Il vescovo e il Credo
Spettabile Redazione, sono rimasto molto addolorato, ma ahimè non sorpreso, che il vescovo di Pinerolo abbia rinunciato a pronunciare il “Credo” durante la santa Messa dell’Epifania da lui presieduta. Da parte mia mi limito a tre riflessioni...
Spettabile Redazione,
sono rimasto molto addolorato, ma ahimè non sorpreso, che il vescovo di Pinerolo abbia rinunciato a pronunciare il “Credo” durante la santa Messa dell’Epifania da lui presieduta.
Infatti, la decisione del vescovo di Pinerolo segue la stessa logica di papa Francesco di non benedire coloro che partecipano a incontri con lui, per di più, se non sbaglio, anche all’interno del Vaticano.
La ragione addotta è sempre la stessa: un falso rispetto nei confronti dei non cattolici eventualmente presenti.
È, a ben vedere, la stessa addotta dai laicisti per giustificare la soppressione dei simboli religiosi - quali i crocifissi - nei luoghi pubblici.
Da parte mia mi limito a tre brevi riflessioni.
Prima riflessione: a Medjugorje, Maria avrebbe affermato che, dopo il Padre Nostro, la preghiera più importante sia proprio il “Credo”. Quindi preghiamo per questi pastori sviati e svianti perché eliminandolo si caricano non solo di un peccato personale di grave omissione ma anche di un peccato di scandalo per il gregge che li ha quali vescovi.
Seconda riflessione: la parola vescovo deriva dal greco e significa “sorvegliante”. Cosa devono sorvegliare i vescovi? Devono vigilare che il deposito della fede, di cui il “Credo” è parte centrale, sia trasmesso integralmente così come da noi ricevuto, gratuitamente (e quindi immeritatamente) per noi ma che è costato la testimonianza del Sangue del Figlio di Dio e dei santi. Quindi il vescovo che non conferma il gregge nella Fede, per dirla con san Paolo in modo umanamente “opportuno” e “inopportuno”, collabora con il demonio rischiando di rendere inutile il Sangue di Cristo e dei santi per la Salvezza Eterna di alcuni.
Terza riflessione: con l’ordinazione a vescovi si diventa successori degli apostoli e dunque degli inviati di Cristo agli uomini di cui si è contemporanei per propagare il Vangelo e la sana dottrina, battezzando tutte le genti che lo richiedono nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Del resto la parola “Messa” deriva da “Missione”. Se, persino in un momento liturgico “forte” quale la santa Messa - per di più solenne come quella della festa dell’Epifania che ricorda la manifestazione quale Dio di Gesù Bambino a tutte le genti, compresi (guarda caso) i pagani e gli appartenenti alle altre religioni -, si rinuncia all’annuncio e alla nostra identità non so cosa resti del nostro dirci cristiani. Si è evidentemente diventati come sale scipito che – giustamente - è destinato ad essere calpestato dagli altri uomini.
Cordiali saluti e grazie per tutto il bene che fate.
Pierluigi Cerbai (Siena/Firenze)