"Il vaccino mi fa bruciare, soffro da mesi. A chi è come me dico: parlate"
Febbre costante, bruciori, scosse continue e un deperimento dei nervi che i medici ancora non riescono a spiegarsi. Il calvario di Alessia D’Arrigo che da Messina ha trovato il coraggio di raccontare in un video la sofferenza subita dopo la prima dose di Astrazeneca. "Secondo i medici è un'infezione dei capillari causata dalla proteina spike, sono stata malissimo e ancora oggi soffro, oltre a non avere diritto neanche al green pass. A chi mi cerca e mi racconta il dolore delle reazioni avverse da vaccino dico di parlare e di vincere la vergogna".
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Poco più di quarant’anni, sposata, due figli, una laurea in Scienze Naturali e l’insegnamento di Scienze degli Alimenti alle scuole superiori, finalmente nella propria terra messinese, dopo tanta fatica e tanti chilometri percorsi in tutta Italia. Una vita che sembrava finalmente stabilizzarsi, quella di Alessia D’Arrigo; ma poi è arrivato il vaccino. Quello efficace e sicuro.
Dopo tanta sofferenza, paura e smarrimento, Alessia, sostenuta dall’amico Daniele Zuccarello, ha infine deciso di parlare e di raccontare a tutti il suo calvario, che ancora non è finito. Lo ha fatto prima con un video e ora concedendo questa coraggiosa intervista a La Nuova Bussola Quotidiana.
Alessia, il suo coraggio alimenterà altro coraggio.
In effetti, pensavo di essere un caso unico e invece non lo sono.
Daniele: Dopo il video, sono stato contattato da tantissime persone con reazioni gravi al vaccino Pfizer. Alcuni anche con bruciature esterne. Mi ha contattato anche un'insegnante, alla quale hanno dato perfino l’Unzione degli Infermi: ti ho detto tutto.
Quando è iniziata questa “avventura”?
È iniziata martedì 9 marzo, quando ho fatto la prima e unica dose di Astrazeneca. Era circa mezzogiorno. Già nel pomeriggio mi è venuta la febbre a 38.5°C. Ho pensato ad una normale reazione al vaccino. Anche perché io non ho mai avuto nulla in vita mia; mai preso un antibiotico, non sono nemmeno un soggetto allergico. E infatti l’indomani ero già sfebbrata, ma avevo qualcosa di strano alla testa, un misto di annebbiamento e mal di testa. Parlando con un amico medico, gli confido questo strano malessere e, informato della vaccinazione, mi manda subito a fare dei prelievi per controllare la coagulazione.
Cosa è risultato?
Il lunedì seguente ho avuto gli esiti: avevo tutti i livelli della coagulazione sballati, soprattutto il D-dimero. Mi rivolgo subito al medico di famiglia, che mi prescrive l’eparina. Non appena faccio l’eparina, mi ricompare la febbre, 37.2°C, che non mi ha più lasciato, fino ad oggi. Sabato 20 marzo, erano circa le 22 - me lo ricordo benissimo -, ho incominciato a bruciare all’interno: tutto il petto e il braccio sinistro. Dei dolori atroci, come se mi stessero dando fuoco all’interno.
E che cos’ha fatto?
Mio marito decide di portarmi al pronto soccorso, dove mi fanno l’ECG e nuovi prelievi per controllare la coagulazione. Risultato: mi tolgono l’eparina, perché i valori erano rientrati, e mi mandano a casa, dicendomi che era una questione psicologica. Tra domenica e lunedì il bruciore diventa sempre più forte e si aggiungono dei dolori, come degli spilli, e dei crampi alla schiena e alle gambe. A volte mi facevo accendere l’asciugacapelli con l’aria fresca, per cercare di alleviare il dolore.
Di nuovo al pronto soccorso?
Esatto. Questa volta presso il Policlinico Universitario di Messina. Lì mi fanno quattro tamponi, mentre io non ce la facevo più per i dolori: mi sembrava che nel mio corpo accendessero tanti accendini, in contemporanea. Dopo otto ore, oltre ai tamponi, un solo prelievo e un antidolorifico, che non mi ha fatto nulla. Mi dimettono, dicendomi che si trattava di una lombosciatalgia e prescrivendomi del paracetamolo.
Non è possibile...
È tutto scritto nei referti. Riferisco al mio medico di famiglia, che liquida tutto come una questione psicologica e mi prescrive dei calmanti. A questo punto ne parlo con un altro medico, un pediatra, e mi suggerisce di rivolgermi ad un neurologo. Al Centro neurologico, non appena mi mettono gli aghi per l’elettromiografia, sono stata io a mandare la scossa... Mi hanno prescritto una RM all’encefalo e alla schiena, che ho dovuto fare privatamente, a mie spese, perché i tempi erano lunghissimi. Grazie a Dio, non c’erano lesioni.
E dunque, che cosa le hanno detto?
