Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
JIHAD

Il terrorista tagiko catturato in Italia, segno che l'Isis è vicino

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Un altro terrorista arrestato in Italia, a Fiumicino. È il tagiko Ilkhomi Sayrakhmonzoda, jihadista dell'Isis-K, il gruppo terrorista in continua espansione dall'Afghanistan. L'Italia è un punto di snodo.

Attualità 10_04_2024
Carabinieri a Fiumicino (Imago Economica)

Euro in contanti e una taglia sulla testa per terrorismo islamico: questo è quanto emerso quando un individuo, con un passaporto ucraino e sotto il falso nome di Timor Settarov, proveniente dall'Olanda e diretto a Roma, è stato arrestato all'aeroporto di Fiumicino. Un viaggio che ha scatenato una caccia serrata ai suoi contatti italiani e ha dato il via a un'indagine delicata. «Siamo molto curiosi di capire cosa era venuto a fare a Roma», hanno dichiarato gli investigatori della Digos di Roma, mentre si concentrano sul caso di Ilkhomi Sayrakhmonzoda, un tagiko di 32 anni definito "membro attivo dell'Isis". L'uomo è stato fermato nella mattinata di lunedì mentre si apprestava a salire su un treno diretto verso la Capitale, con le manette che sono scattate grazie a una "red notice" dell'Interpol, richiesta dal Tagikistan. Questo perché Sayrakhmonzoda si era arruolato nelle fila dello Stato Islamico nel 2014 e aveva combattuto in Siria, con un precedente arresto anche in Belgio.

L'individuo, descritto come un uomo tagiko con capelli corti, barba, indossante jeans, maglietta bianca e sneakers, è atterrato a Fiumicino da Eindhoven, nei Paesi Bassi, alle 11:45, sotto falsa identità. Gli agenti hanno rilevato le sue impronte digitali e hanno scoperto la sua vera identità, conducendo poi ulteriori indagini. Nonostante i suoi movimenti siano stati monitorati all'aeroporto, Sayrakhmonzoda si era diretto da solo verso il treno che dall’aeroporto di Fiumicino arriva alla stazione ferroviaria di Roma Termini, ma è stato fermato e arrestato dagli agenti dell’antiterrorismo. Durante la perquisizione sono stati sequestrati il suo cellulare e circa duemila euro in contanti.

La nazionalità del detenuto, in un momento di elevata tensione a causa dei conflitti in corso, ha richiamato l'attenzione sul gruppo terroristico che ha colpito alla Crocus Hall di Mosca il 22 marzo scorso, un attentato rivendicato dall'Isis. Ma al momento la Polizia non ha mai menzionato quanto avvenuto in Russia. Non è chiaro quale Paese abbia emesso il mandato di arresto nei suoi confronti, ma gli investigatori hanno confermato che l'uomo ha utilizzato diverse identità false, originarie da Uzbekistan, Kirghizistan e Ucraina. Si sa inoltre che Sayrakhmonzoda è nato nel 1992 e si è arruolato come combattente straniero per lo Stato Islamico in Siria nel 2014.

Il Tagikistan è una delle nazioni che fornisce un numero consistente di militanti dell’Isis Khorasan (Isis-K), formazione che conterebbe su cellule dormienti anche in Europa. La strategia di “internazionalizzazione” dell’agenda dell’Isis-K – il cui obiettivo è la creazione di un califfato islamico nell’Asia centrale e meridionale – è stata perseguita con rinnovato vigore dal 2021. Ciò è in parte dovuto a un ambiente più permissivo in seguito al ritiro degli Stati Uniti e il successivo crollo del governo afghano. Questo processo di internazionalizzazione dell'agenda dell'Isis-K prevede che il gruppo prenda di mira direttamente i paesi della regione o la loro presenza in Afghanistan. Ad oggi, ciò ha visto gli interessi di Pakistan, India, Uzbekistan, Tagikistan, Cina e Russia presi di mira da attacchi terroristici. Per tale motivo il Governo tagiko ha intensificato gli sforzi antiterrorismo dalla presa del potere dei talebani in Afghanistan nell’agosto 2021, con il quale condivide un confine di 843 miglia. 

Il governo del Tagikistan afferma che il nord dell'Afghanistan è una fonte primaria di attività terroristica e ospita migliaia di estremisti violenti. Le preoccupazioni principali del Tagikistan riguardano l'Isis-K e Jamaat Ansarullah, che opera dall'Afghanistan e cerca di rovesciare il governo tagiko per fondare uno stato islamico.

Le preoccupazioni sul reclutamento di cittadini tagiki nell'Isis-K esistono da tempo, con il trattamento draconiano da parte dei talebani nei confronti delle minoranze afghane, compresi i tagiki, che probabilmente crea un inconsapevole vantaggio di reclutamento per il gruppo terroristico. La crescita notevole dell'Isis-K è stata preceduta solo da pochi anni di rischio di totale annientamento per il gruppo. Allo stesso tempo, la storia del movimento dello Stato Islamico è ricca di esempi di rinascite apparentemente improbabili, con azioni audaci al di là dei confini nazionali. Queste azioni non solo mirano a riconquistare roccaforti locali, ma anche ad espandere l'influenza del gruppo e a stabilire il controllo nelle province vicine e addirittura a livello transnazionale. Le operazioni esterne rappresentano un elemento cruciale attraverso il quale lo Stato Islamico realizza i suoi obiettivi strategici, sia durante fasi di crescita che di regressione, nel corso della sua campagna di insurrezione. Tra il 2022 e il 2023, sono emersi rapporti provenienti da diversi paesi dell’Unione Europea che dettagliano il coinvolgimento dell’Isis-K nelle comunità locali in Austria, Germania e Paesi Bassi per coordinare le operazioni estere. Questo si è verificato contemporaneamente all'esplosione della produzione mediatica dell’Isis-K, passando da meno di una manciata di lingue regionali prima del 2020 a oltre una dozzina di lingue dal 2020 in poi. Un avvenimento degno di nota è stato il lancio, nel gennaio 2022, della sua rivista di punta in lingua inglese, Voice of Khorasan. Questa rivista elogia frequentemente i martiri dei combattenti stranieri nelle operazioni attuali e passate e ha ora pubblicato numerosi articoli di presunti sostenitori italiani e canadesi dell'Isis-K, oltre a diffondere regolarmente commenti che incitano alla violenza in risposta ad eventi attuali, come i roghi del Corano in Svezia, con qualche limitato successo riportato in Turchia.

