Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi

SECOLARISMO

Il Papa suona la sveglia ai vescovi olandesi

Papa Francesco riceve i vescovi dell'Olanda. Li ha esortati ad essere più partecipi nel dibattito pubblico del primo Paese che ha introdotto matrimoni gay ed eutanasia, evangelizzare chi, in chiesa, non va più.

Ecclesia 03_12_2013
Il Papa e i vescovi olandesi

Il 2 dicembre Papa Francesco ha ricevuto i vescovi dell’Olanda in visita ad limina, in un incontro preceduto da una guerra di petizioni al Papa con firme raccolte su Internet da laici cattolici olandesi e forum aperti sui social network. Per una volta, le solite voci progressiste che chiedono donne prete e comunione ai divorziati risposati non sono state maggioritarie. Molti dei laici che si sono espressi lamentano che, nel Paese della «secolarizzazione selvaggia» che per primo ha introdotto matrimonio omosessuale ed eutanasia, la voce dei vescovi si senta raramente o non si senta del tutto. Benché all’uscita dell’incontro qualche vescovo si sia affrettato a dichiarare che delle petizioni dei laici non si era parlato, è probabile che queste non siano ignote al Papa, il quale ha esortato i presuli olandesi a «guardare con fiducia ai segni di vitalità che si manifestano nelle comunità cristiane delle vostre diocesi» e a intervenire nei dibattiti pubblici in modo più chiaro e incisivo.

«Non è facile – ha detto il Papa ai vescovi olandesi – conservare la speranza nelle difficoltà che dovete affrontare!». Ma gli olandesi «attendono autentici testimoni della speranza che ci fa vivere, quella che viene da Cristo», capaci di «rispondere alle inquietudini di tanti uomini e donne che sperimentano l’angoscia e lo scoraggiamento davanti al futuro». Non basta soccorrere la povertà materiale: anche se è importante, «in un paese ricco sotto tanti aspetti, [dove] la povertà tocca un numero crescente di persone». Occorre anche prendersi cura della povertà spirituale, che coinvolge anche i ricchi, farsi «vicini alle persone che soffrono del vuoto spirituale e che sono alla ricerca di senso per la loro vita, anche se non sempre lo sanno esprimere».

Dopo avere richiamato l’esigenza di una ferma comunione con il Papa, Francesco ha ricordato che «l’Anno della fede è stato una felice opportunità per manifestare come il contenuto della fede possa raggiungere ogni uomo». Si tratta di un contenuto, non di emozioni o di appelli generici. «L’antropologia cristiana e la dottrina sociale della Chiesa fanno parte del patrimonio di esperienza e di umanità su cui si fonda la civiltà europea ed esse possono aiutare a riaffermare concretamente il primato dell’uomo sulla tecnica e sulle strutture». Ma «questo primato dell’uomo presuppone l’apertura alla trascendenza. Al contrario, sopprimendo la dimensione trascendente, una cultura si impoverisce, mentre essa dovrebbe mostrare la possibilità di collegare in costante armonia fede e ragione, verità e libertà».

Ed ecco il passaggio chiave: «la Chiesa non propone soltanto delle verità morali immutabili, e degli atteggiamenti contro-corrente rispetto al mondo, ma li propone come la chiave del bene umano e dello sviluppo sociale». Se si vuole il vero sviluppo non si può prescindere dalle «verità immutabili». «L’educazione delle coscienze diventa allora prioritaria, specialmente mediante la formazione del giudizio critico», per evitare «la superficialità dei giudizi e la rassegnazione all’indifferenza». Sulla base di «una formazione solida e di qualità», in una società come quella olandese, «fortemente segnata dalla secolarizzazione», i vescovi devono «essere presenti nel dibattito pubblico, in tutti gli ambiti nei quali è in causa l’uomo», sostenere e incoraggiare i laici perché portino la loro testimonianza cristiana «nei dibattiti sulle grandi questioni sociali riguardanti per esempio la famiglia, il matrimonio, la fine della vita». Ogni riferimento alle critiche a vescovi troppo silenziosi, specie in materia di unioni omosessuali ed eutanasia, non sembra casuale.

Più in generale, Papa Francesco ripete l’esortazione che fa a tutti i vescovi del mondo e a tutti: non accontentatevi di gestire la piccola minoranza – in Olanda, piccolissima – che ancora frequenta le chiese ma uscite a evangelizzare chi in chiesa non ci va mai. «Ma domandiamoci: chi ci incontra, chi incontra un cristiano, percepisce qualcosa della bontà di Dio, della gioia di aver incontrato il Cristo? Come ho spesso affermato, a partire dall’esperienza autentica del ministero episcopale, la Chiesa si espande non per proselitismo, ma per attrazione. Essa è inviata dappertutto per svegliare, risvegliare, mantenere la speranza!».

Il Papa ha ricordato anche «la scuola cattolica» olandese, che «fornendo ai giovani una solida educazione, continuerà a favorire la loro formazione umana e spirituale», e l’importanza di una «catechesi di qualità» accompagnata da «una pastorale vocazionale vigorosa e attraente», in un Paese dove la Chiesa rischia di spegnersi per mancanza di vocazioni.

Francesco sa che la crisi olandese deriva anche dal fatto che alcuni preti «sono purtroppo venuti meno ai loro impegni», alcuni fino all’orrore della pedofilia. «In modo tutto particolare – ha detto il Papa –, desidero esprimere la mia compassione e assicurare la mia preghiera a ciascuna delle persone vittime di abusi sessuali e alle loro famiglie; vi chiedo di continuare a sostenerle nel loro doloroso cammino di guarigione, intrapreso con coraggio».

«In questo contesto che non è sempre facile», la Chiesa olandese non deve dimenticare la sua storia gloriosa. Ma il Papa invita i vescovi a svegliarsi.