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GIORNATA DI PREGHIERA

Il Papa ricorda i missionari martiri

«Ricordare questo calvario contemporaneo di fratelli e sorelle perseguitati o uccisi a motivo della loro fede in Gesù, è un dovere di gratitudine per tutta la Chiesa, ma anche uno stimolo a testimoniare con coraggio la nostra fede». Lo ha detto papa Francesco nel giorno di preghiera e digiuno per i missionari martiri.

Borgo Pio 24_03_2019
Piazza san Pietro durante l'Angelus del Papa

Il sangue dei martiri, diceva Tertulliano, è il seme di nuovi cristiani. Domenica 24 marzo si è celebrata la 27esima Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri. Una data fissa per ricordare quanti, ancora oggi, continuano a dare la loro vita per il Vangelo. Il martirio, infatti, non è certo un capitolo che appartiene esclusivamente alla storia del cristianesimo primitivo.

Nel 2018 sono stati 40 i missionari cattolici che hanno perso la vita in giro per il mondo. Numeri preoccupanti se si pensa che nel 2017 i martiri erano stati 23. Il primato di questa triste classifica spetta al continente africano che nel giro degli ultimi anni ha surclassato l'America. Ieri mattina a piazza San Pietro, dopo la recita dell'Angelus, papa Francesco non ha dimenticato di menzionare le motivazioni della Giornata che si stava celebrando.  

Il pontefice ha detto che "ricordare questo calvario contemporaneo di fratelli e sorelle perseguitati o uccisi a motivo della loro fede in Gesù, è un dovere di gratitudine per tutta la Chiesa, ma anche uno stimolo a testimoniare con coraggio la nostra fede e la nostra speranza in Colui che sulla Croce ha vinto per sempre l’odio e la violenza con il suo amore".

Bergoglio ha citato la situazione nicaraguense, dove da ormai quasi un anno la Chiesa locale - dopo aver scelto di difendere la popolazione civile scesa in piazza per protestare - è finita nel mirino delle violenze degli squadroni di paramilitari che agiscono spesso indisturbati e si sono resi responsabili anche di aggressioni fisiche ai danni dei vescovi e di atti sacrileghi come la profanazione di edifici di culto.

Tuttavia, come emerso dall'indagine statistica realizzata dall'Agenzia Fides, l'Africa è diventato il continente più pericoloso per i missionari cattolici. Non a caso, è di pochissimi giorni fa la notizia dell'uccisione di padre Toussaint Zoumalde, un cappuccino centrafricano diretto alla missione di Baibokoum in Ciad. Lungo il tragitto per arrivare a destinazione, il missionario è stato assassinato da mano ignota mentre si trovava nel comune di Ngaoundéré, capoluogo della regione di Adamaoua, in Camerun.

Nelle parole del papa dopo l'Angelus, uno spazio speciale è stato riservato proprio a quanto avviene con sempre maggior frequenza nel continente africano: Francesco ha invitato a pregare per "le numerose vittime degli ultimi attentati disumani avvenuti in Nigeria e in Mali" chiedendo che "il Signore accolga queste vittime, guarisca i feriti, consoli i familiari e converta i cuori crudeli". (Nico Spuntoni)