Il pastore
«Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola». Gv 10,27-30
Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola». Gv 10,27-30
Il nostro buon pastore Gesù si porta addosso tutto l’odore delle pecore. Le conosce, le chiama, se le tira dietro, le tiene strette. Gliele ha affidate il Padre, e l’unità di Gesù con il Padre diventa l’unità del buon Pastore con le sue pecore. Buon Pastore: questa è l’identità di Gesù e il suo compito. Egli è venuto nel mondo per trasmetterci e per vivere con noi l’amore e il dono di vita che gli ha comunicato Dio Padre. Che cosa conviene dunque alle pecore? Che cosa conviene a noi uomini, figli di Dio attratti nella famiglia del Padre dal Figlio Gesù? Che cosa, se non appartenere, rimanere nell’ovile, seguire i pascoli, guardare il pastore? Questa è la nostra vita, la nostra libertà, la nostra pace. Non si trova qualcosa di meglio se ci si disperde per altre vie che conducono al nulla e disperdono il popolo di Dio per sentieri di mille pericoli. La storia attuale rende evidente che la figura del pastore protegge il popolo e il popolo vi si conforma. Prima ascoltando papa Benedetto e ora guardando papa Francesco, il popolo di Dio ritrova unità e slancio e chi lo segue si incammina su una via si speranza e di verità.