Il Papa: la Chiesa è la nuova Alleanza
Papa Francesco riprende l'udienza del mercoledì con la catechesi sulla Chiesa. "Cose semplici, ma concrete", è questa la nuova Alleanza. È annunciata nelle Beatitudini, che il Papa invita a imparare a memoria. Il Signore ci riconoscerà se, a nostra volta, lo avremo riconosciuto nel sofferente.
Dopo una breve pausa estiva, Papa Francesco ha ripreso il 6 agosto 2014 le udienze del mercoledì, dedicate in questo ciclo a una catechesi sulla Chiesa. Nelle udienze precedenti il Papa aveva illustrato la nozione delle Chiesa come popolo di Dio. Il 6 agosto ha proposto una riflessione sulla Chiesa, nuovo popolo di Dio, come espressione della «nuova» alleanza, dopo l'antica alleanza con Israele.
Come è noto, questo aspetto della Chiesa pone delicati problemi sui rapporti tra cattolici ed ebrei, oggetto di profonde riflessioni di Benedetto XVI che i nostri lettori conoscono. Papa Ratzinger, criticando la cosiddetta «teologia della sostituzione», aveva affermato che indubbiamente con Gesù Cristo s'inaugura una nuova alleanza, e tuttavia dell'antica alleanza con Israele, «mai revocata», ancora permangono, in un modo complesso e perfino misterioso, vestigia e frutti nell'attuale popolo ebraico. Senza entrare direttamente in questo dibattito, Papa Francesco ha affermato che, quando definiamo la Chiesa il nuovo popolo di Dio, «si tratta davvero di un nuovo popolo, che si fonda sulla nuova alleanza, stabilita dal Signore Gesù con il dono della sua vita. Questa novità non nega il cammino precedente né si contrappone ad esso, ma anzi lo porta avanti, lo porta a compimento».
Il Papa ha invitato a porre attenzione a «una figura molto significativa, che fa da cerniera tra l’Antico e il Nuovo Testamento: quella di Giovanni Battista». Il Battista è descritto in modo leggermente diverso nei tre Vangeli sinottici e nel Vangelo di Giovanni. Nei sinottici, Giovanni Battista è il «precursore», cioè - spiega il Papa - «colui che prepara la venuta del Signore, predisponendo il popolo alla conversione del cuore e all’accoglienza della consolazione di Dio ormai vicina». Il Vangelo di Giovanni lo presenta invece piuttosto come «testimone», in quanto «ci fa riconoscere in Gesù Colui che viene dall’alto, per perdonare i nostri peccati e per fare del suo popolo la sua sposa, primizia dell’umanità nuova». A quale fase della storia della salvezza appartiene Giovanni Battista? La risposta più esatta è che «fa da ponte tra la promessa dell’Antico Testamento e il suo compimento, tra le profezie e la loro realizzazione in Gesù Cristo». Al di là dei problemi storici, pure importanti e interessanti, noi oggi dobbiamo ascoltare il messaggio essenziale di Giovanni Battista, il quale «ci dice senza mezzi termini che questo richiede umiltà, pentimento e conversione: è un invito che fa all’umiltà, al pentimento e alla conversione».
Ci sono due episodi della vita di Gesù che si ricollegano a questo invito del Battista e nello stesso tempo ci fanno capire che con Gesù ha fatto irruzione nella storia qualche cosa che è davvero radicalmente nuovo. Il primo è l'annuncio delle Beatitudini. «Come Mosè aveva stipulato l’alleanza con Dio in forza della legge ricevuta sul Sinai, così Gesù, da una collina in riva al lago di Galilea, consegna ai suoi discepoli e alla folla un insegnamento nuovo che comincia con le Beatitudini. Mosè dà la Legge sul Sinai e Gesù, il nuovo Mosè, dà la Legge su quel monte, sulla riva del lago di Galilea».
Le Beatitudini «sono la strada che Dio indica come risposta al desiderio di felicità insito nell’uomo, e perfezionano i comandamenti dell’Antica Alleanza», senza negarli. «Noi siamo abituati a imparare i dieci comandamenti – certo, tutti voi li sapete, li avete imparati nella catechesi -, osserva il Papa, ma non siamo abituati a ripetere le Beatitudini. Proviamo invece a ricordarle e a imprimerle nel nostro cuore». Nel corso dell'udienza, il Papa ha invitato la folla a ripetere con lui le Beatitudini, una per una:«Beati i poveri in spirito,perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti,perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Papa Francesco ci ha assegnato come «compito a casa» quello di rileggere e imparare a memoria le Beatitudini, perché «in queste parole c’è tutta la novità portata da Cristo, e tutta la novità di Cristo è in queste parole. In effetti, le Beatitudini sono il ritratto di Gesù, la sua forma di vita; e sono la via della vera felicità, che anche noi possiamo percorrere con la grazia che Gesù ci dona».
Il secondo annuncio della radicale novità del Vangelo è la proclamazione da parte di Gesù del «“protocollo” sul quale saremo giudicati. Alla fine del mondo noi saremo giudicati. E quali saranno le domande che ci faranno là? Quali saranno queste domande? Qual è il protocollo sul quale il giudice ci giudicherà? È quello che troviamo nel venticinquesimo capitolo del Vangelo di Matteo». Qui si legge che il Signore nel Giudizio finale riconoscerà i giusti da questi segni: «Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi» Sono, ha affermato il Papa, «le domande che ci faranno il giorno del giudizio. Non avremo titoli, crediti o privilegi da accampare. Il Signore ci riconoscerà se a nostra volta lo avremo riconosciuto nel povero, nell’affamato, in chi è indigente ed emarginato, in chi è sofferente e solo… È questo uno dei criteri fondamentali di verifica della nostra vita cristiana, sul quale Gesù ci invita a misurarci ogni giorno».
È in questo senso che la nuova alleanza è veramente nuova: «cose semplici ma concrete». Alla fine, «la nuova alleanza consiste proprio in questo: nel riconoscersi, in Cristo, avvolti dalla misericordia e dalla compassione di Dio. È questo che riempie il nostro cuore di gioia, ed è questo che fa della nostra vita una testimonianza bella e credibile dell’amore di Dio per tutti i fratelli che incontriamo ogni giorno».