Il Papa contestato dai discepoli delle sue aperture
Ascolta la versione audio dell'articolo
Il teologo belga Gabriel Ringlet non digerisce le "papali" espressioni di Francesco contro l'aborto e lo rimprovera in nome dell'etica delle eccezioni. A forza di "innescare processi" lo stesso Pontefice ne viene travolto.
Gabriel Ringlet è un sacerdote e teologo belga di quelli che amano definirsi “liberi pensatori”. E non un prete qualunque, ma Professore e pro-Rettore emerito all'Università Cattolica di Lovanio, quella che di recente si è distinta per aver contestato il Papa (vedi qui).
Le sue contestazioni, dall'alto dei suoi ottant'anni, sono “storiche” e ad ampio raggio: contrario ad Ordinatio sacerdotalis che ribadiva l'impossibilità di conferire gli Ordini sacri alle donne, contestatore della rigidità dottrinale di Benedetto XVI, favorevole all'eutanasia legale ed “accompagnata”, bendisposto al dialogo tra Chiesa cattolica e massoneria. E ora contestatore di papa Francesco per le sue recenti parole decisamente contrarie all'aborto.
«Senta, è sconcertante», replica ad un giornalista dell'emittente belga RTBF che lo provoca, in una trasmissione lunedì 30 settembre. «E non è solo sconcertante, è un insulto ai medici che sono attenti a sofferenze molto reali e che lavorano all'interno di un quadro legale. Il Papa non sembra rendersene conto, o non vuole ascoltare. E aggiungerei, su un piano completamente diverso, che ciò è grave».
Secondo Ringlet la gravità delle parole di Francesco risiederebbe sulla sua visione etica, riguardo all'aborto, incapace di cogliere le “sfumature”: «Dal punto di vista teologico, l'etica è una questione molto seria. È una cosa complessa che richiede sfumature, che richiede di accettare situazioni difficili. In alcune circostanze, l'etica può richiedere di trasgredire una situazione. È il caso di alcuni casi di aborto, di alcuni casi di eutanasia, dove questa trasgressione può essere del tutto legittima. Sembra che tutto questo sia scomparso e che questa teologia, che è una teologia veramente elementare, una teologia essenziale, non faccia più parte del nostro pensiero. Quindi questa dichiarazione del Papa sull'aereo mi ha davvero, davvero sconcertato».
Il teologo belga rimprovera quindi al Papa di aver affrontato la questione dell'aborto senza ammettere eccezioni, definendo omicidio qualunque atto abortivo, senza cogliere sfumature e senza considerare le circostanze. In termini più tecnici, Ringlet punta il dito contro gli assoluti morali, ossia quei divieti della legge morale che valgono sempre, senza eccezioni, in quanto l'atto compiuto è intrinsecamente cattivo, e rivendica invece un'etica più elastica, un'etica capace di cogliere significative eccezioni che richiederebbero di trasgredire il divieto morale.
Sembra di rileggere alcune allusioni di Amoris Lætitia e soprattutto le affermazioni di diversi commentatori, che si stracciavano le vesti per dimostrare che è proprio la morale classica – che Ringlet chiamerebbe elementare ed essenziale – ad ammettere le eccezioni persino negli assoluti morali, in virtù dell'epicheia, del bene possibile, della gradualità della legge (spacciata per legge della gradualità), della sovranità assoluta del discernimento. Sembra di leggere le interviste e i testi di don Aristide Fumagalli, don Maurizio Chiodi, don Davide Guenzi, tutti “prudenti” demolitori degli assoluti morali con le loro aperture alla contraccezione, alla fecondazione artificiale omologa, all'omosessualità, e solerti assertori di quella delle circostanze, in nome della quale Ringlet ha bacchettato il Papa. E, curiosamente, tutti di recente nominati consultori del Dicastero per la Dottrina della Fede. Dal Papa.
Il punto è che il divieto di uccidere un innocente è un assoluto morale, che giustamente papa Francesco tiene tanto a ribadire in riferimento ad aborto ed eutanasia, tanto quanto quello di impedire il concepimento mediante atti contraccettivi, o di unirsi ad una donna che non è la propria moglie o ad un uomo che non è il proprio marito. Non c'è motivo per pensare che il Papa non fosse sinceramente convinto delle parole dette contro l'aborto, contrarietà che ha avuto modo di esprimere più volte; ma c'è più di un motivo per dubitare che egli si renda conto che è proprio l'impostazione del suo pontificato, mediante soprattutto le nomine in posti decisivi di certi personaggi, che non sono di certo“inferiori” al teologo belga, ad aver dato supporto teorico ai rimproveri come quelli che Ringlet ha ritorto contro il Papa. Perché l'etica delle eccezioni non ammette eccezioni: se ci sono circostanze in grado di trasformare l'adulterio in una imperfetta realizzazione del matrimonio, allora devono esserci analoghe circostanze che tramutano l'aborto in un imperfetto sostegno alla vita nascente. Se la contraccezione si può configurare come l'attuale bene possibile per una coppia di preservare l'unione coniugale, allora l'aborto può profilarsi come la possibilità hic et nunc per un medico di andare incontro alla sofferenza di una donna.
Per una sorta di eterogenesi dei fini, il Papa si trova ora ad impattare con le conseguenze non volute dei propri processi avviati; e se pure il tempo risultasse superiore allo spazio, c'è un momento in cui il tempo restituisce quello che si semina, in uno spazio ben preciso.
Tocca a papa Francesco decidere cosa vuole fare: se intende continuare a condannare senza se e senza ma, come auspichiamo, aborto ed eutanasia per quello che sono, ossia omicidi, allora deve coerentemente rispedire al mittente i personaggi da lui appena nominati al DDF e chiudere definitivamente la partita su contraccezione e adulterio. Altrimenti si troverà messo spalle al muro dai fedeli discepoli delle sue aperture, che non accettano eccezioni (appunto). E pare neppure ulteriori remore.