Dunque, le operazioni esterne dell’Isis-K si sono ampliate dalla sua formazione ufficiale nel 2015 fino a comprendere uno spettro completo di azioni attuali, dalle spedizioni locali alle operazioni coordinate e ispirate dall’estero. Contestualmente, le sue attività mediatiche si sono viste rapidamente espandere per contribuire ad amplificare e sostenere tali operazioni. Anche se alcuni analisti e funzionari potrebbero interpretare l’attuale pausa nelle operazioni complessive dell’Isis-K come un segno di debolezza, la chiara traiettoria ascendente e di espansione del gruppo nel tempo non può essere ignorata. Diversi cittadini tagiki sono stati arrestati perché in procinto di compiere attentati contro obiettivi degli Stati Uniti e della NATO in Germania nell'aprile 2020. Altri membri tagiki dell'Isis-K sono stati fermati dalle autorità tedesche e olandesi nel luglio 2023 come parte di un'operazione per sventare una rete dell’Isis-K che pianificava un attentato ed era intenta nella raccolta fondi.

Episodi che ci fanno tornare in Italia, all’aeroporto di Fiumicino. Perché l’Italia è stata e continua ad essere base e snodo strategico per terroristi. Roma non era dunque una tappa intermedia, ma la destinazione del tagiko affiliato allo Stato islamico. Non aveva infatti un altro biglietto aereo per ripartire. Sayrakhmonzoda era ‘”sconosciuto” alle banche dati delle Forze dell’ordine italiane, non ha dunque precedenti sul territorio nazionale. Ha però numerosi alias con nazionalità e date di nascita diverse, in particolare dell’Uzbekistan, del Kirghizistan e dell’Ucraina. Gli investigatori contano ora attraverso l’analisi del telefonino di risalire ad eventuali contatti italiani dell’uomo.

Già, perché il suo arrivo a Roma apre ad interrogativi inquietanti: programmava un’azione? Doveva reclutare qualcuno? C’era una rete che lo attendeva? Quei 2000 euro a cosa servivano? Non è la prima volta che viene arrestato un terrorista islamico “di passaggio” in Italia.

Se andiamo con la mente alle cronache dello scorso febbraio ricordiamo Sagou Gouno Kassogue, un cittadino maliano di 32 anni, identificato come l'aggressore che ha ferito tre persone con un coltello alla Gare de Lyon di Parigi. È emerso che Kassogue è uno dei più di 180mila migranti che sono sbarcati in Italia nel 2016. Questo episodio si aggiunge a una serie di attacchi terroristici in Europa perpetrati da individui con legami precedenti con l'Italia. Abdesalem Lassoued, un tunisino di 45 anni, ha ucciso due turisti svedesi a Bruxelles lo scorso ottobre. Lassoued, dopo essere sbarcato in Sicilia, ha trascorso del tempo in Italia, tra Bologna e Genova. Lakhdar Benrabah, un algerino, ha aggredito tre poliziotti a Cannes nell'8 novembre 2021. Benrabah è arrivato in Sardegna, è stato poi trasferito a Napoli e ha ottenuto il permesso di soggiorno. Brahim Aoussaoui, anch'egli tunisino, ha ucciso tre persone nella basilica di Notre-Dame a Nizza il 29 ottobre 2020. Aoussaoui è arrivato a Lampedusa poco più di un mese prima, è stato poi trasferito a Bari, dove ha ricevuto un foglio di via con cui ha attraversato clandestinamente il confine.

Anis Amri, anche lui tunisino, ha perpetrato l'attentato di Berlino nel 2016, uccidendo 12 persone. Amri, prima di diventare un terrorista, è stato arrestato in Italia e poi si è spostato in Germania con un foglio di via. Nel 2016, l'algerino Khaled Babouri ha aggredito due poliziotte a Charleroi, in Belgio, e l'attentato è stato rivendicato dall'Isis. Babouri ha attraversato l'Italia prima dell'attacco. Mohamed Lahouaiej Bouhlel, anch'egli tunisino, ha lanciato un autocarro sul lungomare di Nizza nel 2016, uccidendo quasi 90 persone. Bouhlel si spostava spesso tra l'Italia e la Francia. Infine, Ahmed Hanachi, tunisino, ha accoltellato a morte due ragazze alla stazione Saint-Charles di Marsiglia il primo ottobre 2017, ed è stato sposato con un'italiana, vivendo ad Aprilia (Lt) presso i suoceri per un lungo periodo.

Questi casi evidenziano una serie di individui con legami con l'Italia coinvolti in attacchi terroristici in Europa. Lo scorso ottobre il Comitato di analisi strategica antiterrorismo aveva reso noto che negli ultimi otto anni 146 foreign fighters schedati e 711 soggetti pericolosi rimpatriati, di cui 53 solo nel 2023. Nel 2015 si contavano 87 foreign fighters che in qualche modo avevano avuto a che fare con l'Italia. Oggi conviene aggiornare i conti, per non pagarne presto di salati.