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GOLFO

Il Qatar sponsorizza il terrorismo. Però è "amico" di tutti

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Il Qatar ospita i leader di Hamas e finanzia il movimento terrorista palestinese che ha attaccato Israele. Però non viene mai condannato. Perché per un motivo o per l'altro "serve" alle democrazie occidentali. E il "Qatargate" europeo dovrebbe insegnarci qualcosa. 

Editoriali 26_10_2023
Doha

Molti leader occidentali si sono inginocchiati davanti all’Emiro del Qatar perché favorisca la liberazione degli ostaggi di Hamas, dopo 18 mesi di insulti per lo scandalo nel Parlamento europeo e la corsa dell’ultimo anno a sottoscrivere contratti faraonici ed epocali per l’acquisto del gas liquido del paese. Eppure proprio nell’emirato i maggiori gruppi terroristi musulmani sono di casa e dall’emirato pare ricevano cospicui aiuti per le loro barbariche attività, incluso Hamas a cui pare le donazioni ammontino a più di un miliardo nell’ultimo decennio.

Ovviamente, molti fingono di non sapere né ricordare che per l'Emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad Al-Thani, le organizzazioni non sono per nulla terroristiche, come ebbe a dire nella sua intervista del 2014 alla Cnn. Ed in effetti, ascoltate le dichiarazioni insulse ed indegne del Segretario generale delle Nazioni Unite di ieri, con le quali si giustificavano le barbarie violente e animalesche contro i civili inermi compiute il 7 ottobre dai macellai drogati di Hamas, c’è da pensare che ai dirigenti dell’Onu non sia ben chiaro né il diritto internazionale né le organizzazioni terroristiche. Tutto ciò è ancor più vergognoso, dopo che non solo Guterres non ha presentato le sue irrevocabili dimissioni, ma ha fatto cancellare dal sito web dell’Onu le sue dichiarazioni e, come se nulla fosse, ripreso la sua attività ordinaria.

Proprio questa insipiente complicità internazionale con il terrorismo ed i suoi mandanti, ci fa comprendere, non però giustificare, il corteggiamento inquietante verso l’emiro del Qatar in queste settimane.  Anche la portavoce del Pentagono, Sabrina Singh, nei giorni scorsi intervistata da Fox News ha dovuto rispondere alle domande sul fatto che il Qatar permette ai dirigenti di Hamas di vivere nel suo Paese, affermando che "lavoriamo con il Qatar su una serie di questioni. Continuano ad essere un alleato per garantire il rilascio degli ostaggi. Noi lo sosteniamo e mi limito a questo". Dunque, è ben chiaro che il Qatar è notoriamente un paese che sostiene il terrorismo e proprio per questo un paese con il quale aver contatti amichevoli per ogni necessità che potrebbe sopravvenire, in questo caso il rilascio degli ostaggi, nel conflitto siriano per destabilizzare Assad e così via.

Si è aggiunta a questa ambiguità occidentale, Emmanuel Macron che durante la sua visita dei giorni scorsi in Israele ha voluto azzardare la proposta della creazione di una «coalizione internazionale per combattere contro Hamas o, in alternativa, di estendere l'obiettivo della coalizione creata nel 2014 per combattere lo Stato Islamico (IS) in Siria e in Iraq, per includere Hamas». Nella coalizione anti Isis c’è anche il Qatar, che da più parti è accusato di sostenere l’Isis in Siria e Iraq. Le gravi incoerenze delle diplomazie occidentali, emerse a seguito della gravità dei fatti di questi giorni, premia l’intensissima attività diplomatica, politica ed economica dell’emirato del Qatar degli ultimi anni che ha imposto il silenzio sulle decine e decine di morti tra gli schiavi operai che permisero la celebrazione dei mondiali di calcio dello scorso anno, ha firmato accordi miliardari con Francia, Germania ed Italia per le forniture di gas naturale liquefatto, molto più inquinante di quello gassoso russo, si è reso disponibile ad intermediare trattative come mediatore per il rimpatrio dei bambini ucraini dalla Russia, ha favorito il disgelo nelle relazioni commerciali tra Venezuela e Stati Uniti e ha contribuito in maniera determinante al primo accordo tra Usa e Iran sul rilascio di prigionieri, sblocco di fondi miliardari di Teheran e avvio di contatti sul nucleare.

Una diplomazia sopraffina e capace di far impallidire il cardinale Richelieu che è riuscita a annacquare completamente ogni sospetto e qualunque rumoreggiamento creatosi in Europa intorno al paese nell’ultimo anno con i “Qatargate”. A proposito, la bravura della diplomazia qatariota e l’interesse sia del partito Socialista Europeo, sia della gran parte della stampa europea suddita devota della sinistra, hanno consentito di eliminare ogni pubblica informazione popolare sulle indagini ancora in corso e i provvedimenti presi dalle istituzioni europee. Il caso giudiziario è tutt’altro che deciso, le indagini sono ancora in corso e, dopo il cambio del procuratore Michel Claise, causato da conflitto di interessi, ci sono state nuove perquisizioni estive al parlamento europeo e la incriminazione del luglio scorso dell’ennesima parlamentare socialista la belga Marie Arena. Certamente la magistratura belga dovrà decidere sulla tempistica delle chiusura delle indagini e l’inizio dell’eventuale processo, tenendo in debito conto il voto europeo del prossimo giugno 2024 ed evitando di influenzare la campagne elettorale dei Socialisti europei, i soli a ritrovarsi nelle proprie fila i presunti corrotti.

Per altro verso, la cappa di silenzio sul caso “Qatargate”, imposta da interessi superiori, ha contribuito a svilire ogni tentativo d’implementare nuove regole di trasparenza per le lobbies, profit e no profit, che a vario titolo corteggiano parlamentari e burocrati europei. La proposta della Commissione del giugno scorso, la pur criticabile idea di creare un organismo etico “indipendente” che stabilisse regole di condotta comuni per le istituzioni, è scomparsa. Le nuove regole approvate dal Parlamento europeo a settembre, tra cui il divieto per gli eurodeputati di intrattenere rapporti con ex deputati che hanno lasciato il Parlamento nei sei mesi precedenti, quello di ricevere regali superiori a 150 euro, l’obbligo di dichiarare tutte le attività retribuite se superano i 5mila euro all'anno, la loro partecipazione a qualsiasi evento in cui i costi sono pagati da terzi e la costituzione di un nuovo organo consultivo di cinque eurodeputati che dovrà decidere sulle violazioni del codice di condotta, fanno sorridere. Il Qatar vince ancora, chapeau, ma evitiamo per sempre discorsi moralistici.