Hanno parlato di una polineurite, poi mi hanno spiegato che la guaina mielinica che ricopre i nervi della schiena e delle gambe si era bruciata. Ho dovuto fare una cura a base di cortisone e i bruciori piano piano sono andati via. Il problema è che la febbre persiste; i globuli bianchi erano alti, nonostante l’emocoltura avesse dato esito negativo. Ho fatto dei day-hospital nel reparto di malattie infettive, dove mi hanno controllato di tutto e di più: dalle malattie infettive a quelle autoimmuni, marker tumorali, reumatest, etc. Non mi hanno riscontrato nulla, eppure ho una VES e una PCR alte.
La sua è una storia incredibile. Ma non è la sola e non è neppure rara.
Dopo che ho fatto il video, ci sono state molte persone che mi hanno contattata chiedendo aiuto, perché stanno male. Io non faccio altro che dare il numero di quei medici che si sono resi disponibili ad aiutare me. Alcuni di questi medici mi hanno detto che potrebbe trattarsi di un’infiammazione dei capillari, causata dalla proteina spike, ma ancora nulla di certo. Ora intraprenderò questa strada.
Adesso come sta?
Oltre alla febbre, ho nelle gambe sempre la pelle d’oca e avverto brividi; così come sento il gelo nella colonna vertebrale. Però se mi tocca le guance, le braccia, io brucio.
I suoi problemi non sono però finiti, e non solo dal punto di vista della salute.
All’HUB vaccinale mi hanno detto che il ciclo vaccinale è concluso con l’esonero, ma non possono rilasciarmi il green pass, perché non ho due dosi di vaccino. Così, al numero 1500, dopo ore di attesa, mi propongono di fare la seconda dose con Pfizer o Moderna.
Come è cambiata la sua vita?
Premetto che non mi tocca più nessuno. Ho già dato abbondantemente: se facevo il Covid mi ero già sbrigata. E poi, ancora non so cos’è successo nel mio corpo, cosa ci hanno messo dentro. Morale della favola: non potrò andare al lavoro e mi sospenderanno. Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso; e così ho deciso: adesso parlo. Ero in perfetta salute e poi, per causa loro, non ho potuto più guidare, non potevo gestire i miei figli, non riuscivo a camminare e adesso non posso nemmeno andare al lavoro.
Che sensazione ha avuto da parte del mondo medico?
Al pronto soccorso, appena dicevo la parola “Astrazeneca”, c’erano medici che si allontanavano; chi non poteva andarsene, faceva finta di non sentire. Nessuno che mi dicesse: sì, è possibile che sia un problema collegato al vaccino. Per il mio ormai ex-medico di famiglia, il problema era nella mia testa, perché i vaccini sono sicuri. Questo almeno a marzo; forse adesso qualcuno inizia ad ascoltare.
I suoi colleghi?
A livello di colleghi e amici ho avuto il massimo della solidarietà. Chi mi conosce, sa che non esagero, e non sono fissata con la salute. Molti, dopo essermi venuti a trovare, non hanno fatto la seconda dose, perché sono rimasti impressionati dalle mie condizioni.
Daniele: Ieri mi ha chiamato un’altra insegnante giovanissima, che ha fatto Pfizer dopo l’obbligo del green pass per gli insegnanti, e ora ha una miocardite. Ma nessuno le crede. E anche lei, se non conclude il ciclo vaccinale, starà a casa. Qui è saltato veramente tutto.
Alessia, in ultimo, vorrebbe fare un appello alle persone che come lei hanno avuto reazioni gravi dopo la vaccinazione o ai medici che queste cose le vedono in continuazione, a farsi avanti?
Chi sta male, deve parlare. Bisogna arrivare ad avere dei medici che studino questi effetti avversi e inizino a darci una mano. Anche perché questi sono gli effetti, parlo per me, dei primi cinque mesi: ma cosa sappiamo di quel che succederà più avanti? Devono parlare tutte le persone che stanno male. Io ho atteso del tempo, un po’ per vergogna, un po’ perché pensavo di essere io la sfortunata. Ma da domenica ad oggi ho ricevuto più di mille messaggi di gente che sta malissimo. Dal momento che i medici non ci ascoltano, non denunciano, metteteci la faccia, come ce l’ho messa io. L’ultima cosa che avrei fatto nella mia vita è un video pubblico; ma sono disperata. Se lo facciamo tutti, cominceranno a prenderci in considerazione. Non potranno più dire che gli effetti collaterali sono inesistenti. Le faccio un esempio.
Prego.
Io ho avuto un amico che ha avuto due ictus. Ha fatto il vaccino il 2 marzo: due giorni dopo ha avuto il primo ictus; l’altro si è verificato a giugno. Gli ho detto: parlane; ma ha lasciato perdere, come se tanto le cose non si possano cambiare. Mai si è sentito come quest’anno, di persone giovani che muoiono nel sonno per un “malore”, o per incidenti stradali dovuti a un “malore”.