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Santa Maria Maddalena a cura di Ermes Dovico

VISTO E MANGIATO

Il Rosario di Santa Cita a Palermo

Il percorso ci permette una riflessione sui Misteri Gloriosi del Rosario, interpretati mirabilmente dal barocco siciliano.

Visto e mangiato 18_06_2011
Santa Cita

opera artePalermo è una continua fonte di meravigliose scoperte artistiche, e punto di partenza per innumerevoli itinerari.  In attesa dell’ultima delle grandi ricorrenze cristiane del mese di giugno, il Corpus Domini, il percorso di oggi ci permette una ulteriore riflessione sui Misteri Gloriosi del Rosario, interpretati mirabilmente dal barocco siciliano.
Per scoprire la chiesa di Santa Cita e il suo particolare apparato iconografico dobbiamo addentraci nel cuore di Palermo: siamo infatti in uno dei suoi quattro mandamenti storici, quello di Castellamare, altrimenti detto della Loggia.

In questo rione tutti conoscono lo straordinario mercato della Vucirria, uno dei luoghi più celebri della città. Il mandamento di Castellamare è delimitato dalla Via Maqueda, da Corso Vittorio Emanuele,  da via Cavour e da via Crispi, nomi che in parte risentono della trasformazione della città in età post unitaria. Infatti l’antico castello da cui prende il nome non esiste più, distrutto proprio durante la conquista di Palermo da parte delle truppe del neocostituendo Regno d‘Italia.  Anche le età successive non risparmiarono al quartiere intense trasformazioni, ma tali demolizioni e sterri hanno tuttavia permesso recentemente l’apertura di un interessante parco archeologico, che ha riportato alla luce i resti di un antico insediamento arabo. Più dell’area archeologica vogliamo però presentare il ricchissimo patrimonio di edifici di culto da scoprire nel quartiere, dall’oratorio di San Domenico alla chiesa di Santa Maria la Nova, da San Sebastiano a Santa Maria Valverde, e soprattutto il luogo protagonista del nostro percorso: la chiesa di Santa Cita.

Santa Cita, o Zita, ha un’origine trecentesca e venne fondata da una confraternita di mercanti lucchesi in onore della santa, monto venerata in Toscana. Il luogo di culto era dotato di ostello e istituzione ospedaliera, proprio per dare riparo e soccorso ai “forestieri” lucchesi presenti in città. Dalla metà del XV secolo il luogo di culto divenne un monastero domenicano e fu, a più riprese, interamente ricostruito. Nel corso dell’età barocca il tempio subì nuove trasformazioni che culminarono nel 1781, con il rifacimento della facciata ad opera di Nicolò Peralto, che propose per la chiesa una sobria cortina classicheggiante.  

Varcato il portale d’ingresso si rimane stupiti dalla grandiosità dell’interno, che tuttavia rivela una evidente sproporzione tra la navata centrale e la maggior imponenza della parte absidale e delle cappelle che si aprono oltre di esso.,Questa disomogeneità è dovuta ad un ultimo fatto tragico, il pesante bombardamento subito dalla chiesa nel 1943, che ha reso necessaria la trasformazione del precedente impianto a tre navate in una chiesa a navata unica.

Obiettivo principale della visita è per noi la Cappella del SS. Rosario, uno strabiliante esempio della ricchezza e della fantasia del barocco siciliano. Le pareti (e anche le lapidi presenti sul pavimento) sono interamente rivestite di marmi mischi e tramischi, ovvero una forma di decorazione ad intarsio formata dalle più diverse tipologie di marmi e arricchita da inserti scultorei ad alto ed altissimo rilievo, sempre in marmo.  Questo apparato decorativo, realizzato con altissima perizia tecnica, permette di osservare non solo un tradizionale repertorio di ghirlande, putti, decorazioni geometrizzanti, ma dei veri e propri “teatrini” marmorei rappresentanti i Misteri del Rosario. L’autore delle scene più significative è Gioacchino Vitagliano, attivo sul cantiere dal 1697 al 1722. Completano la cappella il prezioso paliotto d’altare in pietre dure, la pala con la tela dedicata alla Vergine del Rosario e la soprattutto la spettacolare volta, affrescata nel 1692 da Pietro dell’Aquila con l’illustrazione dei cinque Misteri Gloriosi inseriti in ricchissime cornici in stucco.

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A PALERMO
CONSIGLIA

Per gli acquisti golosi:
Palermo è sinonimo di grande tradizione di pasticceria, a cominciare da cassate e cannoli. Tra gli indirizzi migliori, I Peccatucci di Mamma Andrea (via Principe di Scordia, 67 • tel. 091334835) dove tra le tante prelibatezze Andrea De Cesare prepara anche formidabili fichi al marsala farciti di mandorle abbrustolite, mandarinetti cotti nel liquore di arance e gli Spumini (bocconcini di pistacchio ricoperti di cioccolato fondente). Cannoli, profiterol, torte e biscotti alle mandorle sono le specialità della Pasticceria Accardi (via Gaetano Amoroso, 1/3/5 • tel. 091485797), che è il posto ideale per la colazione, con una serie di eccellenti prodotti da forno. Per chi ama pane e pizze, invece, gli indirizzi  sono quelli di Rosalba Gucciardi (via San Paolo, 148 • tel. 091304079) e di Antonio Buscemi (via dei Nebrodi, 56/f • tel. 0916703755).

Per i vini:
Rimanendo in città, la migliore selezione di vino di Palermo è all'Enoteca Picone (via Marconi, 36 • tel. 091331300). Così come è nuova e interessante enoteca Il gusto di Dioniso (via R. Wagner, 10/a • tel 0917843510). Uscendo però dall'abitato ci sarà la possibilità di scoprire direttamente le vigne del capoluogo siciliano e i grandi vini del territorio, degustando autentici capolavori enoici come il Nero d'Avola di Feudo Montoni (largo Val di Mazara, 2 • tel. 091513106) e l'inzolia e il syrah firmati Spadafora (fraz. Piano Lago - Z.I. 18 • tel. 0984969080).

Per mangiare:
Per uno spuntino in città, immancabile la sosta in uno dei locali più famosi di tutta la Regione, l'Antica Focacceria San Francesco (via Alessandro Paternostro, 58 • tel. 091320264), insegna di cui si è parlato molto per il coraggio con cui il titolare ha detto no alla malavita organizzata, e specializzata nella cucina povera siciliana con piatti come il Panino con la milza soffritta. Chi cerca invece un grande ristorante, la sosta obbligata è presso il sommo Gigimangia (via Principe di Belmonte • tel. 091587651) dove assaggiare tortino di patate alle olive nere e polpo marinato, timballone, spaghetti con ricci, sella di agnello.

Per dormire:
Indirizzo che assicura una sosta serena il Quintocanto Hotel (corso Vittorio Emanuele 310 • tel. 091584913) che trovate nel centro storico di  Palermo, adiacente alla Chiesa di San Giuseppe dei Teatini, a pochi passi dai Quattro Canti, dove si incrociano via Maqueda e corso Vittorio Emanuele, nelle vicinanze di Piazza Pretoria, della Chiesa della Martorana e di Palazzo Riso, sede del Museo d'Arte Contemporanea della Sicilia. Tra i servizi dell’albergo, il ristorante, dove assaporare la cucina palermitana e italiana e i vini locali, il moderno centro benessere, la sala meeting della capienza di 50 posti a platea, oltre alla linea internet Wi-fi, al servizio fax e alla possibilità di prenotare transfer per stazione e aeroporto.