Il “privilegio maschile” smontato da una femminista
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Una femminista lesbica, Norah Vincent, si traveste per 18 mesi da uomo e scopre delle cose sulla vita maschile (raccolte nel libro Self-made man) che non avrebbe mai immaginato e che smentiscono l’idea di un privilegio rispetto alle donne.
Il mondo maschile è come il Fight Club. La prima regola è: non si parla del mondo maschile. Quindi, l’unico essere umano che può parlare del mondo maschile è una donna; che però non fa parte del mondo maschile, quindi non è in grado di parlarne. Come se ne esce? Semplice: con il libro di una femminista lesbica, Norah Vincent, la quale per 18 mesi si è travestita da uomo e ha frequentato (quelli che lei riteneva fossero) tipici ambienti maschili.
L’esperimento di Norah è nato una sera nella quale ha voluto travestirsi da uomo per vedere l’effetto che avrebbe fatto. L’effetto è stato notevole: quando era evidentemente donna si sentiva osservata; travestita da uomo era diventata trasparente. Nessuno la guardava e lei ha pensato che fosse per rispetto: ma certo, nessuno guarda un uomo per paura di essere aggredito brutalmente. Fissare un uomo negli occhi equivale a sfidarlo e chiunque ha paura di sfidare un uomo aggressivo e violento. Così è nata l’idea: travestirsi da uomo, frequentare ambienti maschili (un bowling, uno strip club, un monastero, incontri speed date, un gruppo sulla virilità, un’azienda di vendite porta a porta) per testimoniare il «privilegio maschile», ossia quanto fosse comodo, divertente e politicamente scorretto il mondo maschile.
Il risultato di questo esperimento è un libro intitolato Self-made man, pubblicato negli Stati Uniti nel 2006 e in Italia nel 2008, da Piemme, con il titolo Nei panni di un uomo (purtroppo, impossibile da recuperare). Credo che sia il miglior libro sulla virilità che io abbia mai letto, proprio per ciò che ho spiegato nell’incipit di questo articolo: nessun uomo avrebbe potuto scriverlo, solo una donna.
Con il passare del tempo, l’autrice ha scoperto che la vita degli uomini è fatta di paternità, un linguaggio fatto di silenzi e sottintesi ben più ricco e profondo di quello verbale, dedizione al matrimonio e alla famiglia, responsabilità, rispetto, accoglienza, protezione, cameratismo. Ha scoperto che quell’indifferenza che ha provato semplicemente vestendosi da uomo non era rispetto: era proprio indifferenza. Ha vissuto sulla sua pelle, negli appuntamenti con le donne, quanto siano umilianti e sprezzanti le donne quando un uomo le invita a un appuntamento galante. Quanto sia umiliante essere considerato pericoloso e aggressivo dalle donne, pur essendo innocente. Il tutto vissuto nel silenzio, perché non si parla del Fight Club. È bene sottolineare che l’autrice partiva da una posizione radicalmente diffidente, se non ostile, nei confronti del mondo maschile. Ci sono, è vero, ancora stereotipi; e non si può dire che l’autrice abbia capito proprio tutto del mondo maschile. Tuttavia, credo che meglio di così non potesse fare; e che più di così non sia possibile ottenere.
L’ultimo capitolo del libro inizia con queste parole: «È stata dura essere un uomo. Veramente dura». Possiamo sintetizzare le sue conclusioni con le parole di una intervista (vedi qui):
Norah: Gli uomini soffrono. Hanno problemi diversi rispetto alle donne, ma non stanno meglio. Hanno bisogno della nostra simpatia, hanno bisogno del nostro amore e hanno bisogno l'uno dell'altro più di ogni altra cosa. Hanno bisogno di stare insieme.
Giornalista: Pensi che le donne capiscano cosa significa essere un uomo?
Norah: Per niente. Nessuna idea. Nessuna idea.
Non a caso il suo esperimento si è concluso con un esaurimento nervoso e un ricovero in psichiatria. Nel luglio 2022, a quasi 54 anni, si è suicidata ricorrendo all’eutanasia legale in Svizzera, non si sa perché. Nel libro, lei spiega quanto sia stata dura fingere continuamente, per quasi due anni, di essere una persona che non era; ma anche quanto l’abbia provata duramente la vita maschile. Il mondo è difficile per gli uomini quanto per le donne; forse di più. In Italia, nel 2021, si sono suicidati oltre tremila uomini; poco più di ottocento donne (vedi i dati dell’Istat). In tutto il mondo, il tasso dei suicidi per gli uomini è circa il doppio di quello delle donne; nei Paesi più sviluppati, in media, tre volte e mezzo.
Prima di parlare di gender gap e di privilegio maschile, sarebbe utile leggersi il libro di Norah Vincent, il miglior libro sul mondo maschile. Scritto da una donna, lesbica e femminista.