Il Papa «migliora». Ma resta il nodo comunicazione
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La Sala Stampa della Santa Sede ha fatto sapere ieri che il quadro clinico di Francesco è «in progressivo miglioramento». Si tratterebbe di «una bronchite su base infettiva». I fedeli sono in preghiera. Ma la mancanza di chiarezza nella gestione della comunicazione vaticana ha dato adito a una ridda di voci.
Il Policlinico Gemelli non è un ospedale come un altro. Lo si capisce già osservando il piazzale dell’entrata principale dominato dalla statua in marmo dedicata al più illustre dei pazienti e inaugurata nel 2009. Sopra c’è la finestra dalla quale lui, san Giovanni Paolo II, si affacciò per ben ventuno volte per recitare l’Angelus da quello che chiamava bonariamente il Vaticano 3. Qui, da Papa giovane e sportivo, si recò già all’indomani dell’elezione per visitare il suo amico vescovo Andrzej Maria Deskur. Era il 17 ottobre 1978 ed erano passate appena 24 ore dall’Habemus Papam in Piazza San Pietro. Quell’insolita tappa, in qualche modo, fu profetica perché anticipava il particolare legame che avrebbe legato Wojtyła e l’ospedale fondato da padre Agostino Gemelli, fino alle apparizioni pubbliche finali. Sono passati quasi vent’anni dalla benedizione senza voce del Papa polacco ai fedeli radunati nel piazzale del Policlinico e a cui sarebbe seguita la settimana di passione coincidente con la Settimana Santa del 2005, conclusasi con la sua morte.
Siamo nella V settimana di Quaresima e l’appartamento al decimo piano ha dal pomeriggio di mercoledì un altro inquilino: è Francesco, che vi è stato trasportato da un’ambulanza partita dalla sua residenza in Vaticano, Santa Marta. Il via libera al ricovero l’ha dato il suo assistente sanitario personale, ovvero l’infermiere Massimiliano Strappetti, che già l’estate di due anni fa lo convinse ad operarsi al colon e gli salvò la vita come lo stesso Papa riconobbe in un’intervista all’emittente spagnola Radio Cobe.
Nella comunicazione della Santa Sede, probabilmente, il malore di Francesco deve aver rievocato i brutti ricordi del 4 luglio 2021 (nella foto, il Papa affacciato a un balcone del Gemelli, l'11 luglio 2021, ndr), quando si cercò di smorzare la preoccupazione per il peggioramento improvviso delle condizioni di salute del Papa con una nota in cui si parlava di un «intervento chirurgico programmato», di cui però lo stesso Pontefice non aveva fatto menzione nell’Angelus recitato poche ore prima.
Da sempre la salute dei Papi è un argomento scottante perché attira come pochi altri l’attenzione mediatica e crea coinvolgimento popolare. Questa circostanza si è amplificata durante il pontificato di Francesco, un po’ per l’ingresso inedito nel dibattito sul papato della novità “dimissioni” e un po’ per i mal di pancia da parte dei non pochi scontenti all’interno della Chiesa. A ciò si aggiunge il fatto che Bergoglio non sembra essere un paziente facile, come ha rivelato il giornalista e medico argentino Nelson Castro, che sul tema ha scritto un saggio dopo averlo incontrato e che non ha nascosto come il suo connazionale sia una «testa dura» quando si parla dei suoi problemi fisici.
Anche in questo caso non si può dire che ci sia stata grande chiarezza sulle condizioni del Papa, nonostante un secondo bollettino uscito mercoledì sera ha provato a mettere una pezza alla prima comunicazione in cui la Sala Stampa della Santa Sede si limitava a parlare di «alcuni controlli precedentemente programmati». Più le ore passavano e più a tutti è sembrato improbabile che il ricovero di Bergoglio si dovesse a controlli fissati in precedenza. Sulla gestione della notizia, Dagospia ha riportato un’indiscrezione secondo cui i vertici della comunicazione della Santa Sede sarebbero stati «tenuti ai margini dal problema di salute di Bergoglio» e starebbero «annaspando nel controllare il flusso di notizie da Oltretevere». Il sito fondato da Roberto D’Agostino ha evocato accuse di improvvisazione per i primi due comunicati stampa diffusi che, secondo queste voci, avrebbero persino messo in imbarazzo la Segreteria di Stato. Al di là che sia andata così o meno, le poche notizie fornite hanno fatto sì che da mercoledì pomeriggio in poi circolassero numerose tesi sui motivi del ricovero dell’illustre paziente: dalla polmonite alla bronchite, da generici problemi cardiaci fino all’ipotesi dell’infarto.
Si è detto, comunque, che il malore avrebbe colto il Papa mentre si trovava a Santa Marta, di ritorno dall’udienza generale. Dalle immagini dell’appuntamento di mercoledì mattina in Piazza San Pietro, al di là di qualche manifestazione di dolore dovuta alle note difficoltà di deambulazione, non si vede un Papa dolorante. Al contrario, si ha la conferma che, a poche ore dalla corsa in ambulanza, Francesco non si era risparmiato con la folla e poi con i vescovi che lo avevano salutato al termine dell’udienza.
Ieri, intanto, è stata data grande enfasi alla notizia, confermata dai diretti interessati, che le celebrazioni della Settimana Santa toccheranno al cardinale decano, Giovanni Battista Re (la Messa di Pasqua), e al sottodecano, Leonardo Sandri (Domenica delle Palme). Incarichi che però non hanno un nesso con la malattia del Papa perché, come confermato dallo stesso prefetto emerito del Dicastero per le Chiese orientali, erano stati previsti prima di mercoledì 29 marzo. È già successo che Francesco non si recasse all’altare a celebrare in occasione delle solennità e che si limitasse a presiedere la cerimonia, pronunciando l’omelia.
Ma come sta davvero il Papa? Ciò che si apprende dalle note ufficiali è che soffre di un’infezione respiratoria, rispetto a cui è stato comunicato soltanto che non si tratta di Covid-19. Si parla di alcuni giorni di degenza nell’ospedale universitario e ieri, in tarda mattinata, si è saputo da un comunicato di Matteo Bruni che Francesco ha passato bene la notte con un quadro clinico «in progressivo miglioramento». In serata maggiori dettagli nel nuovo bollettino dove si è reso pubblico che al Papa è stata riscontrata «una bronchite su base infettiva», annunciando anche la possibilità di un rilascio a breve dall’ospedale. Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede ha tenuto inoltre a far sapere che il Papa «ha letto alcuni quotidiani ed ha ripreso il lavoro» prima di recarsi in cappella a pregare e comunicarsi.
Forse per mitigare l’allarmismo che le modalità repentine del ricovero poteva provocare nell’opinione pubblica, la comunicazione ufficiale ha scelto di trasmettere l’idea di un Papa attivo, che anche dal letto d’ospedale del decimo piano pensa a lavorare. Intanto i fedeli pregano per il loro Papa, come ama chiedere lui al termine degli Angelus e delle udienze.