Il nuovo motto episcopale è: «Si salvi chi può»
Tre vescovi in pochi mesi si dimettono prima del tempo (uno addirittura prima di entrare in carica). L'ultimo caso pochi giorni fa in Inghilterra. Il motivo è sempre quello: l'episcopato pesa come un macigno.
Lunedì scorso il bollettino della Santa Sede riportava la «la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Hexham and Newcastle (Inghilterra) presentata da S.E. Mons. Robert Byrne, C.O.». Non è stato nominato alcun successore – come ordinariamente avviene per le rinunce "programmate" – e del resto il presule, nato nel 1956, è ancora lontano dalla scadenza canonica dei 75 anni.
Mons. Byrne ha spiegato le ragioni della sua rinuncia anticipata in una lettera ai fedeli pubblicata sul sito della diocesi e letta in cattedrale lo stesso giorno 12 dicembre. «L'ufficio del vescovo – scrive –implica la grande responsabilità di provvedere alla guida e al governo spirituale della diocesi». Ed è a questo che il vescovo dice di aver recentemente dedicato discernimento e riflessione, concludendo, «con grande dolore e riluttanza», che il ministero fosse per lui «un peso troppo grande».
Parole molto simili a quelle del vescovo di Lugano, dimessosi a 59 anni lo scorso 10 ottobre, mentre – come riportato anche in questa rubrica – Il cinquantennne Ivan Brient, vescovo ausiliare eletto di Rennes (Francia) aveva rinunciato all'incarico prima ancora di essere consacrato. La mitria sul capo di un vescovo pesa più di una corona di spine e sembra che ultimamente il motto episcopale più diffuso sia: «Si salvi chi può».