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VEGLIA DI PENTECOSTE

Il Papa che «non può più uscire» e confessare

Nel discorso a braccio durante la veglia di Pentecoste, Francesco si è mostrato dispiaciuto per non poter più amministrare come prima il sacramento della penitenza. Articolo tratto da Vatican Insider.

Ecclesia 22_05_2013
Papa Francesco

(Tratto da Vatican Insider)

Anche da vescovo e poi da cardinale Jorge Mario Bergoglio non ha mai smesso di confessare. E quanto importante sia stato e sia per lui questo dialogo con i fedeli in confessionale lo dimostrano le sue omelie e i suoi discorsi di questi primi mesi di pontificato. Anche se ora, da Papa, non ha più la possibilità di «uscire» dal Vaticano per andare ad ascoltare le confessioni in qualche parrocchia, come a Buenos Aires accadeva che facesse.

Francesco ha accennato a questo sabato 18 maggio, nel discorso tenuto a braccio durante la veglia di Pentecoste in piazza San Pietro, davanti a oltre duecentomila fedeli appartenenti a più di 150 movimenti, associazioni e nuove comunità ecclesiali. «Noi dobbiamo diventare cristiani coraggiosi - ha detto - e andare a cercare quelli che sono proprio la carne di Cristo, quelli che sono la carne di Cristo!». Poi ha aggiunto: «Quando io vado a confessare - ancora non posso, perché per uscire a confessare… di qui non si può uscire, ma questo è un altro problema - quando io andavo a confessare nella diocesi precedente...».

Nel dire queste parole, il Papa è sembrato girarsi verso i collaboratori: «... di qui non si può uscire». Francesco ha continuato ricordando che faceva sempre questa domanda ai penitenti: «"Ma, lei dà l’elemosina?" – "Sì, padre!". "Ah, bene, bene". E gliene facevo due in più: "Mi dica, quando lei dà l’elemosina, guarda negli occhi quello o quella a cui dà l’elemosina?" – "Ah, non so, non me ne sono accorto". Seconda domanda: "E quando lei dà l’elemosina, tocca la mano di quello al quale dà l’elemosina, o gli getta la moneta?". Questo è il problema: - ha continuato il Papa - la carne di Cristo, toccare la carne di Cristo, prendere su di noi questo dolore per i poveri».

Il 17 marzo, prima domenica dopo l'elezione, Francesco ha raccontato un altro esempio tratto dalla sua esperienza di confessore nell'omelia della messa da lui celebrata nella parrocchia di Sant'Anna, in Vaticano. Ha infatti descritto un dialogo avvenuto in confessionale quando un uomo, sentendosi rivolgere parole sulla misericordia di Dio, aveva risposto a Bergoglio: «Oh, padre, se lei conoscesse la mia vita, non mi parlerebbe così! Ne ho fatte di grosse!». E lui ha risposto: «Meglio! Vai da Gesù: a lui piace se gli racconti queste cose! Lui si dimentica, Lui ha una capacità speciale di dimenticarsi. Si dimentica, ti bacia, ti abbraccia e ti dice soltanto: "Neanch’io ti condanno; va’, e d’ora in poi non peccare più". Soltanto quel consiglio ti da. Dopo un mese, siamo nelle stesse condizioni… Torniamo al Signore. Il Signore mai si stanca di perdonare: mai! Siamo noi che ci stanchiamo di chiedergli perdono».

Poco dopo aver pronunciato quelle parole, Francesco si affacciava per la prima volta dalla finestra dello studio papale nel palazzo apostolico, per recitare l'Angelus. E anche lì, parlando a braccio sulla misericordia, ha rievocato un altro aneddoto relativo alla sua esperienza di confessore. «Ricordo, appena vescovo, nell’anno 1992, è arrivata a Buenos Aires la Madonna di Fatima e si è fatta una grande messa per gli ammalati. Io sono andato a confessare, a quella messa. E quasi alla fine della messa mi sono alzato, perché dovevo amministrare una cresima. È venuta da me una donna anziana, umile, molto umile, ultraottantenne. Io l’ho guardata e le ho detto: "Nonna – perché da noi si dice così agli anziani: nonna – lei vuole confessarsi?". "Sì", mi ha detto. "Ma se lei non ha peccato …". E lei mi ha detto: "Tutti abbiamo peccati …". "Ma forse il Signore non li perdona …". "Il Signore perdona tutto", mi ha detto: sicura. "Ma come lo sa, lei, signora?". "Se il Signore non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe". Io ho sentito una voglia di domandarle: "Mi dica, signora, lei ha studiato alla Gregoriana?", perché quella è la sapienza che dà lo Spirito Santo: la sapienza interiore verso la misericordia di Dio. Non dimentichiamo questa parola: Dio mai si stanca di perdonarci, mai!»

Nel libro-intervista con i giornalisti Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin («El Jesuita», pubblicato in Italia dopo l'elezione con il titolo «Papa Francesco» dall'editore Salani), Bergoglio aveva ricordato di chiedere spesso in confessionale ai papà se trovavano il tempo per giocare con i loro figli.

Mentre lo scorso 17 maggio, durante l'omelia della messa mattutina celebrata nella Casa Santa Marta, aveva raccontato un altro episodio avvenuto in confessionale, anche se in questo caso non lo aveva riferito direttamente alla sua esperienza di confessore, anche se per questo non si può affatto escludere che stesse parlando di qualcosa capitato proprio a lui: «Una volta ho saputo di un prete, un buon parroco che lavorava bene; è stato nominato vescovo, e lui aveva vergogna perché non si sentiva degno, aveva un tormento spirituale. E se n’è andato dal confessore. Il confessore lo ha sentito e gli ha detto: "Ma non ti spaventare. Se con quella grossa che ha fatto Pietro, lo hanno fatto Papa, tu vai avanti!". È che il Signore è così. Il Signore è così. Il Signore ci fa maturare con tanti incontri con Lui, anche con le nostre debolezze, quando le riconosciamo, con i nostri peccati…».

Da questi esempi si comprende l'importanza che hanno avuto per Francesco, un Papa che ha fatto anche il parroco e il direttore spirituale, gli incontri e i dialoghi con i penitenti in confessionale. Un tratto che lo accomuna particolarmente a Giovanni Paolo I, il quale anche da vescovo passava del tempo a confessare: la sorella Antonia Luciani Petri aveva testimoniato che le sue posizioni aperturiste sulla possibilità della contraccezione manifestate prima della pubblicazione dell'«Humanae vitae» di Paolo VI erano dovute a questo dialogo con i fedeli.