Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Cristo Re a cura di Ermes Dovico
RIFLESSIONI SUL MESE DI NOVEMBRE

Il principio e il compimento

Tra il Credo e l’Amen si stende tutta la vita degli uomini, il percorso della storia; avvertiamo di non essere soli, fino al compimento ultimo: non la morte e il nulla, ma la vita eterna nel ‘seno del Padre’. Vivendo e accogliendo la testimonianza di chi vive di fronte al Mistero disceso fino a noi, si riannoda l’umana fraternità e si innalza la scala che sale fino al cielo.

Editoriali 06_11_2016

Credo, Amen: inizio e fine della professione di fede. Mentre sta per concludersi il Giubileo della Misericordia. Mentre viviamo il mese di Novembre segnato dalla memoria dei Santi e dei defunti. Mentre i cristiani vengono cacciati dalle loro case e uccisi a Mosul e in altre città. Mentre tante persone si trovano senza casa e lavoro dopo il terremoto. Mentre la chiesa di San Benedetto è crollata e altre chiese sono inagibili. Mentre è in atto il dramma che vive ogni singola persona e ogni comunità nel mondo. Il fiume della storia scorre tra la sponda del Credo e quella dell’Amen.

Credo: riconosco e accolgo Dio che è Padre e Creatore; è Figlio fatto uomo e salvatore; è Spirito Santo e dà la vita e l’amore. Credo, cioè mi affido dal profondo del cuore, unito a una comunità di fratelli che credono insieme.

Amen: mi appoggio sulla salda roccia dove è costruita la casa della vita, dove consiste il mio essere, dove spunta la pianta di un futuro certo.

Tra il Credo e l’Amen si stende tutta la vita degli uomini, il percorso della storia; avvertiamo di non essere soli, fino al compimento ultimo: non la morte e il nulla, ma la vita eterna nel ‘seno del Padre’. 

Queste due parole, Credo e Amen, e tutto quanto viene espresso tra l’una e l’altra, tornano a risuonare ogni domenica nelle assemblee eucaristiche che riuniscono i cristiani. Queste parole rinnovano la nostra consapevolezza, ci dicono quel che siamo dall’origine del grande amore dal quale è sorta la vita fino al sua compimento.

Dobbiamo dunque nuovamente impossessarcene, non come vuoto involucro devozionale, ma come sostanza dell’essere e del vivere: Trinità; Incarnazione del Figlio; Spirito Santo che rinnova la vita; Chiesa che riunisce gli uomini; compimento della vita eterna. Sono parole che non vanno appena imparate a catechismo come verità da sapere, ma vanno sperimentate nel procedere della vita, disegnate nelle fibre del cuore, lette sul palmo della mano, percorse nello scorrere dei fiumi e nel volo delle nubi in cielo, risplendenti negli occhi dei bambini, percepite negli slanci degli innamorati, vissute nel lavoro degli uomini e delle donne, patite nei drammi delle persone colpite da disgrazie o afflosciate dalla vecchiaia o dalla malattia.

Tutto il continente della vita è irrorato dalla grazia del Signore Dio che è Creatore, Redentore, Santificatore. Da quando il Figlio di Dio è venuto sulla terra, l’orizzonte della storia si è schiarito; la semente della vita germoglia in fatti di speranza audace, come i monaci e altri cristiani inginocchiati accanto alle macerie della chiesa distrutta. Vivendo e accogliendo la testimonianza di chi vive di fronte al Mistero disceso fino a noi, si riannoda l’umana fraternità e si innalza la scala che sale fino al cielo. Credo. Amen.