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DOPO IL VOTO TEDESCO

Il voto tedesco distrugge le larghe intese

Il magro risultato della Merkel nelle elezioni tedesche distrugge l'ambizione di fare un governo di larghe intese anche in Italia, con un programma europeista e in grado e emarginare le estreme. Il voto in Germania, al contrario, rafforza il morale della Lega Nord e anche del Movimento 5 Stelle.

Editoriali 26_09_2017
Altri tempi: Berlusconi e la Merkel

Gli esiti del voto tedesco sono destinati ad avere riflessi anche sul futuro della politica italiana. Le forze europeiste escono complessivamente indebolite in Germania, considerato che la Merkel ha vinto ma perdendo tantissimi voti, e che i socialdemocratici di Schulz hanno registrato il loro peggior risultato degli ultimi anni. Salgono, invece, le forze di estrema destra, destinate a giocare un ruolo decisivo nella formazione dei nuovi assetti della politica tedesca. La cancelliera, al suo quarto mandato, sarà costretta a formare un governo con liberali e verdi, alleati inconsueti, che su molti temi hanno posizioni molto distanti dalle sue. Si prevedono dunque scintille, con i populisti, molto forti in Parlamento, pronti a gettare benzina sul fuoco.

Questa probabile instabilità a Berlino non potrà non indebolire chi, in Italia, aveva puntato tutto sulla vittoria della Merkel e/o di Schulz, al fine di riprodurre lo scenario uscente, con una grande coalizione europeista simile a quella che regge da anni il governo italiano. Le urne tedesche hanno bocciato quel modello, e ora sia Gentiloni che Renzi che Berlusconi si rendono conto che una grande alleanza per arginare i populisti e le forze anti-europeiste potrebbe non avere i numeri neppure in Italia.

L’Afd, di estrema destra, antieuropeista e xenofobo, è diventato il terzo partito della Germania, e c’è da scommettere che farà un’opposizione feroce al nuovo governo, mentre in Italia lo scenario potrebbe essere ancora più frantumato e incerto, stante la presenza di molteplici sigle sia al centro che a sinistra.

Se non si troverà un’intesa sulla nuova legge elettorale, ma anche se il Rosatellum 2.0 dovesse passare, un accordo ampio tra tutte le forze europeiste potrebbe non raggiungere e superare il 50% dei consensi necessari per governare. Si creerebbe una situazione di stallo simile a quella che in Spagna ha riportato il Paese alle urne a distanza di pochi mesi.

Normale che Matteo Salvini esulti per il voto tedesco, che indebolisce il disegno berlusconiano filo-Partito popolare europeo e sembra suggerire all’ex Cav di rispolverare e consolidare l’idea di un centrodestra unito sul modello Liguria, Veneto e Lombardia. C’è da dire, però, che in quelle tre regioni solo Giovanni Toti è di Forza Italia, e peraltro rappresenta nel suo partito l’ala più filo-leghista. I governatori Maroni e Zaia sono invece del Carroccio e quindi gli azzurri, pur avendo sulla carta gli stessi voti della Lega se non addirittura qualcuno in più, non hanno un’adeguata rappresentanza. E rischiano di non averne neppure nel prossimo Parlamento in caso di voto con il Rosatellum 2.0, visto che al nord, nei collegi nei quali il centrodestra è più forte, prevale la forza della Lega.

A consolidare le posizioni di Lega e Fratelli d’Italia all’interno della coalizione di centrodestra potrebbero essere anche le elezioni siciliane, qualora decretassero la vittoria di Musumeci, candidato fortemente voluto da Salvini e Meloni, e più che altro subìto da molti berlusconiani.

Berlusconi sa che, in caso di successo leghista alle politiche, sarebbe difficile trattare con Renzi per le larghe intese. Ecco perché sperava in un largo successo della Merkel, che rilanciasse il disegno europeista e ridimensionasse i populisti.

Il voto in Germania rigenera in Italia anche le ambizioni dei Cinque Stelle, che appaiono addirittura filo-europeisti rispetto all’Adf, autodichiarandosi “un argine contro i populismi”. D’altra parte la rabbia verso le politiche europeiste in materia di immigrazione ha certamente giocato un ruolo nelle scelte degli elettori tedeschi e non è detto che non lo giochi anche in quelle degli elettori italiani.

Gentiloni ha fatto buon viso a cattivo gioco e, pur non nascondendo la parziale delusione per il voto tedesco, ha rilanciato l’idea di una stretta collaborazione tra Italia, Germania e Francia per rafforzare il fronte europeista. Parole destinate, però, a rimanere sulla carta, considerato che anche Macron a Parigi inizia ad avere i suoi problemi e, dopo aver vinto le elezioni legislative e presidenziali, ha già subìto una battuta d’arresto nel voto dei grandi elettori per rinnovare la metà del Senato.

In definitiva la parziale vittoria della Merkel non mette in alcun modo in sicurezza il disegno europeista, anzi rende le prossime politiche italiane uno snodo ancor più fondamentale per il futuro del Vecchio Continente. Una vittoria dei Cinque Stelle e una loro eventuale alleanza con la Lega determinerebbe una virata sostanziale delle politiche europee verso posizioni assai diverse da quelle attuali.