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Sinicizzazione

Il regime comunista cinese riconosce monsignor Melchiorre Shi Hongzhen

Il suo riconoscimento come vescovo della diocesi di Tianjin arriva dopo lunghi anni di persecuzione per il suo rifiuto di aderire al processo di sinicizzazione

 

Monsignor Melchiorre Shi Hongzhen è stato ufficialmente riconosciuto come legittimo vescovo della grande diocesi di Tianjin, una metropoli del nord della Cina priva di un vescovo ufficiale dal 2005. Monsignor Shi Hongzhen, che ha 94 anni, è un vescovo “clandestino”, non riconosciuto cioè dal regime cinese perché non ha mai accettato di aderire all’Associazione Patriottica Cattolica cinese, ovvero la “Chiesa di Stato”e ha sempre sostenuto la libertà religiosa contro il processo di sinicizzazione della religione cristiana iniziato nel 2018 che ha posto le chiese e il culto sotto stretto controllo delle autorità cinesi. Per questo è stato perseguitato, più volte arrestato, posto agli arresti domiciliari e incarcerato, l’ultima volta due anni fa. Benché sani formalmente una situazione critica, è un riconoscimento che lascia aperto l’interrogativo di che cosa ne sarà della diocesi di Tianjin dal momento che ad esempio non pare esserci ancora un accordo sulla nomina di un vescovo coadiutore, indispensabile data l’età di monsignor Shi Hongzhen. Durante la cerimonia di insediamento presenziata dal vescovo di Pechino, monsignor Giuseppe Li Shan, che è il presidente dell’Associazione Patriottica Cattolica e il vice-presidente del Consiglio dei vescovi cinesi (organismo non riconosciuto dalla Santa Sede) e che ha visto la partecipazione di un centinaio di persone, monsignor Shi Hongzhen ha giurato “di attenersi alla Costituzione nazionale, di salvaguardare l'unità della patria e l'armonia sociale, di amare il Paese e la Chiesa e di aderire sempre alla direzione della sinicizzazione del cattolicesimo in Cina, obbedendo ai comandamenti di Dio, svolgendo bene i suoi compiti di vescovo, predicando fedelmente il Vangelo, insieme ai sacerdoti e ai fedeli della diocesi di Tianjin, contribuendo alla costruzione globale di un Paese socialista moderno e alla promozione globale del grande ringiovanimento della nazione cinese”. L’agenzia di stampa AsiaNews che riporta la notizia fa una precisazione sul reale significato da attribuire alle parole del presule, “intrise della retorica patriottica”. “Come mostrano le stesse immagini – osserva – la cerimonia non si è svolta nella storica chiesa di San Giuseppe a Xikai, sede della cattedrale, ma in una sala di un albergo della città. Secondo fonti locali a volere questa collocazione sarebbe stato proprio monsignor Shi Hongzhen per sottolineare il carattere civile della cerimonia, dal momento che canonicamente lui il vescovo di Tianjin lo era già. Inoltre avrebbe espresso l’intenzione di continuare ad abitare presso la Zhongxin Qao Church dove attualmente risiede. Tutti segni che parlano non di una svolta, ma di una continuità con ciò che ha rappresentato in tutti questi anni per la comunità cattolica di Tianjin”.