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AGUER/ARGENTINA

Il vescovo tuona: “Stato autoritario e assurdità episcopali”

“Assurdità dei vescovi che restano impunite e un governo autoritario che sospende la libertà con metodi autoritari”. Il vescovo argentino Hector Aguer è intervenuto durante questo periodo di pandemia, che in Latinoamerica sta conoscendo il suo momento più drammatico in termini di morti. Anche in Argentina, dove sta arrivando l’inverno, si stanno verificando le limitazioni alla libertà (di movimento, di pensiero, di culto) che hanno caratterizzato – e per certi versi caratterizzano – il lockdown in Italia.

Libertà religiosa 12_06_2020

“Assurdità dei vescovi che restano impunite e un governo autoritario che sospende la libertà con metodi autoritari”. Il vescovo argentino Hector Aguer è intervenuto durante questo periodo di pandemia, che in Latinoamerica sta conoscendo il suo momento più drammatico in termini di morti. Anche in Argentina, dove sta arrivando l’inverno, si stanno verificando le limitazioni alla libertà (di movimento, di pensiero, di culto) che hanno caratterizzato – e per certi versi caratterizzano – il lockdown in Italia.

Ma a Mar del Plata, dove Aguer è stato ordinario prima di raggiungere la pensione, c’è un vescovo che sta denunciando a differenza di quelli europei che sono stati spesso accomodanti con gli arbitri del governo e le cessioni della Chiesa.

Aguer – che nel suo Paese ha una brillante attività pubblicistica - ha scritto una nota definita già da titolo “scomoda”.

E scomoda lo è davvero dato che ha iniziato denunciando che lo “Stato argentino si caratterizza per una genetica inclinazione all’autoritarismo che con facilità si sta incamminando nel totalitarismo”. Secondo il vescovo “stiamo vivendo ai margini della Costituzione Nazionale, governati autoritariamente da un esecutivo mediante “decreti di necessità e urgenza” e né il Congresso, né la Giustizia funzionano normalmente in questa quarantena”.

Aguer non si riferisce ad una mera sospensione temporanea delle attività, ma a una vera e propria sospensione della vita democratica che si verifica attraverso metodi da “giustizia rivoluzionaria” e tecniche da “ladri di galline”. Ripetiamo: si tratta di osservazioni che potrebbero essere fatte anche per quanto accade in Italia, ma che nessun vescovo fino ad ora si era mai sognato di denunciare.

Ma per quanto riguarda le critiche al governo Fernandez, accolto recentemente come “uno di casa” in Vaticano, il vescovo emerito ha detto di parlare a titolo personale, come privato cittadino. Ha impegnato invece la sua autorità di vescovo per la seconda parte del suo discorso, relativa a quelle che definisce “le limitazioni imposte alla libertà di culto”. “Con quale autorità lo Stato proibisce la vita religiosa del popolo e decide se si possono aprire o no le chiese, celebrare o no il culto divino?”. È la domanda della domanda, che ci continuiamo a porre anche qui in Italia, ma alla quale non è ancora stata data alcuna risposta.

Aguer si riferisce non solo alle incursioni nel potere spirituale da parte dell’autorità politica, ma anche ad “alcune assurdità che ho sentito pronunciare impunemente da pastori della Chiesa, espressioni che lasciano di stucco e che diffondendosi renderebbero evidente il punto di decadenza a confusione – e disgrazia – del popolo di Dio”.

Aguer dice di provare grande dolore e pena per tre modi di pensare che si verificano in Argentina. Il primo sono le dichiarazioni di un vescovo che ha detto che non si può ricevere la Santa Comunione fuori dalla Messa “perché l’Ostia consacrata non è una pastiglia di Redoxon (una nota marca di Vitamina C argentina ndr.)”: “Dichiarazione piena di errori”, ha detto Aguer “di un confratello che non conosce la dottrina cattolica sull’Eucarestia”. L’altra “affermazione inaccettabile” è giustificare l’uso delle chiese per scopi sociali e non per il culto: “In questi tempi di quarantena e pandemia, la pietà cristiana, la devozione, non è la Messa, ma il servizio sociale. E questo in piena coerenza con gli abusi di uno Stato autoritario; di fatto qui i templi non possono aprirsi al culto di Dio per la adorazione, mentre si può aprirli per distribuire alimenti o effettuare vaccini. Credo che l’errore sia opporre il culto divino al servizio sociale quando in realtà il secondo deve trarre dal primo, come fonte, l’ispirazione e la forza, che è la carità”.

E, citando il cardinal Sarah nell’ultimo libro ha ricordato che ci sono vescovi che “preoccupati dei risultati umani del loro ministero trascurano l’adorazione e non trovano tempo per Dio perché di Dio hanno perso il senso”.

Il terzo problema ecclesiale, Aguer lo identifica nello sminuire il precetto della Festa domenicale, considerato ormai secondario: “I comandamenti sono chiari: non si può dispensare il precetto arbitrariamente e per principio”, ha detto riferendosi al fatto che, con la pandemia i vescovi hanno sospeso il precetto sine die. La decisione però è controversa perché va armonizzata con il rispetto del III Comandamento e non intesa come un tana liberi tutti come invece viene inteso da moltissimi.

In conclusione, Aguer ha notato come la situazione politica sia diversa in un paese come gli Stati Uniti dove addirittura il presidente Donald Trump ha rivolto una esortazione pubblica a pregare “teologicamente impeccabile”.