Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
L'OMELIA

Il segreto del Natale cristiano

Dinanzi all’inerme neonato di Betlemme diviene paradossale vedere che guerre e violenze colpiscono soprattutto i bambini. Eppure quel Bambino di Betlemme che ci sorride è messaggio di amore e di perdono di un Dio che per farsi accogliere si è fatto talmente piccolo da abitare il seno di una Donna come ciascuno di noi.

Ecclesia 25_12_2023 English
Giotto, Natività, cappella degli Scrovegni

Quest’anno pare che per ragioni comprensibili sono cancellati i riti natalizi a Betlemme. Tristezza e speranza nella nostra preghiera e solidarietà per Gaza e per la Palestina e per ovunque la violenza umilia la voce delle persone che invocano la pace. Proprio per questo con gli occhi pieni di sofferenza e fiducia fissano il Bambino di Betlemme nel quale riluce la dignità di ogni bambino. Se a Natale strade e case si addobbano a festa con tante luci non è solo per consumismo, ma a causa di una rivoluzione culturale grazie alla quale il bambino da oggetto è diventato soggetto e questo è iniziato proprio con il Natale di Cristo, che è il racconto di un Dio che si fa bambino e da allora nessun bambino può più essere una proprietà o un oggetto. Chi nasce è l’inizio di un nuovo mondo, un mondo che nel mondo non c’è mai stato e attorno al neonato rinasce una grande famiglia.  Purtroppo la cronaca continua a raccontarci storie quotidiane di aborti, di bambini massacrati negli scenari bellici, sfruttati dagli adulti per prostituzione, lavoro, traffico di organi, pedofilia, oppure oggetto di violenza fisica e psicologica. È proprio vero che, come scrive lo scrittore Alessandro D’Avenia, “al cuore del male del mondo c’è il rapporto che abbiamo con il nascere e con il far nascere, tutto il resto è una conseguenza, perché se si è capaci di fare del male a un indifeso, si può farlo a chiunque e a qualunque cosa (anche il nazismo cominciò con Aktion T4 il programma di eliminazione di bambini ritenuti malati o inabili)”.  In verità il neonato Gesù sperimentò il rischio di essere ucciso per volere di politici come in Inghilterra Charlie Gard, Alfie Evans, Isaiah Haastrup e recentemente la piccola Indi Gregory, dato che il re Erode ordinò di eliminare tutti i bambini di Betlemme per paura del nuovo re di cui si parlava nelle sacre scritture. 

2. Dinanzi all’inerme neonato di Betlemme diviene paradossale vedere che la guerra e la violenza colpiscono soprattutto i bambini, che si compiono milioni di aborti i quali, per una dolce amara falsa verità, sono tutelati addirittura come diritti. E così uccidere qualche volta è delitto da punire e altre volte un diritto da proteggere: vi sembra del tutto normale? Perché meravigliarsi se, al di là di proclamazioni ufficiali, la vita non è sempre voluta, amata e rispettata? Quando l’uomo si erge a “padrone” della vita ogni tipo di violenza è possibile. Il miracolo dei Natale che possiamo chiedere è che si torni ad accogliere la vita come un dono da custodire con religioso rispetto, e solo allora si potrà parlare di giustizia e di pace. Sono i bambini a domandarcelo perché non ci prendiamo cura di loro perché li amiamo ma impariamo ad amarli quando cominciamo a prendercene cura. Annota Alessandro D’Avenia che “Il bambino ci tira fuori dalla nostra mania di controllo, potere, accumulo, in ultima istanza dalla nostra paura di morire. Il bambino è inizio, libertà inedita, storia mai vista e che mai più si vedrà.”

3. In un momento in cui, a causa di efferati femminicidi, sta esplodendo l’odio per il patriarcato che in fondo è un odio mascherato verso Dio, il Natale ci aiuta a riscoprire la radice divina dell’avventura umana della vita. Siamo fratelli e sorelle non per nostra scelta ma perché nasciamo per volere di un Dio che è padre di tutti. Da quest’amore divino ha origine l’umana fraternità che ci stimola a rispettare e amare la vita nostra e a rinascere ogni giorno prendendoci cura degli altri. In primo luogo di chi vive attorno a noi: parenti con i quali ci auguriamo di trascorrere in serenità le feste natalizie, amici lontani con i quali ci sentiremo per gli auguri ma anche coppie che non possono avere figli, famiglie che hanno perso un figlio/a, focolari spezzati da separazioni e divorzi, persone distrutte dal dolore e dall’indifferenza, gente sola e abbandonata. E inoltre uomini e donne d’ogni parte del mondo che forse mai incontreremo. Tutto questo ebbe inizio dal Natale di Cristo e a Lui dobbiamo tornare se vogliamo che l’umanità conosca giorni di vero benessere materiale spirituale.

4. Celebriamo il Natale come il nostro natale contemplando il fondo dell’anima nostra. e dialoghiamo con il pascoliano “fanciullino” che abita in noi, il bambino che siamo a prescindere dall’età anagrafica o che non siamo mai stati per diverse ragioni, il bambino che non smette di crescere e chiediamogli che cosa ci porta di nuovo, come possiamo maturare negli anni senza smettere di conservare lo stupore del bimbo che sorride alla vita anche nelle situazioni più problematiche. E mentre ci lasciamo abbracciare dal fanciullino che ci abita, ci sorride il Bambino di Betlemme che nella grotta di Betlemme riposa tra le braccia di Maria e in Lui sentiamo la gioia di essere amati. Forse sta proprio qui il segreto del Natale cristiano, che sia messaggio di amore e di perdono di un Dio che per farsi accogliere si è fatto talmente piccolo da abitare il seno di una Donna come ciascuno di noi.

* Vescovo emerito di Ascoli Piceno