a partire dall’identificazione e dalla presentazione di richiesta di asilo, oltre 20 milioni di rifugiati e 3,1 milioni di richiedenti asilo e alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati hanno aderito 146 Stati. Inoltre la gente ha diritto di chiedere asilo, ma dovrebbe farlo solo chi effettivamente ne ha bisogno. Invece, come succede in Italia, Spagna, Grecia e in altri Paesi europei, anche in Gran Bretagna gli emigranti illegali che riescono a sbarcare chiedono asilo, ma la maggior parte di loro lo fa per non essere rimpatriata. Non sono profughi e all’esame delle commissioni preposte le loro richieste risultano irricevibili.

Anche per questo il governo britannico a luglio ha avviato l’iter per una nuova legge sull’immigrazione da proporre al Parlamento. Il ministro Patel ha anticipato che si vogliono introdurre accuse penali per gli emigranti che “deliberatamente” arrivano in Gran Bretagna senza permesso e pene detentive fino all’ergastolo per gli “ignobili criminali” che gestiscono i viaggi illegali. Inoltre la legge prevede la creazione di centri di accoglienza per richiedenti asilo sull’isola di Ascensione, nell’oceano Atlantico, a quasi 7mila chilometri dalla Gran Bretagna.

Un provvedimento analogo è stato approvato dal parlamento della Danimarca a giugno. Con la nuova legge in materia di immigrazione le richieste di protezione internazionale devono essere presentate in centri situati al di fuori del territorio danese e dell’Unione Europea dove verranno esaminate. Il Paese in cui sorgeranno quei centri provvederà all’espulsione degli emigranti le cui richieste saranno respinte e a ospitare quelli che otterranno protezione internazionale.

In Grecia da quasi cinque anni i richiedenti asilo sono ospitati nel territorio nazionale, ma su alcune isole e hanno il diritto di andare sulla terra ferma solo se ottengono lo status di rifugiato. Sembra che per dissuadere gli emigranti illegali funzioni. Nel 2015 sono arrivati in Grecia 861mila emigranti. Nel 2016 il numero è sceso a circa 177mila e da allora non ha fatto che diminuire. Dall’inizio del 2021 in Grecia sono arrivate  2.077 persone via mare e 3.487 via terra, mentre in Italia ne sono sbarcate 40.815.