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SPETTACOLI

Il teatro ricorda i piccoli martiri delle bombe su Milano

Il 20 ottobre 1944, sotto le bombe americane, ci lasciarono la pelle 184 bimbetti milanesi della scuola elementare Francesco Crispi  nel quartiere Gorla, inutilmente rifugiatisi in cantina all’udire le sirene d’allarme. A settant’anni da quella tragedia, è proprio il teatro a offrire la sua voce per quegli innocenti.

Cinema e tv 30_11_2015
La rappresentazione teatrale di Gorla, fermata Gorla

Gli italiani hanno inventato quasi tutto (si veda il mio libro Doveroso elogio degli italiani, Bur), perfino –si stenterà a crederlo- in campo bellico, dalla pistola (da Pistoia) ai gradi militari (tenente, sergente, capitano…). In questo settore, purtroppo, anche la nozione di “bombardamento strategico” è di conio italiano: la teorizzò per primo il generale Giulio Dohuet nel 1921. Ma in Italia la teoria Dohuet ebbe scarso seguito. 

Fino a quel momento il bombardamento aereo era stato “tattico”, di supporto ai carri e alla fanteria. “Strategico” vuol dire, in pratica, che spiani tutto dall’alto e te ne vai senza rischiare granché. L’idea italiana fu invece fatta propria e sviluppata alla grande dagli inglesi, che la applicarono in larghissima scala e la passarono ai cugini americani nella Seconda Guerra Mondiale. Già nel 1928 (ben prima, dunque, della guerra contro Hitler) la Raf sviluppava anche piani di moral bombing, brutalmente detti (da chi li subiva) “bombardamenti terroristici”, tesi a demoralizzare la popolazione dell’avversario. Bombardare civili, insomma, affinché facessero pressioni sui loro politici (proprio l’Italia dimostrò che il metodo funzionava). Inutile, tuttavia, fare i moralisti: la guerra è guerra, e in guerra la cosa più importante è vincere, poi si vedrà. Tanto, i «conti con la storia» li fanno solo i vinti. 

Fu proprio a causa di un moral bombing americano che il 20 ottobre 1944 ci lasciarono la pelle centottantaquattro bimbetti milanesi della scuola elementare Francesco Crispi nel quartiere Gorla, inutilmente rifugiatisi in cantina all’udire le sirene d’allarme. Milano era un obiettivo secondario, perché le grandi fabbriche italiane utili alla produzione bellica erano altrove, a Mestre, a Reggio Emilia. Era pure indifesa, perché l’aviazione tedesca si era ormai ritirata a protezione del suolo patrio e quella repubblichina era pressoché inesistente. Né la scarsa contraerea poteva molto contro le ondate continue di bombardieri angloamericani. Ma c’era l’obiettivo “culturale”, perché quasi nulla dei teatri, cinema, musei e monumenti milanesi rimase in piedi: anche questo serve a demoralizzare. Gli stabilimenti Breda e Pirelli furono colpiti in modo marginale, quel giorno. 

La seconda ondata di attacco, anche questa indisturbata, si liberò del carico sulla via di ritorno. Sulle case. I genitori di quei bambini milanesi dovettero penare non poco, nel dopoguerra, per ottenere almeno una lapide, dal momento che il nemico di ieri era diventato l’alleato (e il ricostruttore) di oggi. Ma non hanno mai dimenticato. A settant’anni da quella tragedia, è proprio il teatro a offrire la sua voce per quegli innocenti. Attraverso le corde vocali di una delle migliori attrici italiane, la milanese Giulia Lazzarini, già Lucia ne I promessi sposi televisivi di Sandro Bolchi e la madre nell’ultimo film di Nanni Moretti. Nel teatro Elfo Puccini di Milano è stata protagonista, dal 23 al 29 novembre, di Gorla fermata Gorla, lei che abitava proprio vicino alla scuola bombardata e ricorda benissimo quegli avvenimenti. 

Un altro testo teatrale è opera dello scrittore Claudio Mauri, Il male viene dal cielo. Oggi Gorla è per i più solo una fermata della metropolitana milanese, e “quelli che c’erano” hanno almeno ottant’anni. Loro non hanno gli oltre sessanta istituti storici della Resistenza finanziati dallo Stato «per non dimenticare», né feste nazionali a cadenza annuale né commemorazioni obbligatorie con gita scolastica inclusa. Solo un paio di pièces teatrali. Meglio che niente. O forse è meglio così: se tali iniziative avessero largo successo, bisognerebbe far presidiare i teatri dalle squadre antisommossa contro i Padroni del Passato. Non l’aveva detto George Orwell nel suo 1984 che «chi controlla il passato controlla il presente, chi controlla il presente controlla il futuro»?

-Renato Sarti, Gorla fermata Gorla, con Giulia Lazzarini, Teatro Elfo Puccini, Milano.

-Claudio Mauri, Il male viene dal cielo, Tabula Fati, pp. 70.