Il primo santuario per Teresa Benedetta della Croce
Nella città polacca di Lubliniec, da dove provenivano i nonni materni di Edith Stein, è stata elevata l’8 dicembre una chiesa al rango di santuario: è il primo in onore della santa martire di Auschwitz. Non vi è ovviamente custodito il corpo di Teresa Benedetta della Croce, cremato nel campo di concentramento. Ma è esposto l’abito usato per la vestizione quando Edith divenne una monaca carmelitana.
Monsignor Jan Kopiec, vescovo di Gliwice, ha elevato una chiesa di Lubliniec al rango di santuario di santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein. È il primo santuario dedicato alla santa martire di Auschwitz. La liturgia si è svolta nella Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria e nel 30° anniversario della consacrazione della stessa chiesa che come prima al mondo fu dedicata a Teresa Benedetta della Croce. L’Eucaristia è stata presieduta da mons. Kopiec; concelebravano, tra gli altri, il vescovo emerito di Gliwice, Jan Wieczorek, mons. Antoni Zając e don Rafał Grunert (rispettivamente precedente e attuale parroco), i sacerdoti diocesani e religiosi.
All’inizio della cerimonia don Rafał Grunert informava che con i presenti a Lubliniec erano uniti spiritualmente i benedettini di Betlemme, i Fatebenefratelli di Nazareth e il parroco di Bad Bergzabern, dove Edith Stein venne battezzata. La santa era molto legata a quella città, come ha sottolineato il parroco: “Qui la piccola Edith correva, camminava, giocava, incontrava e parlava con molte persone. I muri e gli alberi della nostra città ricordano le sue risate, i suoi giochi, la sua ribellione infantile e adolescenziale, le conversazioni con i nonni e i parenti”. Don Rafał ha ricordato che Teresa Benedetta della Croce è stata beatificata nel 1987 a Colonia e canonizzata nel 1998 a Roma, e dal 2008 è patrona della città di Lubliniec.
Edith era nata nel 1891 a Breslavia nella famiglia di Augusta Courant e Zygfryd Stein che provenivano dall’Alta Slesia, allora Germania. Zygfryd era commerciane di legname e dal 1881 lavorava a Lubliniec, città natale della moglie Augusta. La ditta non andava bene e nel 1890 gli Stein decisero di recarsi nella capitale della Bassa Slesia, Breslavia. Al momento del trasloco la famiglia contava già otto persone: genitori e sei figli. Il 12 ottobre 1891, durante la festa ebraica dello Yom Kippur (Giorno della Riconciliazione), nacque Edith, la figlia più giovane degli Stein. Durante la sua infanzia Edith andava spesso dai nonni a Lubliniec, perciò la città le divenne molto familiare. Oggi nella casa dei Courant, costruita nel 1857, si trova il Museo Pro Memoria Edith Stein.
La vita di Edith Stein è ben conosciuta: gli studi di filosofia a Breslavia e Gottinga, la carriera accademica a Friburgo. E proprio a Friburgo nel 1921 abbandonò l’ateismo e si convertì al cattolicesimo. Fu battezzata il 1º gennaio 1922 a Bad Bergzabern, nel 1934 entrò nel monastero carmelitano di Colonia e prese il nome di Teresa Benedetta della Croce. Con l’avvento del nazismo, il suo Ordine la trasferì al convento carmelitano nei Paesi Bassi, a Echt.
Va ricordato anche un fatto rilevante: già il 12 aprile 1933, alcune settimane dopo l’insediamento di Hitler a cancelliere, Edith scrisse una lettera a Pio XI e al Segretario di Stato, il cardinale Eugenio Pacelli, per chiedere loro di denunciare le persecuzioni contro gli ebrei. Purtroppo, poi, quando la conferenza dei vescovi olandesi nel 1942 fece leggere in tutte le chiese del Paese una lettera contro il nazismo, Hitler ordinò di arrestare tutti gli ebrei, anche convertiti. Edith e sua sorella Rosa, pure lei convertita, vennero catturate e trasportate ad Auschwitz, dove furono uccise nella camera a gas il 9 agosto 1942 e cremate. Giovanni Paolo II la proclamò prima beata e poi santa e la dichiarò anche compatrona d’Europa.
Oggi a Lubliniec, la città dei nonni di Edith e della sua infanzia, si trova dunque il primo santuario dedicato a Teresa Benedetta della Croce. Ovviamente, non ci sono le reliquie del corpo della santa cremata ad Auschwitz: al santuario viene esposto l’abito usato per la vestizione quando divenne una monaca carmelitana.
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N.B. Le foto presenti in questo articolo sono una gentile concessione di Janusz Rosikon.