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COMUNISMO LATINO

Il Nicaragua copia la Cina per perseguitare la Chiesa

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Il Nicaragua, governato con pugno di ferro dal comunista Daniel Ortega, dà un ulteriore giro di vite nella persecuzione della Chiesa, delle sue associazioni e delle sue proprietà, creando anche una milizia paramilitare. 

Libertà religiosa 25_01_2025
Daniel Ortega (La Presse)

La dittatura di Daniel Ortega porta avanti una feroce offensiva contro la Chiesa, i suoi ordini religiosi e le Ong in Nicaragua e si muove verso un modello cinese: poca tolleranza, espulsioni e dura repressione. Quasi l’80% delle associazioni civili sono state cancellate negli ultimi tre anni, da gennaio espulse anche le suore dell’ordine domenicano, nei giorni scorsi requisito il Seminario Maggiore della diocesi di Matagalpa e l’ordine dei Frati Carmelitani ha già annunciato di lasciare il paese su pressione del regime. Verso il regime di Ortega e Murillo, la politica del ‘buon viso a cattivo gioco’ adottata dai consiglieri vaticani non ha portato a nessun risultato positivo né per il popolo, nè per la Chiesa.  

Se nel 2022, quando iniziarono le cancellazioni massicce delle organizzazioni civili, si pensò che si trattasse di una ritorsione politica del regime, si capì presto che l'intenzione era più profonda perché in quell’anno furono chiuse  ben 3.147 associazioni , secondo il monitoraggio effettuato dalla Fundación del Río nel dicembre 2022. La principale giustificazione “legale” per ordinare la chiusura delle organizzazioni civili è stata quella di non aver presentato al Ministero dell’Interno le relative relazioni o supporti richiesti dalla legge. Il massacro delle Ong spaziava dalle piccole associazioni di quartiere al Cosep, la più grande camera di commercio del Nicaragua; dai gruppi religiosi ai Boy Scout, organizzazione alla quale lo stesso Ortega apparteneva. 

«Il Nicaragua si sta muovendo verso un modello quasi simile a quello comunista e oppresivo di Cuba, dove non esistono organizzazioni civili o, se ci sono, sono gestite dallo Stato per ottenere risorse dalla cooperazione internazionale», ha affermato nei giorni scorsi il sociologo Juan Carlos Gutierrez sul portale Infobae. L'annuncio, pubblicato sul quotidiano ufficiale del governo La Gaceta l'8 gennaio, elencava 11 organizzazioni sciolte in base a quella che il regime ha definito "dissoluzione volontaria". Tra le più note ci sono Save the Children e la Fondazione delle Suore Domenicane del Nicaragua. 

I 46 membri dello staff dell'organizzazione umanitaria hanno operato a Managua e Matagalpa, affrontando le esigenze critiche dei bambini nelle comunità vulnerabili. Anche la “Dominican Nuns Foundation”, un'istituzione cattolica dedicata alla beneficenza e all'assistenza spirituale, è stata tra le organizzazioni colpite, come abbiamo già accennato su queste pagine. Delle scorse ore è l'annuncio da parte dei frati Carmelitani Scalzi di Managua di voler lasciare il paese, ufficialmente a causa delle poche vocazioni, anche se ci sono fonadati sospetti raccolti dal quotidiano LaPrensa che testimoniano delle crescenti e asfissianti pressioni minacciose del regime perché i padri se ne vadano ‘con le buone’. 

Si deve comunque segnalare l'accanimento specifico verso la feconda e religiosissima diocesi di Matagalpa, guidata dal martire e Vescovo Rolando Álvarez, obbligato dal Vaticano a lasciare il paese lo scorso gennaio 2024, dopo esser stato imprigionato dal regime di Ortega per il solo fatto di essere sacerdote cattolico e praticante. 

Il Seminario Maggiore San Luigi Gonzaga della diocesi di Matagalpa, è stato confiscato il 20 gennaio scorso, mentre all’interno vivevano almeno 30 studenti, dediti ai loro percorsi formativi per divenire buoni e santi sacerdoti. In un post su “X”, la ricercatrice Martha Patricia Molina ha denunciato che oltre a confiscare il seminario, il governo del presidente Daniel Ortega ha «anche aumentato la sorveglianza dei sacerdoti nella diocesi». La dott.ssa Molina ritiene, come noi, che il regime di Ortega e Murillo sia così impaurito dalla forza della memoria e testimonianza del vescovo Alvarez a Matagalpa che voglia impedire ogni «formazione sacerdotale», allo scopo di «annientare ed eliminare la diocesi di Matagalpa». 

Oltre al Seminario, il regime ha confiscato anche il Centro pastorale “La Cartuja” della diocesi di Matagalpa, dopo aver occupato lo scorso 19 agosto il palazzo vescovile. All'azione di esproprio ingiustificato del Seminario hanno partecipato sia i funzionari della Procura distrettuale sia la polizia nazionale che sarà accompagnata, sin dai prossimi giorni dalla milizia di volontari, una vera e propria forza paramilitare istituita lo scorso 18 gennaio e che ha raggiunto le 7500 unità in pochi giorni e che opererà come “squadroni della morte” per giustiziare in modo extragiudiziale individui o gruppi di nemici del regime dei tiranni Ortega e Murillo. 

Le modifiche alla Costituzione del Nicaragua che includono la formazione della nuova forza paramilitare sono state approvate dalla parlamento del Nicaragua ed entreranno tutte in vigore nelle prossime settimane, rafforzando i poteri di Daniel Ortega e della sua co-presidente e moglie Rosario Murillo e trasformando il Nicaragua in uno stato monarchico autoritario, dall’ideologia esoterico-comunista. Gioconda Belli, poetessa nicaraguense e voce di spicco dell'opposizione in esilio in Spagna,nel commentare la costituzione delle bande armate, ha ha dichiarato: «Senza alcuno scrupolo, Ortega e Murillo fanno giurare fedeltà a 1.500 paramilitari con il volto coperto da passamontagna». Bande armate di sicari agli ordini della tirannia. Non deve dunque stupire che giovedì 23 gennaio la Corte interamericana dei diritti umani (Cidh) abbia condannato lo Stato del Nicaragua per la «mancanza di integrità del processo elettorale» del 2011 e per le «azioni abusive dell'apparato statale» per ottenere la rielezione del presidente Daniel Ortega, in carica dal 2006 ed ogni volta confermato grazie brogli, persecuzioni degli avversari e colpi di Stato legalizzati.

La storia ci ha insegnato che grazie alla fermezza di Papa Giovanni Paolo II, non certo alla ‘realpolitik’ di Agostino Casaroli, caddero i regimi comunisti, la politica del “buon viso a cattivo gioco” attuata dalle gerarchie vaticane odierne porta solo ad accrescere sofferenze ai fedeli e al popolo nicaraguense.